245 MDXXlXj ACOSTO. 246 in coleste bande più losfo per danegiar el stalo di vostra excellentia che altro, havendo desideralo tanto tempo questa impresa di Perosa el di Fiorenza per poter in un medesimo tempo spingere adosso a vostra excellentia quelle più forze che potrà haver da li imperiali. Et in questa opinion, anzi timore, cascano tutti gli amici del signor duca ; dubitano che la non sia colla nè sprovista, et per questo sariano di parer et piacerli che la ne avi-sasso il signor duca, el in questo mezo la non mancasse di far quelle provision che li paresseno opportune. . Copia de uno capitolo da Spoleto ad un suo amico. Credo, per una de le mie, habbiale inteso il successo fino al presente di tulio quel si intendeva di qua di le cosse di le genti imperiali. Al presente mi occorre farvi saper quanto per un mio parente ho inteso, qual vieti da l’Aquila ; do di fa partì di là, dove avisa, il principe di Orange, il viceré, Juam di Urbino, il signor Sara Colonna et il signor Jo. Bap-tisla Savello et molli altri signori Colonesi, quali hanno poca gente, lui stima in I* Aquila siano da 4000 lanzinech, 200 spagnoli et 800 taliani, dicono aspelar il colonello et Fabricio Maramaldi, et le genie d’arme ; qual cosa poco si crede. Come vostra magnificenlia sa, missier Ottavio di Cesis andò a l’Aquila et lì si trova. Per parole sue havemo no-titia questi exerciti faranno massa nel piano di Fu-ligno. Questa malina havemo nova il principe esser passalo a Civitaducale, qual va a la volta di Roma a parlar con Nostro Signor, et prima che Sua Santità non risolve ditto principe, lo exercilo non è per partir. In questa bora si intende, in Monlefulco sono intrati 200 archibuseri et che sono incomenzati a 151 pizicarsi con le gente del signor Malalesla, quale stanno in Bevagna. Noi stiamo tulli in arme, el per quanto le forze nostre si stendano non voleno fazi tal strada. Un comissario del papa è venuto in Spoleto qual ne dice stiamo provisti di vitualie, et che loro le pageranno. Et così ne stanno a Termini et in Rieti per questi mcdemi effetti Alcuni dicono che ’1 signor Sara con le sue gente va a la volta di Camerino. Questo non si ha per cerio. Il parlar grande che si fa in l’Aquila, fra l’exercilo, è che vogliono andar a la volta di Perosa et Fiorenza et Urbino. Altro non si parla. Mi è parso farvi intender il tutto. A di 5, fo la Madona de la neve et S. Do- 153') ■menego. Le Quarantie et XXX sentono, ma li altri offici non ; et le bolege per la lerra aperte. Vene in Collegio 1* orator di Fiorenza, solici-landò li fanti promessi mandar in aiuto di Fiorenza, perché inimici si apropinquano. Il Serenissimo li disse :............... Fo leli alcuni sumari de avisi mandali per la duchessa di Urbin qui col suo orator. La copia sarà qui avanti. Veneno il signor Theodoro Triulzi et domino Zuan Joachin oratori del re Christianissimo, et sle-leno zerca do bore in Collegio. Et parlò il signor Theodoro ; et che francesi non é partiti dal campo, ma ben mossi di dove prima erano, et venuti ad alozar in lodesana ; et sono da ... homeni d’arme. Et monsignor.. . (Anibaud), luogotenente di San Polo passò per Bergamo, poi per Sguizari, per andar in Aste et adunar quelle zenle et far novo campo per il re. Et lui voleva partir justa le lettere li ha scritto il re; et voria la Signoria illustrissima lo servisse di ducali 8000, proinelendo restituir di quelli sono in Aste, el li darà nel nostro campo. A la qual proposta il Serenissimo disse che questo stado non havea danari, et si era su grandissima spesa, et .............. Et vene poi l’orator del duca di Milan richiedendo edam lui li 5000 ducati, li fo promessi prestar, aziò il suo Signor possi pagar le zenle. Il Serenissimo li usò bone parole, dicendo si vedaria, et non si poi tanto. II fermento é cresudo soldi 5 ; fo falò lire 7 el staro gran menudo eie. La terra, beri, una, di peste, conversa, morta, di San Francesco di l’Axisi, et 5 di altro mal. Et una è amalata et fo manda a serar la chiesia el il monastero, sichè le povere monache staranno mal, che viveno di elemosina. Etiam questo anno passalo li vi fu il morbo. Vene in questa malina per tempo in Collegio sier Piero Michiel sialo consolo a Damasco per danari ; et fo beri, in scarlato, et non potè riferir, et fo rimesso a hozi ; cussi, vestito di negro, referile di quelle cose di Damasco, et come da poi compito era stà retenuto lì. Da poi disnar, fo Conseio di X con la Zonla, 153 per far proveditor a Lignago, et li 9 zenlilhomeni (1) Le carts 151*, 152, 158' sono bianche,