235 MDXX1X, AGOSTO. 236 145 Summarìo de lettere di la duchessa Leonora di Urbino, di Urbino a dì ultimo luio, scritta al suo orator di qui. Come li fanti, descripli el (aioli la resegna dandoli uno scu lo per uno, non voleno rneza paga, ma integri, nè li basta il scudo hauto. Et sono sia in-tertenuti, ma voleno andar a servir il papa o Fiorentini. il che saria male assai. Però compari al Serenissimo, et si lazi darli paga integra, aziò i non se parlino ; et che li sia (manda) li danari per pagar il resto fin al numero di 3000, come li è sta promesso, per defension del stado suo. Manda avisi da Roma et da Napoli ; el a quel da Napoli li danno fede perchè, olirà che viene da persona eh’ è mollo nostro fidel, anche lo deve saper il vero, per esser intrinseco del cardinale Colonna el di altri grandi de questi cesarei. Copia di capitolo di lettere da Napoli, di 15 luio 1529, scritte per uno a domino Zuan Maria da la Porta. Da novo non mi occorre scriver altro. Dovete saper che questo exercito si mette in ordine per passar in Toscana et in Lombardia ; el del certo fra 15 o 20 giorni sorlirà del Regno. Il signor Ascanio si mette anca lui in ordine per venir con il favor di queslo exercito a far l’impresa di Urbino ; et pensa, finché questi si intertengono a Perosia el in Tosca-scana, di sbandare un colonello di fanlaria et una bona banda di cavalli et far tal effetto. 0 che seguita o non, è bon di esser avertilo per rispelo de li nostri grani che non si perdessero in campagna, che, quanto questa gente sia ben creata, voi il sapete. Però non dirò altro, salvo che solicitate a far rimetlere et curar bene quelli grani che non ce li perdemo. El a vui mi ricomando. Copia de una lettera di Roma del canzelier de l’orator del duca de Urbino, scritta a la ditta duchessa. Illustrissima et excelleutissima signora, patrona mia singulare. Avanti beri gionse qua 1’ ambassator novello di Cesare, del qual, per 1’ ultima, ne scrissi a vostra signoria illustrissima, et è slato fino a heri sera a parlar a longo con Nostro Signore, per haverlo ne la venuta sua trovato alquanto disposto ; ne la qual li basciò solamente il piede. Et poco avanti questo era venuto dii Regno il duca di Malfi, et infra dui giorni partirà per Siena, eletto, come dicono, capi- 145* lardo loro ; né si inlende che cosa deliberano fare Senesi. El principe di Oranges non si expecta quà per 8 giorni, non si hessendo ancora mosso da l’Aquila, dove attende a meller insieme quelle gente per andar, come dicono, ai danni di Firenze, non lasciando di minaciare al stato di vostra signoria. Et per quanto ne vien ditto questa sera, panni intender volersi mover ancora il signor Ascanio per venir, come si giudica, più tosto ai danni di Urbino che de altri. Referisse Bernardo Bracci, che mò è tornato da Firenze, che Fiorentini non mancano far (ulte quelle provisioni che bisognano a volersi difender dal papa ; pur spesse volte si dice una cosa el poi se ne fa un altra. Dicono che meteno ad ordine 15 milia fanti et 300 milia ducati, per voler oppugnare contra queste genti. In Roma, a li 23 de luio 1529. Lettera del ditto, di 25 luio, in Roma. Li avisava per l’allCa, monsignor Ottavio di Ce-sis esser mandato da Nostro Signor consiliario di Sua Beatitudine in campo a l’Aquila, dove dovea solicitar il passar avanti di quelle gente per venirse con queste quà, che si intende hanno crudelmente sachegiato mezo Narni. Pur queslo la signoria vostra lo deve sapere meglio di me. El a vostra signoria illustrissima baso le mani et raccomandomi humilmente. A dì 6, la matina. Per heri niun da peste, et 146 solum 6 di altro mal. Vene in Collegio 1’ orator di Milan justa el suo consueto, et comunicoe lettere haute dal suo duca, et dimandò li altri 5000 ducati promessi di dar. Veneno in Collegio li capitanei di questi fanti hispani, ai qual per li Savi li fo diio la deliberalion falla heri in Senato di loro. Et cussi loro disseno sariano con li compagni et vederiano il voler loro. Et poi stati, si andono a dar in noia zerca 270 a P armamento, el altri hanno nolizato do burchi di Francolin per passar a Ferrara, poi a Manloa, dove si intende il signor Alvise di Gonzaga fa fanti. Fo ballotali li contestabeli, da esser mandati in Puia con 200 fanti per uno, el fati venir in Collegio quelli erano qui. Et rimaseno Ire solamente, zoé