371 jinxm, acosto. 372 simo ragionò poi separatamente con prefala Maestà, et cosi steteno cerca una hora; poi tolse liceti-tia, et ritornò per basargli la mano, et di novo si cavò la beretla et lo abbraziò, dandogli licenlia, et 10 mandò a compagnar fina a lo allogiamento da 11 prefati soi signori et gentilhomeni et da la sua guardia con infinità di torze. Similmente tutta questa malina sua excellenlia è stata molto cortegiala fin a questa bora, et a me la intenda. Il desinar de Sua Maestì per ordinario sarà a le 19 bore. L’an-darà di novo a visitarla. M’è parso de avanzar questo tempo a scriver questa perchè io dubito di haver questa sora troppo che far, per il spazo de Luca. Io son stato presente a ogni cosa ; però ne posso render bon conto a vostra signoria per haver visto il tutto. Che cerca li honori che Soa Maestà gli ha fatti seria una infinità a scriverli, talmente che tulli quelli signori e gentilhomeni do li soi et de li nostri restono slupefati, sapendo la solila grandezza che Sua Maestà è solila usare con ogni principe ; et se la gloria del marchexe di Mantoa do caxa de Gonzaga era certo grande, hora sarà esaltala fina a le stelle et canonizala, che qui non c’ è altro che dire che di tanto honore Sua Altezza si ha di-gnala fare a stia signoria, hessendogli come è ob- . bligata. Poi de la liberalità et munilicentia che sua illustrissima signoria usa, non poiria diro; il librelo solo di missier Braghino il dimoslrarà a la tornata noslra; chè questa malina solo ha donalo più de 300 sculi, che è niente a quello se ha da donare. Il reiratto di Cesare che ha missier Ilipolito non gli assomiglia niente. Sua Maestà se ha fatto tosare da poi che è qui in Italia, et è di piccola persona, 233 come mi, et pende un poco inanli, de volto picolo et longo, de barbuzo pur aguzo, et per continuo porta la bocca aperla. Del resto è formalo benissimo, con bonissimo aiere et bona gralia et persona disposta et a la ciera, al iuditio de chi più non l’havesse visto, lo indicariano homo de bo-nissima vita et santità et bontà. Ilo fatto veder al signor queste lettere aziò che’l veda quel che scrivo a vostra signoria in essa. Gli è piaciuto assai, ultra mi ha odiunlo come, parlando sua excellenlia a Sua Maestà, gli disse che’l magior piacere che 1’ havea al mondo si era da fare reverenlia a Sua Maestà a bocca et offerirgli il stalo, la vita et l’ho-nore et ogni suo potere, che Sua Maestà gli rispose tanto amorevolmente et ringraliandolo et dicendogli che la conosceva l’amore che sempre gli ha porlata, et il desiderio che 1’ ha de fargli piacere, et non si partirà do qui che lo conoscerà. Il medesimo gli è stalo confermato per tulli questi signori. Da Lion, de 12 agosto 1529. 234') È qua lo arcivescovo de Capoa, al qual lontan da qui 3 poste li cascò adosso un cavallo et li fece mal a una gamba, a la qual credo li sia venuto la gotta, et sta in letto; et, come el Spina questa malina me diceva, non è homo per partir da qui da , dui o tre giorni Io li ho poco parlato por questo suo male; però mi disse così brevemente che la gamba li doleva qualche cosa ; et tra le altre cose me disse che il re li haveva ditto le parole formale come farò io: «Io vedo il papa d’accordo con Io imperador, la Signoria ha pratica a Roma el altro è de accordarsi con esso imperator. Fiorentini hanno mandato Aloisio Atamani con il Doria in Spagna, et il duca di Ferrara ha mandato parimenti un altro, qual nominò ma non mi ne ricordo. Hora tulli si voleno accordar con esso imperator. Se io rompo l’accordo, loro se accordarano, et io restart) solo et me tiro la guerra a casa. » Talché la gelosia ha fatto condesender il re. Toccando il capitulo de rehaver li figliuoli et a qual lempo, disse non saperlo ; ma io credo più presto non me lo habbia voluto dire, perché quando dal canto del re li fusse stato celalo qualche cosa, credo che dal canto de madama Margarita li sarà stalo ditto tutto; ma a qualcuno si è pur lassalo ussir di bocca che li figlioli non veneranno in Franza da tre mesi. Cla-ramonte de Lenguadocca scrive al re che lo impe-ralor non lassarà venir li figlioli, se non sia prima incoronato et ben assicuralo in Italia; et questo me lo ha ditto il visconte de Torenna, qual però di certo non ha cosa del mondo. Lo arcivescovo di Capua mi ha ben ditto che quando la pace parve che fusse desconcordata, el che madama fu per partir da Cambrai, che fu perchè al concludere de li capitoli questi di Franza credevano de rehaver 234* presto li figlioli, et li fiamenghi volevano un termino mollo longo, ma che poi reslorno ben d’accordo, qui sta tutto il mio dubto, perchè se gli figlioli venessero in Franza, regno integro, non dubitarci che anche ad ogni cosa non si trovasse qualche remedio. Et questo è quello eh’ io ho ditto a questi fiorentini, che non si disperino, perchè se il re ha h figlioli è uno abuso a pensar che poi voglia far patrono del mondo Io imperator, del quale (1) La carta ?33* è bianca.