DELLA LETTERATURA INGLESE. g3 ta la seguente singolare osservazione : « Reca onore o disonore a Young che i Francesi amino particolarmente le sue Notti ? » Egli s’ inganna certamente su questo punto ; giacche , non ostante la grande riputazione delle Notti di Young in Francia, esse ti sono assai poco lette ; e deesi altresì convenire che , ove si privano col tradurle dello stile pieno e grave del poeta inglese , esse sono no-jose a leggere sino alla fine. La loro uniformità opprime , senza che la penosa impressione sia sufficientemente compensata da bellezze , egli è vero , infinite. Il sublime, il magnifico, il tristo non possono continuare senza fastidio in dieci mila versi, e non si può pianger sempre in tre volumi ; che la più grave malinconia rifugge da un simile o-ceano di sospiri. Dippiù vi ha troppo duolo e tristezza in Young: egli ti sco-raggisce senza che ti consoli, e ’1 nostro cuore non si piace di essere sì aspramente malmenato. Vi ha senza dubbio nel nostro destino del tristo e del misterioso ; la vita umana ha le sue notti; ma ha pure i suoi giorni ; la voce deliziosa d’ una buona coscienza ; la certezza di aver preferito il bene al male e l dovere al desiderio ; le tenerezze di