4t fouori%tto, ne cbe altro pot effe confaquìre per quel viaggi^fi non tre mila ducati fattamente receuntiper Dimitrio franco del li ottimati di Driuaflo,cugwo di Paulo arciuefcouo Angelo/t tenditore di Scand.cbe per tal caujà fu poco turbatola refi* rendo grafie a Dio ritorno fitno,w filino nel fuopaefi. Dun qui Scand. alla prima in Scutari fi ridujje, doue era lofaphat barbaro antedetto proueditore Venetiano, &fice ogni debita prouiftone,(sr congrego liJudditi delii Signori v enetiani. & quelli colligo con ti fuoi. fii anchora in Jua fuuentione caualco Lecb ducagino con Nicolofuo fratello,Con quattro cento fai* dati a cauallo, V? altri tanti fami,* piedi tutti elettri? valenti, & pratichi nella guerra giungèdofi a quejli cent’huomini d'ar ne coperti a fèrro,con cinque cento pedoni d'Ltalia faldati Ve netieni che fìauano in Scutari,con mille altri cauaheri/t tre mi la fanti a piedi de Scutarim^riuaflinijAntiucirin^Alejjiam/t Dirracbini,faceuano in/teme vne£ercito di tredici mila, et qua trocantohuomini elettami ¿con liquali Scand.andò ver fa C ro ia,in face or fa, ma quando fu aprtjfa difje in quefìo modo* Digwffimi Signori, er tutti voi miei militi, Auenga ibe'l buon ragionareJiapiù volte consolatorc delle menti affai frana gkate,y afflitte, nondimeno per quejla volta più con l’exhi* bilione gagliarda del corpo mio,che con eihortationi vi voglio animare,conofcendoui maffime pieni d’animo, defideno di fagare li nojlri nemici^erche Jfero in Dio Je li Turchi che feti gono ajjèdiata la mia citta fùjjèt o dui volte più fenza dubio li Jcacceremo via, mentiremo a filo di Jpada, Detto quei Scand-ff arti tutto Ve farcito tn due parti, vna dellequali ‘ontrneffe a Nicolo moneta voivoda de Scutari,che voi dir capi | tano,tr quello mando per vna pianura,bofchi fino ad vn lo ^frrte^fuuro, detto li Gionencmi, non troppo difìante di f '