Ytttoualit ritmiate nel toc o doue flautino acapati li tur thi,cbe poteva quajìg vn’anno bafìare,Et cofi anchora lu'fieffo volfo entrare nella attapinando fkbno a pigliare lipojji^c* ciocbe quel e [eretto nó peteffe pafjare,perche haueua animo di andarlo a ritrovare doue foJfc.Ma in ijlla fera medifma venero duoTurchi dipretio da patte di tutto l’efcrnto a pregar il S» Scand'tbe lì volrfje donare la vtta,perche loro tuttiijieme vna rimigli dauano tutto l'honere^tfi efeufouano per ejjcr venuti sfornitamente a quel tifi dio di comandamento del Juo fgnore delquale mangiauano il pane.Si che con ogni hvmihta fupplic* vano aScand.che non negaffe a loro quello, che a pari fusi mai lauea negato*Allhora Scandio ciera benigna^ allegra afeol* tati li turchi li mando ad alìogiare fono vn bel padiglione,et fi teli trattar bene di quello faceva bifogno. Dipoi Stand.tSucco il prejiitoproueditore Venetianojcon l'mcUtif\gnor ducagini, & altri affai veiuodi}ouer capitanihuomm degni aitquali palefo la mente di tutto l’efercito,&gli chiedeua cójìgho/t ri Jj>o)ta,Rifpofo prima lcfàpbatb bar baro ¡eh e l’inclita pignori* i haueua mindato a ftarapprejfo l’eccelìentia di icand-tr non far fe non tanto quanto lui crdtnauap comandava,Snhe circa ¡nejio^ lui in tutto fi riportava,Dipoi parlo l'inclito Ltch dtt caginOjV dtffo con audacia,Embetba, che in Albancfco voi dir adojfojperche non gli peretta douerfi vfàre mtforitordta verfo l'injideli nemiciima qlli in pezfci tagliare. Ccji dicevano più al trif>gnori,tT capitani valeti.Allhora Sca