179 la causa della nobiltà della città di Udine, che in conseguenza viene giudicata degna di essere ascritta all’ordine stesso, e ciò malgrado le contestazioni dell’avvocato della Lingua d’Italia, avversaria della città. La causa durava da parecchio, e i decreti che diedero sodi-sfazione a Udine, specialmente contro Cividale, portano la data del 18 e del 26 settembre 1749. Il quadro, commesso al Tiepolo dal Montegnacco stesso, era in casa di quest’ultimo in via Aquileia, e il suo erede Tomaso de Rubeis nel 1789 lo donò al comune con una lettera, che qui si publica, seguita dal decreto di accettazione. La illustrazione storica del Joppi è in vero esauriente in tutte le sue parti. — Questo scritto comparve poi in Arte e Storia di Firenze, 31 luglio 1890, n. 19, pag. 146-150. 1611. Come furono eseguiti i ristauri degli antichi quadri della sala Aiace ¡in Udine], articoli di A. Picco. (In Patria del Friuli, 20, 21, 23, 24, 27, 30 dicembre 1889. n. 303-6, 308, 310) — Udine, «Patria del Friuli», col. 6, fol. (S. A. F.) Scritto polemico e anche sconveniente all’indirizzo di persona benemerita. Qualche utile se ne può trarre per alcuni dati storici e artistici sui quadri di cui è parola, dati che si leggono in opere edite e che in qualche punto vogliono essere appurati. Del ristauro, poscia sospeso, era stato incaricato lo stesso autore dell’articolo, che ebbe seco alcuni coadiutori. lei«. L’altare della chiesa di Mortegliano scolpito in legno da Giovanni de Martini tra il 1523 e il 1526, di Vincenzo Joppi. (In Pagine friulane, Anno n, n. 6, pag. 98 e segg.) — Udine, «Patria del Friuli», 1889; col. 4, 4°. (R. O-B.) Per dire dell’altare, l’autore di questo dotto articolo risale all’origine della nuova chiesa di Mortegliano, che i giusdicenti signori di Strassoldo sostituirono all’antica, consacrandola nel 18 dicembre 1496. Rimase disadorna la chiesa per qualche tempo, causa l’impoverimento prodotto dalle guerre, dalla peste e dalla carestia, finché nel 1523 il popolo di Mortegliano, senza il concorso degli Strassoldo, affidò al celebre scultore de Martini, nato nel 1453 di ser Martino da Tolmezzo, e morto nel 1535, il grandioso e grazioso altare in legno che tuttora si conserva ed è qui bellamente descritto. Un documento inedito illustra il breve lavoro.