77 consiglia la città a valersi prima dell’opera dell’intermediario Alessio Tiera residente a Venezia, poi di quella dei protettori che erano di solito antichi luogotenenti, e finalmente di un’apposita amba-scieria sostenuta dal cittadino udinese Marc’Antonio Sforza, coadiuvato dal conte Gianfrancesco Corbello. Fu data ragione al ricorso della città di Udine soltanto nel 19 agosto, ma il diritto di portar le alabarde venne limitato alle feste di Natale e di Pasqua e agli ingressi dei luogotenenti. La causa aveva costato L. v. 2164.16. Il decoro della città corre pericolo di essere turbato anche in occasione della partenza del luogotenente Zeno. Così pure l’etichetta ebbe a cacciarsi in questioni minute di preminenza tra 1 nobili cittadini e i nobili castellani, tra i deputati della comunità di Udine e i canonici della metropolitana pel bacio della pace, pel saluto dei predicatori ed altro. Le dodici alabarde, che anche oggi si ammirano nell’antisala del consiglio comunale, furono regalate alla città nel 1679 da Giacomo Gabriel, mentre era capitano a Brescia, memore di essere stato al 1658 luogotenente ad Udine, cui chiama «mia 111."1,1 et Amat.ma Città». — Questo bel lavoro usci primamente in La Patria del Friuli, tra il 16 maggio e il 2 giugno 1887, n. 115-130, in quindici appendici. 1353. Il pane quotidiano a Udine nel 1500, note d’archivio del s. o. avv. Antonio Measso. (In Atti dell'Accademia di Udine pel triennio 1884-1887, ii Serie, Voi. vii, pag. 263 e segg.) — Udine, Doretti, 1887; pp. 30, 8°. (R. O-B.J Qui si raccolgono diligentemente dal sottile indagatore le previdenze che la città di Udine escogitò per avere il pane di buona qualità e cottura e rispondente al publico bisogno. Intanto il dazio del pane fu concesso al comune dal patriarca Raimondo, e così fin d’allora si potè controllarne la quantità; ma ciò non dovette bastare più tardi, essendosi istituito nel 1465 e riattivato stabilmente nel 1516 un publico fontico di grani, aggiungendovi, nel 1539, un fontico di farine. In anni di penuria, si aprivano fontici di miglio o di sorgoturco per i poveri. L’autore bene delinea l’ordinamento di queste benefiche istituzioni e della publica panatteria, che fondata dal principio del 500, influiva sulla qualità del pane. Però quest’ultimo servizio non funzionava bene, e il grande numero di liberi fornai (trenta su 12 a 15 mila abitanti) non contribuiva certo alla bontà della merce. Si fece nel 22 settembre 1564 un capitolato