259 (In Bullettino dell’ Istituto storico italiano, n. IO, pag. 31 e segg.) — Roma, Forzani, 1891 ; pp. 62, 8° gr. (D. V. S. P.) Il Calligaris toglie in esame un tardo codice dianzi ignorato, dell’ Historia Langobardorum, di proprietà del barone G. Claretta, ms. del secolo xv. L’autore gli assegna, con approssimazione, il posto fra i codici elencati dal Waitz (V. n. 424, 509), e lo dimostra analogo a quello segnato F. composto in Italia e forse a Milano, e poi portato a S. Gallo, non senza avere, prima di lasciar l’Italia, dato vita ad altri codici italiani, in gran numero. Grande coscienza di erudito pone l’autore nel suo ragionamento, di pag. 22, come nel prospetto della divisione di ogni libro nell’ Historia, e nelle varianti più notevoli, confrontate con l’edizione del Waitz (V. n. 509). Più tardi, nel 1893, vennero segnalati da H. Schenkl, valente allievo dell’università di Vienna, altri due ms. di Paolo Diacono, come avverte C. Cipolla in Nuovo Archivio Veneto, vii, pag. 380. — Della dissertazione del Calligaris trattò C. Merkel in Rivista storica italiana, Anno vili, pag. 88-90. 1797. Regesto dei documenti conservati nel Museo provinciale di Gorizia, del prof. Francesco Swida. (In Archeografo triestino, Nuova Serie, Voi. xv, pag. 199 e segg.; Voi. xvi, pag. 55 e segg.; Voi. xvii, pag. 42 e segg.) — ‘Trieste, Herrmanstorfer e poi Caprin, 1889-91; pag. compì. 100, 8°. (R. O-B.) La raccolta, di cui il presente regesto ci dà un’esattissima idea, va dal 1126 al 1499 e si compone di 308 documenti, che hanno un’importanza storica limitata alla geneologia e allo sviluppo, non alla origine della famiglia di Strassoldo e ai due castelli, di sopra e di sotto, che le appartenevano. Si ha notizia nella prefazione di tre codici manoscritti derivati dai conti Strassoldo di Medea. Anche la civiltà e specialmente la economia e la topografia medioevale possono ben vantaggiarsi dallo studio di questi documenti, di cui taluni si danno per esteso. Fra le carte di interesse storico sono notevoli (doc. 101) il compromesso conchiuso nel 12 giugno 1360 da Francesco da Carrara tra il patriarca Lodovico e i consorti Strassoldo, e il patto (doc. 168) tra gli Strassoldo medesimi e il marchese d’Este rappresentanti la republica veneta, nel maggio 1420. — Ne ha parlato la Patria del Friuli, 20 agosto 1889, n. 198.