359 aoas. Scavi urlìo neci'opoli ili S. Lucio presso Tolmino, del dott. Carlo Marchesetti. (18X5-1892). — Trieste, Lloyd austro-ungherese, 1893; pp. 334, 8° gr., con 30 tav. litografiche. (//. C. U.) Invogliato a continuare le ricerche « in uno dei più grandi ed interessanti cimiteri preistorici finora scoperti» (V. n. 1251), la fortuna arrise al dott. Marchesetti, che, a tutto il 1893 (V. Appendice, Scavi del 1893, pag. 321-24), scoperse ben 3118 tombe di cui una sola romana. Questo numero, aggiunto ai primi assaggi latti dal dott. Bizzarro, alle 36 aperte dal prof. Maionica e alle ben 2480 sterrate dallo Szombathv pell i, r. Museo «li Storia Naturale di Vienna (della cui sezione preistorica è conservatore), danno un totale di 5703 tombe. Varii terreni furono messi all’uopo a contribuzione, oltre il fondo Dizorz, ohe può considerarsi come il centro della necropoli, e cioè il fondo Gollia e il fondo Velicogna. Ciò risulta dal giornale degli scavi, in cui i ritrovi sono distribuiti in ordine cronologico della loro scoperta durante i nove anni che durarono le scoperte dopo il 1884 (pag. 6-133). Solo in tre tombe i cadaveri furono seppelliti, non già cremati. E anche qui con somma cura l’autore distingue numero, sostanza, forma delle tombe e degli oggetti in esse contenenti, traendone più sicure e minute deduzioni, interessanti la paletnologia, specialmente in ciò che riguarda gli ornamenti preferiti da quelle popolazioni scomparse dal nostro Friuli orientale. Alla descrizione delle ricchezze etnologiche trovate a S. Lucia, seguono studi comparativi minutissimi con altre suppe-lettili, trovate altrove su larga zona in Italia e fuori, e quindi anche qui occorre spesso il ricordo delle necropoli di Caporetto (forse più vasta di questa), in cui il Marchesetti aperse 1079 tombe, e dei due piccoli sepolcreti di Monte S. Vito, e di S. Pietro al Natisone, tutti appartenenti alla medesima epoca preistorica. Lo studio delle fibule trova in questa memoria assai più largo sviluppo (pag. 156-167, 225-263, 322-323) che nella prima parte giacché nella necropoli di S. Lucia esse si presentano numerosissime, varie, e di lavoro finito e perfetto. L'autore è persuaso che i bronzi, varii nella loro miscela di rame e stagno, sieno prodotti di fabricazione locale, e che i vetri venissero dalla Fenicia o da colonie fenicie. Con valide e minute ragioni l'epoca delle necropoli è meglio determinata tra il vi secolo e la fine del iv av. Cristo, ed è confermata come appartenente ai Veneti, frazione della forte schiatta illirica. Si chiude la eruditissima dissertazione con un cenno