21 segnala l’importanza del Museo, fondato nel 1882, e si dice con qualche maggiore dettaglio di Aquileia cristiana, delle sue vicende, e della sua basilica insigne che tanto si ammira anche oggidì. — Ne parla il Corriere di Gorizia, 2 marzo 1886, n. 26. issa. Be’ libri liturgici a stampa della chiesa d'Aquileia, di Vincenzo Joppi. (In Archivio Veneto, Tomo xxxi, pag. 225 e segg.) — Venezia, Visentini, 1886; pp. 49, 8°. (li. O-B.) Il testo di questa importante memoria fu oggetto di due letture all’Accademia di Udine nel 15 e 22 gennaio 1886 (V. Atti, na Serie, Voi. vii, pag. 112 e 149). Publicata, ebbe corredo di diligenti bibliografie e di nove documenti latini, quasi tutti tolti all’archivio patriarcale udinese. I più antichi libri liturgici del rito speciale alla chiesa patriarcale d’Aquileia non risalgono oltre al secolo decimo, benché quella liturgia dati da epoca anteriore. Le principali variazioni del rito romano consistevano in differenti inni, sequenze, orazioni, in alcune cerimonie rituali e nel canto. Solo nelle messe basse e nell’ufficio recitato privatamente era tollerato nelle chiese del patriarcato l’uso dei libri secondo il rito romano. Alcuni dei vescovi suffraganei usavano promiscuamente di ambidue ì riti. Quello di Como e tutte le pievi della Carinzia, Carniola e Stiria seguivano il solo rito patriarcale. La promiscuità era dovuta alla difficoltà di procurarsi i libri rituali aquileiesi ; ma, introdotta l’arte della stampa, alcuni tipografi speculatori stamparono il Breviario Aquileiese in Venezia nel 1481 e poi nel 1496, il Rituale od Agenda nel 1495 e, per incoraggiamento del Capitolo di Aquileia, il Messale proprio in Augusta nel 1494, e di nuovo a Venezia, due volte nel 1508 e poi nel 1517 e nel 1519 con lusso di caratteri e di eleganti xilografie. Malgrado la ristampa, i libri soprannominati divennero rarissimi e somma la confusione tra i due riti. Il concilio di Trento proclamava che dovessero adottarsi in tutto il mondo cattolico ì libri liturgici corretti e approvati da Pio V, facendo eccezione per le chiese i cui riti contassero due secoli di esistenza. Tale era il caso del rito aquileiese; ma il patriarca Barbaro, più ortodosso del papa, non tenne conto delle proteste in favore della vecchia liturgia e nel concilio aquileiese tenutosi in Udine nel 1596 la proclamò abolita. Solo i suoi successori introdussero modificazioni ed aggiunte all’ufficio proprio dei santi aquileiesi, le quali, raccolte in volume, ebbero molte edizioni fino ai giorni nostri. Nel