57 vunque, formata dei capi-famiglia, i quali si occupano di affari rela. tivi alla chiesa e tengono preliminari convegni ispiratori delle adunanze dei consigli comunali. — Discorre di questo volume il Corriere di Gorizia, 7 luglio 1887, n. 81, lodandone l’erudizione, ma dimostrando chiaramente che esso abbonda «di insinuazioni, di malcontenti, di riserve » contro l’appartenenza di questi Slavi alla gran patria italiana. — Per la questione che dovrebbe interessare l’Italia, v. anche Corriere di Gorizia 3 luglio 1886, n. 79, 3 aprile 1888, n. 41, 22 dicembre 1891, 9 gennaio, 8 ottobre 1892, n. 4 e 121. — Parlarono anche di questo lavoro Giuseppe Loschi a.&\Y Archivio Veneto, Tomo xxxv, pag. 238-9, P. Valussi nel Giornale di Udine, 18 agosto 1887, n. 196, Cromazio, amico punto benevolo, nel Friuli, 29 agosto 1887, n. 205, e A. in Cittadino italiano, 4 luglio 1887, n. 145, col. 1, fol. 1300. S. Rutar. — Delle colonie slovene nel Friuli. (Dal Ljub, Svon.), versione di D. Giovanni] T[rinico]. — Udine, Patronato, 1887; pp. 42, 16°. (S. A. F.) Dice probabile che gli Sloveni venissero la prima volta in Italia uniti agli Avari tra il 563 e il 594, ma nega che fossero soltanto popoli agricoli, e non può capacitarsi che i fratelli dei Serbi non dovessero esser dediti anch’essi alle armi. Per collocare gli Sloveni in paesi friulani che a loro non appartennero, l’autore imagina che gli Avari, congiunti ad essi, sconfiggessero nel 664 Lupo duca del Friuli a Fiume presso Pordenone, o in altra località friulana non determinata, e che la sconfitta di Lauriana toccata agli Sloveni da Pemmone tra il 720 e il 725 avvenisse veramente a Lavamano. Qui sono raccolti tutti i nomi di luoghi di etimologia presunta slovena sparsi per il Friuli, deducendo che fossere colonie di quei popoli, le quali si sarebbero sparse ben più largamente che non lo consenta la comune degli scrittori: questi luoghi non dipendevano per le maggior parte, secondo l’autore, immediatamente dai patriarchi, ma da principi secolari: la quale asserzione è affatto destituita di prove. Ma sul finire dell’opuscolo il Rutar prende l’abbrivo, giungendo perfino a sostenere che lo sloveno «diventò la lingua del paese», che esisteva in Friuli una nobiltà slovena, a cui, fra altri, appartennero i Zuccola e i Boiani. E taccia di audace lo Czòrnig- che asseriva il contrario! — Questa traduzione uscì in appendice al Cittadino italiano 12-15, 17 e 19 gennaio 1887, n. 8-12, 14, col. 27, 8°.