218 nel 1278 la prima linea dei Caporiacco, i Castello le sottentrarono jure hereditalis. Però i beni liberi posseduti dai Caporiacco in Caporiacco vennero in inano ai figli di Detalmo di Villalta che ne assunsero il cognome, benché non abbandonassero quello a loro derivato dall’avito castello di Villalta. Un’altra parte dei beni liberi dei Caporiacco passarono nei Duino, tra i quali e i Villalta ci fu lunga questione. ito.“. Cenni sulla famiglia Monlegnacco, di M. P. Cangia ni ni. (Nozze di Montegnacco-Tavosanis) — Udine, Doretti, 1890; pp. 12, 8° gr. (S. A. F.) Di antica data è la famiglia Montegnacco, detti cosi « dal loco onde furono». Nel 1360 vennero ad abitare in Udine come notai « e sono stati anco orevesi », come apparisce da un testamento scritto nel 1419 dal notaio Alvise de Montagnà. L’autore trae dal Capodagli, dalle biografie del Liruti e dagli Annali del Manzano gli elementi per formare un manipolo di alcuni fra i più distinti membri di quella famiglia, che nel 1752 ebbe mutato dalla república veneta il titolo signorile in quello comitale. 1700. Lettere inedite del conte Domenico Comelli, ciambellano del re Stanislao Ponialowski circa ai fatti di Polonia dal 1792 al 1793, publícate da Alessandro Morpurgo. (In Archeografo triestino, Nuova Serie, Voi. xvi, pag. 231 e segg.) — Trieste, Caprili, 1890: pp. 28, 8°. (R. 0-B.) Alla biografia del Comelli possono conferire anche queste lettere. Nato in Aiello nel 27 luglio 1737 da antica famiglia del Goriziano, suo padre ebbe, da due mogli, 32 figli. Nel 1752 abbandonò la casa paterna, fu ingegnere militare, poi ufficiale di stato maggiore nell’esercito austriaco, segnalandosi nella guerra dei sette anni. Passò poi in Polonia raggiungendo il grado di generale, e vi si accasò, ritornando in patria nel 1793, due anni dopo il secondo smembramento di quel regno infelice. Mori tra il 1802 e il 1811: perchè l’editore non ha cercato di appurare anche questa data? — La Rivista storica italiana, Anno vii, pag. 794 si occupò di questo lavoro. 1707. Pei' Ernesto D'Agostini, di G. Marinelli, con cenni biografici e bibliografia. (Nell’Jn Alto, cronaca della Società Alpina