299 e segg., 190 e segg). — Udine, Del Bianco, 1891-1892; col. 41, 4°. (R. O-B.) Riproduzione interessante di memorie manoscritte dell’epoca, di cui si desidera la fonte precisa. L’autore vi premette alcune brevi considerazioni, ma lascia ad altri di fare uno studio su quanto ha raccolto. Egli divide il suo diario cronologico nelle seguenti rubriche: Ia Sovrani e principi di passaggio per Udine dal 1791 al 1830; IIa Teatri; IIP Militari; IVa Convegni e leste; Va Cerimonie; VP Spogliazioni; VIP Varietà. Ma le rubriche non rimangono sempre distinte con precisione. Il lavoro, curioso nei particolari, segna il continuo mutamento dei tempi e degli umori, ed è corredato di qualche uota. Nel comune compianto si spense a venti-due anni l’autore Antonio Ballini il 12 agosto 1893 (V. Giornale di Udine, 14 agosto 1893, n. 192). 1804. Udine antica scomparsa, ricerche del dott. Federico Braidotti. (In Pagine friulane, Anno v, n. 7, pag. 97 e segg.; n. 8, pag.. 113 e segg.) — Udine, Del Bianco, 1892; col. 18, ibi. (R. O-B.) Illustra l’autore con copia di notizie una vecchia fabrica, ora scomparsa, in via Cavour, che era un tempo macello e beccheria comunale e fondaco delle granaglie. I particolari di due primi servigi, divenuti comunali per la concessione dei dazi fatta alla comunità dal patriarca Raimondo della Torre, sono esposti minutamente, anche nella parte economica con paragoni opportuni. L’ammazzatoio, di cui qui si parla, risaliva al 1487, ma fu eseguito di fatto alquanto più tardi. Lo spaccio delle carni si faceva colà in tredici deschi, chiamati « banche o taglie ». Il macello fu trasportato nel luogo attuale nell’anno 1805. La chiesa di S. Tomaso, in via Cavour di faccia all’antico macello, ridotta nel 1808 ad usi profani, serviva alle funzioni religiose della confraternita dei beccai dalla metà del 1500, mentre fin dal 1322 la chiesa dei macellai era S. Pietro Martire. Particolari curiosi ci porge l’autore su quella chiesetta di S. Tomaso che in origine fu la casa di proprietà della famiglia Messa. Il fondaco delle biade aveva stanza nel piano superiore dello stesso edifizio nominato in capo al presente articolo, ediflzio che fu all’uopo innalzato nel 1505, ma destinato a tal uso soltanto nel 1523 e più tardi ampliato in ragione dei crescenti bisogni. Nel 1829, l’edifizio del fondaco, già cessato come publica istitu-