117 gistrarla, non tanto per Gorizia rii cui si parla appena, quanto per l’accenno alla famosa lotta tra il patriarca di Grado Enrico Dandolo (Missier Rigo Dandulo), sostenuto dal doge Vitale Michiel, e il patriarca d’Aquileia Uldarico II, che ebbe per epilogo la sconfitta di quest’ultimo e l’umiliante annuo tributo del toro e dei dodici porci. L’autore ci trasmette il ricordo di questo censo, trasformato in un uso, vivente ancora in Grado alcuni decennii or sono. 1445. La basilica di Grado, articolo di C. (NeH’i?co del Litorale, 19 settembre 1888, n. 75) — Gorizia, tip. Ilariana, 1888; col. 2, fol. (C. M. P.) I fasti di questa insigne basilica, sede di ben 61 patriarchi, dal 717 al 1451, sono qui riassunti, in aspettazione della sua riconsacrazione dopo l’ultimo ristauro. Ma fin dalla metà del secolo v, S. Niceta vescovo d’Aquileia, fuggendo coi suoi fedeli dalla invasione di Attila ebbe, secondo la tradizione, a costruire questo tempio dedicato alle quattro vergini aquileiesi Eufemia e compagne. Restaurata anzi quasi rifatta la prima volta in istile bisantino dal doge Pietro Orseolo II, fu intitolato ai santi Erinagora e Fortunato. È quella che oggi si ammira; se non che degli undici altari che l’adornano, tre soli esistevano anticamente. 1440. Castello e castellani di lllegio, di G. B. Piemonte. (In Pagine friulane, Anno i, n. 3, pag. 40) — Udine, « Patria del Friuli », 1888; col. 2, 4°. (R. 0-B.) II castello rimase distrutto nel 1315 ad opera della comunità vicina, e l’autore identifica il luogo ove sorgeva presso la chiesa di San Floriano, escludendo perciò altri due siti, indicati dalla tradizione. Le notizie dei castellani di lllegio, di cui primo nominato sarebbe un Geroldo, ultimo un Francesco, vanno soltanto dal 1286 al 1319. 144'?'. Latisana e il suo antico distretto, di V. Tavani. (In Pagine friulane, Anno i, n. 1, pag. 5 e seg.) — Udine, «Patria del Friuli», 1888; col. 3, 4°. (R. 0-B.) La terra murata di Latisana fu venduta nel 12 ottobre 1457 dalla famiglia Malombra a Bartolomeo Vendramin per seimila ducati d’oro e poi fu divisa in carati, tanto che vi ebbero diritto di giurisdizione perfino dodici famiglie. L’autore esamina come la