friulane, che ascende al 1823. A tale scopo i dottori Joppi e Bampo consultarono gli archivi di Udine e Treviso, e il primo altre collezioni publiche e private, offrendo un’idea precisa dell’operosità artistico in Friuli che si sviluppa dalla seconda metà del secolo xv. Nel parlare dei singoli artisti, un cenno biografico precede il regesto dei documenti che, se appaiono importanti, sono dati per intiero, e così se la maggior parte delle opere d’arte sono oggi scomparse, questo inventario del passato ne ristabilisce l’esistenza ed il pregio. Questo primo contributo seguito da altri tre, si occupa dei pittori e scultori camici e dei loro discendenti in Udine e altrove, e precisamente della famiglia Da Tolmezzo, detta anche dei Mioni o Martini, della famiglia, di origine tolmezzina, dei Floreani o Flo-riani, dei figli di Leonardo Sala detto Pico da Tolmezzo, di Gian-francesco da Tolmezzo, di Nicolò da Venzone o d’Incaroio e di Marco da Venzone. Diligentissime le genealogie delle due prime famiglie. — Questo lavoro ispirò al canonico Degani, Pagine friulane, Anno il. n. 7. pag. 96-98, col. 6, 4°, una lettera aperta al Joppi, dal titolo Cose d'arte, che è un grido di allarme contro lo sperpero e l’abbandono dei monumenti artistici in Friuli da parte dello Stato che dovrebbe meglio distribuire i sussidii perchè fossero riparati. Richiamano la sua attenzione specialmente gli a freschi del Pordenone a Travesio e a Valeriano. Ne parlano anche A. Picco in Patria del Friidi, 10 novembre 1887, n. 268, e l’ab. Blasich in appendice al Cittadino italiano, 15 novembre 1887, n. 255, col. 5, 8°. l 405. Documenti riguardanti la pala del Cima da Conegliano, già esistente in Portogruaro, raccolti da Dario Bertolini. (Nozze Bertolini-De Franceschi) — Portogruaro, Castion. 1887; pp. 15, 4° (li. lì. P.) I documenti sono tratti da due registri della fraterna dei Battuti di S. 1 omaso apostolo in Portogruaro, la quale commise al-l’insigne pittore la pala rappresentante l’incredulità di quel sauto, pala che era ridotta in cattivo stato e fu venduta al Museo Britannico per Lire 45mila. La commissione porta la data 28 maggio 1497. Era tradizione che l’opera avesse costato solo cinquanta ducati ; invece dai conti minutamente riferiti apparisce che furono pagati al pittore 128 ducati, senza calcolare le minute spese accessorie. La pilla Iti dipinta dal Cima a Venezia e trasportata a Por-