CÒDICE DIPLOMATICO BARLETTANO 1. La famìglia Della Marra. — li opinione comune che i Della Marra siano discesi in Italia con la calata di Federico Rarbarossa e che siano restati qui con Enrico, divenuto re di Napoli. In questo tempo da Bernabò della Marra, capitano di Germania, ebbe origine il ramo italiano con Raffaello, giacché è risaputo — secondo la testimonianza di diversi storici — che gli stemmi ed armi dei Della Marra si rinvengono in Germania, in Italia e financo nelle Indie. Se non che il ramo italiano si suddivise in due grandi famiglie, di cui una dimorò in Serino, l’altra in Capitanata, Basilicata e altri luoghi. Scipione Ammirato, il prete fiorentino che di proposito si occupa di questa famiglia, non dubita che i Della Marra « abbiano dai primi tempi abitata la città di Barletta ». E la cosa deve essere purtroppo così, giacché basta riscontrare qualcuno dei volumi delle pergamene pubblicate, per Barletta, per trovare ad ogni piè sospinto sin dal 1200 nominata la famiglia Della Marra. Difatti il primo volume parla di un lazzolino Della Marra di Barletta, in qualità di Magister rationalis della Curia di re Manfredi (1279). Il secondo volume — che è per pubblicarsi — parla di un Riso de Marra di Barletta come secretus Apillie e come Magister portula-nus di Sicilia e di Messina. Costui essendosi dimesso da tale ufficio nel 1266, anno della sconfitta di Manfredi, ebbe per successore Matteo Rufolo di Ravello, come risulta dalla stessa pubblicazione. Nel 1299 sino al 1301 comparisce nello stesso ufficio, ma col titolo di Secretus Apulie, magister Salis e giustiziere di Capitanata, Pietro della Marra miles de Baralo (vedi Codice dei Saraceni di Lucera). Un Corradus de Marra, miles, ebbe 11 figli: Giovanni, lazzolino, Gerardo, Tommaso, Francesco, Riso, Pietruccio, Clemenza, Maria, Teodora, Chiara (1313) (vedi Cod. Dipi. Bari.). Tra i figli di lazzolino si ricorda un Giacomo arcidiacono Cassinese e abate di S. Nicola e S. Salvatore in Barletta (1343); una suor Maria Della Marra, abbadessa di S. Chiara il 1339; un Nicola è signore di Serino; un altro Riso Della Marra, miles, per i buoni uffici della fazione francese, fu eletto ciambellano e familiare del vecchio re Roberto. Anche costui ottenne il posto e l’ufficio di Portulano nel porto e per il lido di Barletta: ufficio che per successione trasmise agli altri eredi. I fratelli di costui, Corrado e Nicola, messi alla testa di una masnada di cittadini potettero perpetrare un furto di 130 once in danno dei fratelli Sinano di Firenze che qui commerciavano; e lo stesso Nicola, unitosi con Stefano de Marra, per antichi odii, irtuppero nelle case del defunto Robertello di Gualtiero in ruga S. Georgii e trovatovi ammalati Galiano e Nicola, figli di Robertello, li uccisero sulla porta della casa, costringendo la sorella Benacossa a sostenervi le chiome. (Vedi Rogadeo: Ordinamenti ecc.). Come si vede da questo e da altri documenti l’anarchia regna suprema nella città e il Boccaccio stesso, scrivendo una novella, intestata ad un commerciante di Barletta, così si esprime a riguardo dei Della Marra: « Legato in amicizia coi Marresi opponesti armi furibonde e facesti lega con i Gatti e tanto feroce divenisti che non godevi andare ai nemici se non per via di sangue, ed ivi dando crudeli consigli stimolavi gli uomini a guerra con acerbe parole; mani e piedi e capi degli uomini troncando, li inchiodavi negli scudi dei tuoi ed appiccando il fuoco alle case nemiche ti dilettava stare a vedere le inestinguibili fiamme. Assoldati cavalieri e fanti con serragli e ripari di legno, afforzando intorno intorno le case e attraverso le vie, lunghe catene tirando, il passo negavi agli