PREFAZIONE XXI Continuatori di quest’arte, però, furono i Pugliesi. E difatti in questa pubblicazione del Codice si fa il nome di diversi architetti che furono architetti e pittori insieme, quali: il magister Lillus de Barulo costruttore della Cattedrale di Bitetto; il pictor magister Dominicus figlio del maestro Bonus Annus, costruttore di S. Francesco in Andria; il pictor sire Ambrosias; il pictor Lillus ma-gistri Pascalis, diverso dal precedente ed altri. E per tutti basterà di nuovo ricordare Niccola Pisano, nativo di Puglia, a dimostrare la superiorità dell’ arte ■del mezzogiorno su quella di tutta Italia nel secolo XIII - XIV. * * * Con questa enumerazione dei fatti più salienti e di molti altri, che si possono ricavare dal secondo volume del Codice diplomatico barlettano, ognuno avrà potuto valutare la importanza della nostra città e la importanza dello studio che certamente non può essere messo in non cale da un ordinario amatore di cose patrie. Se il Municipio, rappresentato nei nomi più riguardevoli di Commissari Prefettizi e di Podestà, mi han dato il loro valido appoggio; se lo stesso ha fatto il Ministero della P. I. con a capo il fulgido ingegno del prof. Leicht, gloria d’Italia, « perchè la pubblicazione del Codice venisse continuata », io rendo grazie a tutti. Se non che la storia di Barletta non ancora è fatta e molte cose di quelle che si conoscono han bisogno di essere rivedute. L’amore intenso di noi cittadini, che vogliamo vederla all’altezza che le spetta, -ci spinge ad operare in suo pro. Ma come fare? L’aurea Barletta dell’aureo 300 con le sue porte, con i suoi campanili gotici ormai è scomparsa. Sono scomparse le sue mura turrite. Del suo castello svevo non restano che le aquile degli Hohenstauffen e le punte di lancia di Carlo V. Restano sì la Cattedrale, S. Sepolcro, S. Giacomo, la chiesa di S. Andrea, qualche rudero di case, di porte e di finestre bifore, il palazzo gotico degli Yserio, oggi Bonelli, quello di S. Croce, quello di Consalvo da Cordova, e l’altro posteriormente detto della Disfida, ma questi oh ! quanto mutati ab illis. Vorrei, Signori, tornare qui con una revisione di opere e con una revisione •di uomini, ma non lo so, non lo posso. L’affetto per la madre patria, lo zelo attivo per i commerci, la emulazione per la religione, il rispetto per le arti: tutto mi dice che noi siamo decisi a voler progredire. L’augurio mio sia questo: Se Barletta del più basso ’300 fu un centro di movimento politico, lo sia anche oggi. Se tra le altre città seppe distinguersi e capeggiare le industrie, i commerci e il movimento religioso, lo sia anche oggi. Se con i suoi uomini tenne di fronte il movimento intellettuale e giuridico di quel tempo, lo sia anche oggi. E se allora per circa otto secoli mantenne alto il suo prestigio di caput regionis, lo sia anche oggi. Con questo augurio, io pubblico il secondo volume del Codice diplomatico barlettano, il quale letto nell’Italia e fuori, dirà ancora una volta della bellezza e della grandezza della nostra cara Barletta. Barletta, gennaio 1931 - IX. Can. SALVATORE SANTERAMO R. Ispettore Bibliografico Onorario