PREFAZIONE XIX significa bastardo come ho ricavato dal primo libro dei battezzati (1559). Così risulta che Ugo de Anna con la sua morte donò la libertà alla sua sciava Rosella e alla sua ancella Primestra (1313): esempio evidente di schiavitù e di servitù nel vero senso della parola. Invece Angelus de Imbidia riserva l’usufrutto di una sua casa a certa Padula sciava, sua famigliare, chiedendo la sepoltura di lei nella chiesa di S. Maria Maggiore (1321). E qui la parola sciava deve intendersi nativa di Schiavonia. C’è pure l’accenno di una servitù feudale in un documento del 1371, in cui si dice che Raimondo del Balzo, mentre esige 20 once dalla gabella di Canne è tenuto a prestare il servizio feudale alla Regina. Si vedrà nel volume successivo. 2. A Barletta si vive, oltre che secondo la consuetudine franca e quella longobardica, secundum usum et consuetudinem civium Baruli. Quali consuetudini, mentre si sa che furon redatte da un barlettano, si sono perdute, e óra ne vien fuori qualcuna come le seguenti: 1) I creditori possono prendere possesso di propria autorità sui beni dei debitori e venderli al miglior offerente etiam debitore invito. 2) C’era l’uso che la pena o multa pecuniaria imposta sopra un contratto non avesse vigore. Ogni contraente prevenendo quest’uso nel contratto vi apponeva una clausola contraria, appunto per farla valere. 3) Per ragione d’ingratitudine era lecito rievocare una donazione. 4) Il donatario era tenuto a prestare gli alimenti nel caso di grande bisogno. 5) Se si fosse fatta una donazione superiore a 500 monete di oro, senza insinuazione del Giudice, non si era obbligati all’estremo Leonagildo: ultimo regalo che consisteva in oggetti di seta come mantelli, soprabiti, fazzoletti e simili. Notizie di diverso genere contemplano i seguenti documenti: Un doc. del 1311 parla di nullità di donazione per mancanza di consenso e volontà. Un altro del 1315, di una casa venduta col consenso di una minorenne di otto mesi sotto garanzia di altre persone. Una Pasca ha per suo mundualdo, cioè garante, un Tucius suo figliuolo in infantile etate constitutus, onde sceglie un mundualdo di maggiore età. Un lohannes Rentius, figlio del pastore Calichus nell’età della pubertà (14 a 15 anni) fece testamento. I notai di Barletta avevano i protocolli o schede, e, in certi quaderni, segnavano i transunti dei contratti, in altri le abbreviature, i testamenti e gli intercetera. La carta su cui scrivevano era sempre la papiracea (pergamena); qualche volta la bombacina. In città si svolgevano le cause e il tribunale alle volte si erigeva in case private, altre volte nella R. Curia. Le cause ecclesiastiche e quelle dei chierici, a causa del privilegio del foro, venivano trattate nella Curia Arcivescovile Nazarena o Tranese. Il tribunale era presieduto dal Capitano, dal Vescovo, dal Baiulo o da altro giudice, secondo la causa di cui si trattava. Nel 1320 a causa dei continui agguati e insidie perpetrate anche a mano armata contro i barlettani, quando per cause civili si recavano a Trani, Bisceglie, Andria, Corato, trentasei persone elevano proteste al giustiziere perchè le cause fossero discusse in Barletta.