PREFAZIONE incontro esercendole direttamente; per lo stesso motivo e per le impellenti necessità il frate Angelillo di Barletta, dimorante tra i domenicani in S. Croce di Trani, vende delle case che possiede nella nostra città. A questi mali aggiungi la peste così detta del Boccaccio che, nel 1348, serpeggiò per tutta Italia e che in Barletta dette per conseguenza la distruzione col fuoco di diverse case; le fazioni dei De Gattis, partigiani degli Ungheri contro i Della Marra e i Santo Severino, difensori della regina; le pretensioni di Giovanni e Nicola Pipino, il quale ultimo a tutti i costi voleva divenire il padrone della città. Tutto contribuì ai maggiori danni della medesima; ed anzi come dice il Villani: « nessuno era più libero di uscire per le vie di campagna senza esporsi al pericolo di morte; lo stesso abate di S. Samuele, preso con due altri, fu decapitato »; e il Summonte: « decapitati furono nove cavalieri della famiglia Santacroce ». La famiglia Della Marra fu distrutta dai De Nicastro in una sola giornata (vedi; Ammirato). § 2. — Commercio e produzione. La Paglia, scarsa di fiumi, di boschi e di foreste, povera di minerali, gode — in tutta la sua plaga — del sorriso del cielo. E ricca di produzione agricola e marinara e il suo sottosuolo ha buone cave di tufo, di pietra calcare con stria-ture di brecce rosse, rosse-sanguigne e rosacee come si vede in Ruvo e Corato, e di alabastro come ce n’è indizi ad Alberobello: brecce ed alabastro che possono gareggiare con i migliori marmi italiani di Toscana. Se il suo fertile territorio si potesse irrigare con le abbondanti acque del sottosuolo e meglio potesse sfruttarsi la terra con coltivazione intensiva, la regione potrebbe divenire una delle più produttive d’Italia. E da augurarsi che la mano potente dei buoni, aiutata dall’intervento del patrio governo, vorrà attendere alla soluzione di sì gravi problemi. Al tempo di re Roberto e della regina Giovanna la Puglia possedeva maggior quantità di mezzane e di terreni pascolatorii per cui è abbastanza sviluppata la pastorizia e l’allevamento di animali da soma e domestici, restando ancora celebri sin dal tempo del poeta Venosino le lane e i formaggi regionali e foggiani. I nostri documenti dànno notizia del gran movimento pastorizio, il quale durante l’estate si svolge sulle alture montane degli Abruzzi e delle Murge; d’inverno, attraverso i lunghi tratti delle antiche strade romane, si accentrava nel tiepido Tavoliere della Puglia specialmente lungo i tratturi di Andria, Ca-nosa e Barletta con un movimento di circa un milione di pecore. Per la prodazione granaria notiamo la grande quantità di fosse, messe nei principali centri e strade dell’abitato, come fanno fede diversi contratti e testamenti. Assai importante è ancora la produzione della terra e del mare con la produzione dei profumati vini della prov. di Bari e di Capitanata e degli olii balsamici di Bari, Bitonto e di tutta la regione. Le fiere di ferragosto e di S. Martino furono rispettivamente concesse da Federico II (1234) e da Carlo II d’Angiò (1302) come risulta dal Repertorio delle pergamene di Barletta. In un altro documento del 1349 — mettendo da parte la fiera del Paniere del Sabato, che è antichissima — si parla delle fiere del Lunedì, e più tardi del Venerdì, la quale ultima si teneva nel pittagio o quartiere di S. Giacomo.