114 061. I vicarii del Cadore, stadio del prof. A. Ronzon. (Nell’Archino Veneto, Tomo xxvm, pag. 43 e segg.) —Venezia, Commercio, 1884; pp. 24, 8°. (/£. 0-B.) Benché il Cadore sia escluso dalla Bibliografia friulana, non possiamo tacere di questo lavoro, dove si tratta un argomento non toccato da altri, tanto più che fra i vicarii figurano molti friulani. Essi vicarii eransi istituiti, richiamando un vecchio nome, fino dal tempo del patriarca Bertrando, pei patti del 31 maggio 1347, ed erano eletti dal capitano del Cadore, coll’obligo di render giustizia. Da Bertrando alla caduta del dominio temporale dei patriarchi appaiono, tra i capitani, due Savorgnani, i fratelli Colloredo, Tomaso Spilimbergo, un Lodovico Biscotti da Sacile: quest’ultimo e Martino da Prata e Giorgio da Maniago furono vicarii sotto i patriarchi. L'ufficio fu riformato dopo la dedizione alla república, e il vicario fu poi sempre nominato dal Consiglio : era il capo civile della contrada. Di 188 vicarii, dal 1420, calcolando le doppie elezioni, Udine ne diede il maggior numero, ossia 25, Tolmezzo 5, Bru-gnera e Aviario 2, e uno per ciascuno dei luoghi seguenti : Prata, Portogruaro, Belgrado, Caorle, Venzone, S. Vito del Tagliamento. Dei friulani, Giuseppe Rossi (1567-1509) e Leone Pontisio (1640-1642) di Udine figurano tra i più valenti. oo.vì. Dell’origine della sede vescovile di Caorle nell'estuario veneto, polemica di Pietro Pintón. (Nell’AreAtoío Ven., Tomo xxvii, pag. 283 e segg.) —Venezia, Commercio, 1884; pp 10, 8°. (R. 0-B.) Opponendosi al modo di vedere del Degani (V. n. 849), il Pintón torna su questo argomento controverso dell’origine del vescovato di Caorle sostenendo che fino al 591 non v’era colà sede vescovile, non essendo nominata in occasione del Concilio di Grado; che non è stata identificata la località chiamata Novas; che l’isola capritana della lettera di Gregorio Magno è nominata anche Caprea, ma non mai Capì'ulae, nome medioevale di Caorle; che primo a fare l’erroneo scambio fu il Noris, a cui manca la critica; che altro è il vescovo Giovanni della Pannonia, altro l’omonimo e contemporaneo Giovanni di Concordia. Le ragioni sostenute dal Pintón con copia di citazioni e di argomenti meritano l’attenzione della critica. Alle tradizioni delle cronache Grádense e Altinate si contrapongono le notizie storiche di Giovanni Diacono e di Andrea Dandolo. La sede di Concordia fu bensi più volte provisoriamente a Caorle, ma vi fu trasferita del tutto, secondo il Pintón, solo nel 616.