190 suo autore è dedotto da annotazioni in margine. II Leicht piglia occasione da questo nome per dire della toponimia in Friuli, ripetendo concetti espressi con poca determinazione in altri lavori. Parla altresi dei consorti di Brazzà e Cergneu, e ammette due linee feudali di Brazzà inferiore e Brazzà superiore, facendo una escursione sulla storia della famiglia in particolare e in generale sulle vicende dei feudi in Friuli, con ricerche di analogie in altre parti d’Italia. Il catnpnn di ser Antonio è esaminato con un metodo tutto speciale dall'autore, il quale non riesce a darcene una precisa idea, e forse non vuole, ma se ne serve per notare le complicazioni nella giurisdizione feudale, i diritti di custodia dei mercati, la condizione civile delle donne, e specialmente quanto riguarda i patti dotali. Ma l’autore si sofferma a cercare perchè le spose friulane non accedessero alla casa del marito se non qualche mese dopo conchiuso il matrimonio, e insiste sulle due donazioni pel morgengabium e per la dismontadure, togliendone gli esempi, oltre che dal presente catapan, da altri documenti friulani. E il Leicht inclina a credere che dismontadure debba interpretarsi per dismundiatura, che equivale a essere la donna liberata dalla tutela dal padre. Nella seconda parte del suo lavoro, l’autore parla della costituzione feudale della famiglia Brazzà giovandosi anche di documenti nell’archivio di Stato di Venezia. Il libro è stampato con molti errori tipografici. (V. n. 1000 e 1115) ili«. Cesare Fornera. — Lis dismontaduris, uso nuziale friulano. (Nozze Folchi-Trivellato) — Udine, Bardusco, 1885; pp. 22,8°. (R. 0- B.J Graziosa cicalata, non resa pesante dalla varia erudizione. Essa tolse occasione dai documenti publicati dal Prampero (V. n. 1000) e da una memoria del Leicht (V. n. 1114), ma l’autore a volte devia dalla storia e dai costumi friulani. Afferma che il nostro paese, nelle invasioni, « rimase più d’ogni altra provincia deserto d'italiani e subi più presto e più generalmente la legge dei vincitori (pag. 9), » ma nello stesso tempo rileva che del mundio longobardo (da cui il Leicht farebbe derivare lis dismontaduris = dismundiare del du Cange) non è parola nei documenti friulani e nelle costituzioni del 1306, e del 1429 (pag. 17 e 19-20). Onde l’autore, anche sulla fede del Codex Utinensis (V. n. 647, 709), cui illustra in nota, afferma che il dono, chiamato dismontadure, che è la meta dei longobardi,