581 dubitava di Spagna et Ferura, che non ge rompese-no, perchè li atti non erano'belli. Altri diceva saria bon acordarsi col re di Pranza, per via di questi presoni sono qui, e darli le terre fo dii stato de Milan e altro. Altri diceva era bon far pensier di questa terra, perchè non si fosse asediadi, e mandar a tuor fermenti con nave in Cypri et in Turchia, e far potente armata. Et andò, di hordine dii colegio, in Torneile 4, sier Zorzi Emo, sier Polo Pixani, el cava-lier, savij dii consejo, sier Antonio Condolmer et sier Alvixe Mocenigo, el cavalier, savij a terra ferina, a parlar a quelli capitanij francesi presoni, e ditóli di la rota auta ; e che la Signoria voria acordarse col re suo, e si li bastava l’animo etc. Da poi disnar fo pregadi. Et a nona vene letere di Cremona e di Reza, di provedadori zenerali, et di Brexa. Il summario dirò poi. Di Antivari, di sier Vicenzo Zen, podestà di . . . di questo. Come de lì è certa adunation fata di turchi a quelli confini; et volse saper la causa, ma fu perchè se diceva la morte dìi signor turcho. Di Ing altera, di sier Andrea Badoer, or citar, date a Londra, a dì 25 aprii. Narra chome e lì, non ha arzenti, non poi far honor a la Signoria, li bisogneria danari etc. Item, il re era amalato, pur li mandò alcuni soi consejeri, et li disse volesse expo-ner la imbasata. El qual tandem comenzò a dir la causa di la sua venuta, che il re di Franza vien con-tra la Signoria. E inteso, li dispiaqueno; e che ’1 re faria, ma la egritudine l’impedisse. Et li mostrò uno breve havia scripto il papa al re a invitarlo contra turchi e infidelli. El qual re havia risposto e rispondeva in questa forma : laudava il proposito, ma non poteva per la egritudine; e che li piaceva di la pace fata tra il re di romani e il re di Franza, ma ben li dispiaceva, che havia inteso Franza veniva contra la Signoria di Veniexia, la qual cossa è contraria ad andar contra infedelli, perchè la Signoria à porti, et è quella che poria far assa’ con armata, e perhò il papa veda sedar queste discordie etc. E manda la copia dii breve e di la letera. Item, scrive poi quel zorno, a dì 21, esser morto il re, e il Sol, di anni. .., nominato .......... esser successo, e andò in Vasmo- neslier, chome è usanza, dove starà fin el sarà inco-ronado; et ccetera scrive, ut in litteris. Item, il re à scrito, zoè il morto, al re di romani, provedi a queste discordie di Franza e la Signoria ; e à scrilo al re di Franza voi mantegnir il capitolo tra lhoro, che tutte nave et altri navilij, vano e vieneno a l’ixola, possino aver porti di Franza, sia di chi si voglia, perhò non dagi fastidio a’ naviglij venitiani etc. Item, 282 che questo novo re è magnifico, liberal e gran ini-, micho di francesi, e sarà amico di la Signoria. ■ Di Roma, di oratori nostri, Pixani e Ba- 134’ doer, di 12. Chome non haveano ricevuto la nostra lelera di la licentia di repatriar. Item, haveano auto ducati 3000 e più da li Orssini, a conto di quelli to-chono per vegnir a nostro soldo; li qual, potendo, essi oratori li remeterano di qui, e li salverano in loco securo. Il papa è sdegnado, intende il suo campo prosperar in Romagna, et manda zente nove ne! suo campo e arlelarie; e à scrito al signor di Pexaro lazi contra venitiani il lutto, e mandali la scoinunicha e cussi allrove etc. Di Rimano, dii podestà e capitanio Griti, etprovedador d’Armer. Come il signor di Pexaro havia retenuto zerti merchadanli, nostri subditi, erano lì, licet havesseno salvo concilili da lui, ctinnì alcune barche de’ nostri. Li hanno scripto restituiscano; ha risposto è fiol di Santa Chièsia, il papa ge l’à ' comandato: Di Ravena, letere di retori e provedador Landò. Chome era zonto sier Alvise Bondimier, fo caslelan à Russi, si scusa dii rendersi; non ’I hano voluto e fato comandamento vengi a hi Signoria nostra, e cussi quelli fanti. Item, chome à do bombardieri quelli dii campo presi, li hano fato ciechar la luse di ochij, acciò non vetiino. Item, aspetano il campo, fanno provisiòn in la terra etc. E ànno intèso, i minici voler far certi bastioni à la volta dii mar, acciò non vi possi vegnir il socorsso; umle hanno' scriplo a Ravena li mandi lì a la bocha do galie, che sono de li, acciò non lassi far ditti bastioni. Di Faenza, di V Orio, provedador. Come erano zonti lì alcuni contestabeli e fanti, stati in Russi; non li hanno «foluti aceptar. Aspetano il campo, hanno bon animo a - lenirsi. Di Ferara, di V Orio, vicedomino, di.... Chome, inteso de li la rota al nostro campo, feno festa di sonni, e puti Gridavano: Franza! Per la terra etc., e moslrono aver piacer. Fo esso visdomino dal Cardinal a parlarli zercha le censure iterum, qual non voi impazarsi, nè scriver a Roma. Item, fo dal ducha, a saper la verità di la rota. El qual ge disse la cossa; e che el non sapeva si l’era securó lì, et che ’1 furor di populi è gran cossa, et che dii star lì lui non l1 asecurava di ollrazo, e che darli licentia non voleva, e voi esser bon fiol di la Signoria, e che saria meglio el si partisse prò mine, poria poi tornar, e che la Signoria cognosceria si ’1 saria bon fiol, et mostrò dolersi di la rota e di la fortuna contraria. Di Pizigaton, di sier Lorenzo Foscarini, MDIX, MAGGIO.