545 MDIX, LUGLIO. 546 voleno vegnir a tuor Veniexia. El dice dii caro triumplial apichato in domo, dove è pinto San Marco, che uno drago li Lecita la eoa, e davanti li è un porcho spira, che voi darli adosso ; et è di soto le ruode apichà una bandiera d’ oro, presa in la bata-glia. Item, portoe alcune canzone, stampade a Mi-lnn in disprecio nostro, chome fu la cola e presa dii signor Bortolo, e poi uno lamento di venitiani, composto per uno Symone di Bitti etc. Item dice, è vfinuto a Brexa, dove tutti desidera San Marco ; et che inteseno quel marti 1’ aquisto di Padoa e chi ’1 credeva e chi no, et cussi voriano far lui (sic) ; e il Cardinal del Final, governador di Brexa, havia man-dà i so arzenti e cariazi via, e stato in castello, ordinato bombardieri eie., e poi partì : è rimasto in Brexa al governo uno, chiamato monsignor l’auditor. ‘257 Item dice, à sconlrato di qua di Brexa, versso mantoana, perchè l’à fato la via di Mantoa a vegnir, alcune lanze francese, qualle vien a Verona in soe-corsso dii re di romani, e non sa il numero, si dicea erano di monsignor di la Peliza e di la Paniza e di missier Theodoro e di monsignor de lmbrecorp, qual è alozato a Cremona ; sì che certo ditti francesi vieneno versso Verona. Et per relationedi altri se intese, che si se mandava uno trombeta a Verona, quel zorno si ave Padoa, levavano San Marco. Et esser venulo a dì 18 il signor Zuane di Gonzaga, fratello dii marchese di Mantoa, soldato dii re di romani, prima con 300 cavali, alozati a Caidiera, e dubitando di villani, si reduse in Verona ; e volendo veronesi alozarli in borgo San Zen, per esser marcheschi non li hanno voluti, e alozano in citadela. E poi vene altri 200 cavalli, li qualli, nel venir a Vicenza, a Manerbe, da li villani sono sta svalizati tutti. Item, certo esser zonto cavali 600 francesi a Valezo ; el che Peschiera è sta abandonala da’ francesi, per il gran fetor di corpi morti sono in le fosse, che non si poi habitar, è resta solum la custodia di guasconi... in la ro-cha. Item, a Verona fo la nova di Padoa a mezo dì, quel zorno, a dì 17, e za alcuni di quelli citadini rebelli haveano comenzà a mandar le sue robe a Mantoa ; si si apresentava un trombeta nostro, Verona feva novità, et più Vicenza, ch’era in moto. Ma il dì sequente intrò fanti alemani assa’ numero el cavalli etc., vMelicet 200 dii signor Fradiasse, si dice è per fiorentini, 300 dii papa, solo il signor Conslan-lin Amiti, eh’ è capitanio dii re, et 400 soto i signori di Bozolo da Gonzaga, et 4000 fanti alemani. Item si dice, questi fanti hanno messo il borgo di San Piero, eh’ è marchesa», a sacho. I Diani di M. Sanuto. — Tutn. Vili. Et hessendo per vegnir in questa (erra sier Ma-rin Morexini, 1’ avogador, e sier Bironimo Querini, cao dii consejo di X, havendo formato lhoro processi, e zonli a Liza Fusina, ebbeuo una letera di la Signoria nostra, con li cai di X, li cometeva non si partiseno di Padoa, per non lassar sollo in le fatiche il provedador Oriti ; et cussi questi, zonti a Liza Fusina, ebbeno la letera et conveneno ozi ritornar a Padoa un’ altra volta. Erano alozati a Padoa in pa-lazo dii podestà, et cussi alozerano. Da poi disnar fo pregadi. Et leto molte lete-re etc. I)i Ilongaria, di Vicenzo Guidoto, secreta-rio, di 5, da Buda. Il re è pur ancora in Boemia ; et il re di Pranza e gli altri, maxime il papa, non cessano insligar esso re conira di nui, et voglij romperne in Dalmatia eie. E hanno messo nove de li, siamo consompti e perso tulo il stato da terra ferma, et che mancha Veniexia; el che Ira i nobeli è dissenssione etc. ; et perhù quelli agenti regij ha parlato a esso nostro secretano, desiderando saper la verità e il successo, offerendossi a ogni bem eie. Di sier Ghristofal Moro, provedador generai, date eri, in campo, atomo Citadela, dove di Treviso era venuto lì con certe zente. Scrive il modo nostri à ’uto Castel Franco per forza, e tagliato a pezi 150 spagnuoli erano dentro; et quel Nicolò Dacha, mothoneo, ave quella canzellaria per gratia, et è stà inimicissimo ili la Signoria nostra, et ¿ridava su le torre ai villani : Si vien a piar castelli, canaja, cridando: Imperio! etc. ; e fato prexom, l’anno menalo a Trevixo im prexom. Item, che villani erano reduti atorno Citadella, in la qual è il signor Pandoll'o Malatesta e Renier di la Sasseta; et par li ditti vulcano fuzer via con robe, e li villani hanno circondà il castello, cridando: Marco! Marco! E li voleno haver. Et lì è andà Meleagro di Forlì con le zente et il capitanio di le fantarie con li brisigelli e altri, e vedendo haver mandalo uno trombeta a dimandar il castello, il signor Pandolfo rispose non è più suo, ma di la cesarea majestà, et oravi 800 fanti dentro; adeo esso provedador era ritornato a Treviso, per tornar poi e aviar le arlilarie e bombardar dito castello. Item, Bassan si leniva per il re, havia mandato uno trombeta, non è ritornato. Conclude, fin un zorno arà di 7 in 8000 fanti a quella impresa, et compulà le zenle e li stratioti etc. Di Badoa, dii provedador Grifi, li altri do erano partiti, ma poi tornono indrio. Scrive in laude di sier Nicolò Pasqualigo, patron a l’arsenal, qual è in Castello, di note ; prega la Signoria lo lassi •35