175 MD1X, MAGGIO. 176 quesfa terra, smontato a San Marco, tamari 0 era. Et uno suo fa per lui qui, et è sta suo piezo di ducali 200 mandati, dubita il papa non l’babbi fato retenir etc. Etiam l’altro zorno fo dito era zonto a la Ca-tholicha el vescovo di Lodi, fo fiol naturai dii duca Galeazo de Milan, per vegnir in questa terra, richiesto di la Signoria ; e non fu vero.. Itcrn fo dito, per Treviso esser passa alcune ca-rete coperte, con fanti atorno, veniva incognite, dove era dentro uno fiol dii signor Lodovico; ma non fu vero. 82 Di Cremona, di 4, col riporto, 'qual dice cussi, mandata la spia a Caneto Iteri, che fu mercordì, a dì 2 mazo, riporto di missier Zuan di Mussi. Cliome el signor marchese se ritrova lì, da piedi et da cavalo, con guasconi persone 5000, homeni d’arme 200, che hanno doy arzieri per uno, ben che el consueto sia un arcier, cavali lizieri, oltra li soprascripti arzieri 200, in tutto 600; el resto sono fantarie, ma è de la bella zente et ben a cavallo che se potesse desiderar. A le zente d’arme ha dato li suoi quartironi, ma alcuno né avanzano tino e doi, alcuni li ha havuti tutti ; le fantarie non hanno un soldo, né se ne dà. Ileri a’ ilo dii presente, a meza borra de nocte, vene una stafeta al signor marchexe de la majestà del re, clic se levasse et andasse con le zente a Casal Mazor. Et subito mandò per missier Zuan, eh’ è marescalche del campo over sescalcho, che andasse subito a proveder; et così ozi li doveva andar. Et questa matinà partì el messo ha facto el reporto, et dice che l’ha visto al ponte lì acanto, el qualle va a la rocheta, et per quella se passa, una grande pesta de cavalli. Et dimandandolo, disse che erano passati questa nocte; et non se saperiano che fusscno, se existima sia stato el signore marchese, perchè ancora dice che sentiva pocha movesta a la corte del signore, et che se stete tardo ad aprir le porte se potesse passar. Li va per li cavalli cara 60 di feno al zorno ; et hanno carestia de biave da cavali, danno di ceseri et de le fave, tamen el marchexe à facto far la crida, che la biava da cavali non se venda più de soldi 16 de imperiali el staro, et el formento 30, et che niuno taglia, nè herbe, nè biave, soto pena di la forcha. Se dice che va per metersi insieme col el campo del re. La majestà del re azon-se in Milano el primo del mexe. Disse ha in luto, con quelli che erano de qua dai monti, in la ordinanza sua lauze 1600, cavali lizieri, computandoli arzieri hanno li homeni d’arme, 6000, fanti da pie’ 20 milia, venturieri 8 in X milia, cavali de artelarie assaissimi, forsi 3000. Ha poi zentiìbomeni numero 100, oltra li soprascripti, che hanno cavali 25 et 30 e più per chadauno. Se dia retrovar la majestà del re con el campo a Castel Novo, boeha d’Ada, Umidì proximo over a la Manchastorma lì vicina. *IJlterius 82 * dice, che sa, lutto quello se fa et parla in Cremona, subito eh’ è ditto è fatto ; cussi del campo de zorno in zorno et de bora in bora. Dice, che se presto se passava per li nostri Po o Adda, che tute le cità se aquistavano ; ma che sono stati troppo ad aspetar. Dice, se ’1 se astrenzeva el signor marchese, acam-pandose a qualche cosa sua, talmente che havesse havuto bona excusatione, che ’1 seria venuto a la de-votion de la Signoria, mo è stato troppo. Ha el marchexe de fora dal castello de Caneto qualche trenta boche de artelaria, ma li ha uno curtal terribel-lissimo. Item, in la dita letera di Cremona è questo aviso, data a dì 4. Come quel zorno per più vie erano certifìchati, che ’1 marchese di Mantoa, di hor-dine dii re di Pranza, havia levato tute le sue zente, sire la mazor parte d’esse, che era a Canedo, et le fa passar im piasentina e successive a Lodi e a Cas-san per condurle; et che eri disnò dito marchese a Caxal Mazor, e alozò la noie pasata a Colorgno, in caxa di la mojer fo dii conte di Cajazo, sua zermana, et se n’ andava in dìligentia al predito re di Pranza. È da saper, in questi zorni vene letere di Lodi, di 3, mandate per la via di Cremona, le qual sier Andrea Morexini, di sier Zustignan, eli’è prexon di francesi, videlicct de monsignor de Ronsigliom, et scrive molte letere a sier Barbon, suo fratello, e altri soi amici e parenti, dicendo aver auto taja ducati 2300, et prega sia ajutato a riscatarlo ; et scrive a suo fratello vendi il suo eie. E dite letere fonno numero 15 e più, qual vidi, scrite a diverse persone. Item, si ave di Romagna, che quel Alexandro Bechuti, capo di cavali lizieri, fu preso im Brisigele e dato, taja, come è il costume di soldati, ducati 200, pagò la taja, et vene a Faenza el poi.....; ma no fu vera. In questi zorni, a dì 5, im pregadi fu posto parte, 83 per sier Alvixe Mozenigo, eavalier, savio a terra ferma, et non fu balotata, di scriver a li provedadori in campo, andando di là di Adda, che dovesseno cridar: Italia! Italia! Libertà! Libertà! Et far uno stendardo con San Marco et queste letere suso, acciò li populi di Milan e altre terre ili quel duellato, non credesseno la Signoria volesse quel stato per lei, ma voi meter Milan in libertà e cazar francesi de Italia ; et cussi non fo balotada. Le letere dicevano : De-