MDIX, LUGLIO. 55C qual habia eivii e criminal. Item, eh« li veronesi, hanno possession su quel di Lignago e Porto, delibi pagar e far con Lignago. Et cussi fo preso di con-ciederli diti capitoli, et il resto di capitoli siano riposto et ballota per colegio. E cussi il retor, andarà a Lignago, bara juriditio» civil e criminal, che prima non havia et era sotoposta a Verona, et vi andava podestà veronese in civil et il criminal a la corte di Verona. Fu intrato su la materia di scriver a Conslanti-nopoli, al baylo, in risposta di sue letere, e avisarli di le occorenze. Et fo tre opinion, et fo dispulation. Parloe cinque : sier Alvise Venier, savio dii consejo, di la sua et di compagni, sier Alvise da Molin, savio dii consejo, sollo, per la sua, più gajarda, sier Do-menego Trivixan, savio ai ordeni, per la sua, poi sier Piero Pasqualigo, dotor et cavalier, è a le raxon vechie, qual laudò la parte dii Molin, e li fe’ azonzer certa cossa, et ultimo parlò il doxe, qual sentiva la opinioni dii Venier e compagni. Andò le parte : et ave 11, il Molin otene, perchè andò sollo do parte, e fo gran credenza. Et voleano expedir la parte in remuneratiom di Sonzini di Padoa, et non fu tempo, veneno zoso a bore 24. Vene ozi sier Alvise Dolimi, è di pregadi, quondam sier Dolfìm, stato provedador a Chioza, mandato per il consejo di X, perchè non bisogna più. Andò per dubito, che Lunardo da Dresano e pa-doani minazavano venir a sachizar Chioza. Noto. L’altro zorno fu conduto in questa terra, con custodia, domino Zuan Camillo de Montibus, fo l’anno passato orator qui per il re di romani, el qual fu preso da’ nostri, era in Seravalle al governo, et fu posto iti la Monzina. In-questo zorno, a hore 22, hessendo andati molte barche di patricij versso Lio, erfet ozi, contra sier Antonio Grimani vien di Roma, tandem a hore 21 aparse la galia, sopracomito sier Zuan Duodo, quondam sier Piero, qual lo ha levalo in Ancona, et vene fino a presso li do castelli. El qual sier Antonio montoe in barcha et andò a la sua caxa, dove vi andò molti zenthilomeni, imo tutta la terra, a tooharli la man. À anni 75, par esser venuto veehio, pur à gran cuor. È venuto con lui il reverendo domino Piero, suo Gol, e altri patricij di Roma, numero..., videlicei il Zulian e Beneto, prelati, sier Hironimo da Pexaro, sier Vicenzo Grimani, suo Sol, andò per lui a Roma, sier Troylo Marzello, sier Piero Mar-zello, quondam sier Vetor, et altri. Questo è stato exuìe di la patria anni 9, fuora. Noto. Ozi, licei fosse San Jacomo, per dubito di la peste, fo ordinato per li savij sora la sanità non si aprisse la chiesia, adeo non si fa più festa. Etiam in questi zorni fo incantati li burcliij da vender vin per li sestieri, justa la parte presa in colegio di 7 savij. Item, el vescoado di Padoa, qual il papa dete al Cardinal San Piero in Vincula, suo nepote, che era electo di Vicenza, ci Vicenza dete al nepote dii signor Constantin Amiti, come ho scripto di sopra, or parse al colegio far scuoder le intrade tutte di dito vescoado a’ nostri messi et noncij, qualli teni-rano cussi ditte intrade, e poi fo date ai noncij dii Vincula. Item, fu menato in camera pre’ Archanzolo, qual è piovan a Buran di mar; et fu preso sier Nicolò Negro, capitanio di certi provisionati dii consejo di X. Questo, im Padoa, al tempo era soto il re di romani, faceva il pezo che ’1 poteva contra veni- . liani, et fo chiamato per il provedador zeneral a Padoa, et hora, preso, fu posto ini prexom in camera. Quel sarà di lui scriverò poi. A dì 26 luio. La matina vene in colegio sier 262 Antonio Grimani, venuto di Roma, vestito di pao-nazo, con becho di scartato, acompagnato da più di 200 zenthilomeni, tra i qual sier Thomà Mozenigo et sier Zorzi Corner, el cavalier, procuratori, e altri patricij ; et vene a tempo il doxe aidiva messa in chie-siula, et cussi intrò dentro con li procuratori et se inzenochioe. E compita la messa, si apresentò al principe, eli’ è suo compagno, e stalo assa’ conco-renti el in gran inimicitia, et si abrazono streta-mente. Et poi veneno in colegio, et mandati tutti fuora, esso sier Antonio, levato, parloe zercha una horra, dicendo le parole li liavia ditto quando el tolse licentia per venir di qui ; et die ’1 papa li havia ditto, francesi e todeschi voleano venir a luor Veniexia e vuj andate lì, et nui non havemo lassato. Et li rispose : Sancte pater, Dio volesse l'osseno venuti, perchè ariano auto pocho honor, ni Veniexia stima la potentia dii turco, di Franza, di la Eiemagna e Spagna e lutto il mondo, pur che ’1 habi da poter viver dentro, e gratia Dei, intendo è ben provisto di questo; sì die non è da temer. Disse il papa: Questo credemo nui, perchè sapemo quello è Veniexia. Poi li disse altre parole etc. Concluse, che ’1 papa mai levarà la scomunicha, fin che ’1 re di Franza sta in Italia, dii qual trema per causa di lloan, che voi esser papa ; et che chi farà gajardamente, il papa arà di gratia star ben e come papa, ma piti che ’1 si pregarà, pezo el farà etc. El poi andò a sentar e