MDIX, LUGLIO. terra a sacho, e cavalchi) atomo la terra la note e trovò do feva danno, li qualli erano di Veniexia, e li fe’ apichar subito a un ferro solo un volto, et Jo li vidi la inatina apichati, fo a San Urban, tamen si feva danni. Erano im Padoa di le persone forestiere X milia, licet molti con li botini erano ozi partiti e andati a caxa, maxime villani di le Gambarare e di altro dii padoan, chi portava una cossa dii butin va-dagnata e chi l’altra. Et a caxo Jo scontrai uno, ha-via una bellissima bibia hebrea iu carta bona, vai ducati 20, et mi la vendete di grazia per un mar-zello, la qual lulssi per memoria da meter nel mio studio etc. È da saper, in questa matina le artilarie veniva di Venecia, condule per sier Zuan Moro sopranominato, zoè su piale, canoni pezi 7, su charete, polvere, ballote ealtrearteIlarie,chome diffuse dirò più avanti, et erano a Liza Fusina a di 17, et steteno a zon-zer a Padoa fino a la malina sequente per diffeto di cavalli e boi da tirarle, et il provedador Griti tutto ozi mandò a l’incontro persone a solicitar venisse-no, voi impiantarle al castello et haverlo. 247 Noto. Intisi a Padoa, quelli 16 et il capitanio e comessarij regij haver mandato comandamenti ze-neral a tutti li gastaldi e affituali, stavano in le caxe di Padoa, di zenthilomeni nostri e altri venitiani po-pular, che dovesseno insir di le caxe, in termine do zorni, sotto gravissime pene. E Idio ha voluto, noi credendo, la Signoria à ’uto il dominio di Padoa, e intrati dentro, senza saputa di padoani che si volesse tuor Padoa, che ’I re di romani è vicino a Vicenza im persona etc. Et in questo medemo zorno sier Anzolo Fosca-rini, andato con barche a la volta di Bovolenta, andò a Piove di Sacho e ave il dominio e levò San-Marco; e quel podestà, era lì per padoani, Nicolò di Ruberti, per aversi ben portato con nostri in ogni cossa, non li fo fato mal alcuno, ma li fo fato bona compagnia e privato di la podestarja. Et subito ditti di Piove, cridando: Marco! Marco! Preseno uno ciladin, causa di gran mal contra la Signoria, chiamato .................. e subito fo apichato im piaza. E cussi Piove fo recupera e ritornò sotto la Signoria nostra. Item, li villani vicini a Moncelese, zoè di Arquà e li vicini,-inteso la Signoria haver recupera Padoa, andono a Moncelese, che si teniva per il ducha di Ferara, et cridando: Marco! Marco! Introno in la terra ; et quelli feraresi erano lì, per numero zer-cha 50, se liroe in castello è li si feno forte, et dissello hanno artellarie dentro etc, Item, Andrea Cao di Vacha, fratello di Frezelim, è sta rebello grandissimo nostro, et questo è stà et è marchesco, intrato nostri im Padoa, con certe zente sue andò versso Este, qual etiam teniva ditto ducha di Ferara, et con il favor de li villani ave la terra a nome di la Signoria nostra, et scrisse al provedador andava versso Montagnana per averla. Et in Este introe per nome di la Signoria sier Daniel Moro, di sier Mariti, fradello di sier Hironimo, era prima podestà lì. In questo zorno, a di 17, fo Santa Marina, che si 247* ave Padoa, che, ita volente fato, a dì 17 novembre 1505 (sic) etiam la Signoria nostra intrò im Padoa; et è il dì di Santa Marina, dove a Venelia, a Santa Marina, è sepolto il doxe missier Michiel Sten, dove è le chiave di Padoa, poste a la soa sepultura. E in questo di di Santa Marina iterimi ritornò sotto il pristinum e santo dominio nostro. Et da poi disnar fo pregadi, et leto con gran ju-billo do letere dii provedador Griti, di Padoa, qual è mollo amato ini Padoa, per haversi ben portato quando l’anno pasato vi lue podestà. Etiam fo lelo altre letere. Fu posto, per i savìj d’ acordo, scriver una bona letera a dito provedador, laudandolo di 1’ aquisto, e quelli strenui capi, Zitolo di Perosa e Latanzio di Bergamo, et anche in fine litterarum dice sier Zuan Diedo, nobel nostro. Item, che dii sacho debbi remediar più non siegui, e mandi quelli rebelli «ladini padoani descripti in una poliza inclusa, la qual non fo leta al pregadi. Item, di li castelli venuti sotto la Signoria non sano 0. Fu presa. Et la letera fo mandata via, scrivendoli con diligentia vedesse aver il castello e mandar li presoni qui; ma la poliza di ci-tadini fo suspesa, per alcuni di colegio, mandarla, perchè voleno il primo pregadi revochar ; et cussi non fu mandata. Fu posto, per i savij, scriver a li nostri oratori a Roma di l’àquisto di Padoa, chiamati da quelli po-puli, et debbi comunieharla con quelli vadino a parlar al papa. Item, pregar soa santità ne voglij haver per boni figlioli, e li mandemo il mandalo et synicha’ in ampia forma, sjlito far a tutti li nostri oratori. E fu presa. Et in questo pregadi fo consejo di X con la zon-ta etc. Fu posto, etiam per li savij, una parte, che ’1 consolo di Damasco, da esser eleclo, habi ducati 200 lieto, nè fazi mercadantia etc., ut in ea. Ave 12 di no, 150 de sì ; e fu presa. E da saper, fo letere in colegio di sier Vi- 248