453 MD1X, GIUGNO. 454 sopra, altri Ingaltera, altri sguizari lo molesta, altri die T à compito di far quello el doveva per li capitoli contra venitiani, et andaria a Milan a meter sesto a queste terre e lochi aquistati etc. Et è da creder, babbi mandato a dir, il papa non dubiti di lui et pe-rhò à disiolto il campo, acciò non si acordi con la Signoria nostra. Et intisi, da uno venuto di Brexa, che francesi diceano : Nui prendemo piegore in Italia e perdemo vedelli in Pranza, videlicet citi. Item, si dice, cremonesi e brexani sono mal contenti, et voriano ritornar soto la Signoria nostra ; sì che si tien presto questo habi ad esser. Noto. Eri rnatina, per colegio, li savij con la Signoria voleano licenliar questi presoni francesi è in Toresele, in scambio di quelli presi a Trevi, et sier Alvise Bon, dotor; ma sier Marin Morexini, avoga-dor, non volse fosse questa cossa expedita per colegio, ma fosse messa la parte im pregadi. Fo letere di sier Zacaria Contarmi, el ca-valier, da Milani, scrisse a suo fìol Francesco. Chome era lì prexom e stava bene ; et li mandasse un lauto da donar a un francese. 214* In questa terra eri fo comenzato a morir di peste, videlicet in la contra’ di San Lio ne morite 3, in cha’ di uno credenzier, preso a Chioza ; unde per la Signoria fo commesso a sier Agustin Venier, sier Zuam Corner, sier Hironiino Grimani, deputali sopra la sanila, dovesseno far ogni provisione, brasando il tutto ; e cussi mandono a far etiam in Ca-narejo, in cha’ Centon morì uno barcharuol. Fo provisto, posto ... barche di Lazareto, fato li medici, ordinato mandar a Lazareto vechio et nuovo per so-speto. Di Padoa. Si have, per homeni venuti e li bardiamoli, che seguile eri certo rerrior, videlicet per quelli todeschi venuti, qualli sono insolenti, et per ogni locho ne son morti qualche uno di lhoro da’ pa-doani. El ozi se inlese, che quelli dii borgo Santa f con una bandiera di San Marco veneno versso piaza, con bona parte dii populo, e todeschi e citadini im piaza ili arme, et fo certa barufa, ma non seguì altro. Et che quelli dii Portello con li bardiamoli si messeno in arme et rompeieno la porta dii Portello, qual era serata, per una voce fo dila, missier Andrea Grili è con zente a la porta di San Zuane, et armati, veneno per vegnir a la piaza, cridaudo : Marco ! Marco! Ma a la porta di Ponte Peochioso la trovono serata, et non poteno vegnir di longo ; et si andavano, saria omnino seguito novità contra li citadini, perchè tuta Padoa chiama San Marco, da li citadini in fuora, i qualli fano il tutto confra di nui. In questo zorno zonse sier Zuan Badoer, dotor, cavalier, vien orator di Roma; e il zorno sequente zonse sier Zorzi Pixani. Di mar. Se intese certissimo, per do vie, le nostre galie di Fiandra, capitanio sier Agustin da Mulla, a dì 21 erano zonle a Liesna; sì che sarano qui subito. Fo bona nova. Fo divulgalo esser stà preso nel consejo di X, che li castelani siano soto posti al consejo di X, li altri rectori e provedadori siano remessi a 1’ ofìcio di l’avogaria,- acciò possino far l’ofìcio suo contra quelli sono partiti di le terre etc. Et fo divulgato, sier Agustim Valicr, fo proveda-dor ad Amplio, quondam sier Bertuzi, et sier Silvestro Morexini, fo podestà e capitanio a Feltre, quondam sier Andrea, esser stà retenuti ; tamen non fu vero, ma ben il Valier meritava. Noto. Da poi di la novità di Padoa seguite, che la sera todeschi e padoani veneno al Portello et messeno a sacho le caxe di quelli bardiamoli etc. In questi zorni per colegio, vedendo quelli di Miran non voler sfar solo Padoa, e cussi Uriago, ha-vendossi oferto andar de lì a governo sier Alvixe di Dardani, pupylar, scrivan a li auditori novi, per gra-lia, qual à possession de lì; e cussi fo electo prove-dador a Miran e Uriago. El qual andò, e al primo lujo inlrò in Miran con jubilo. Item nota, se intese a Padoa alcuni citadini non se impazavano et erano marcheschi, videlicet Papa-fava, Doti et Obizi et i Saonaruola et Sonzini, tutti il resto conlrarij. Die 29 junii 150.9, in rogatis. 21 L’anderà parie, che salve et reserva te-Iute leze et ordeni in questa materia, disponenti contra i sce-lesli et sacrilegi et violatori de li monasteri)' de monache sacrate et dedicate al servitio et cullo divino, et maxime quella del 1486, a di 30 mazo, sia statuito et azonto, che tutti quelli che userano con monache, nei monasterij over fuora, et similiter quelli che Irarano monache de’ monasterij, etiam che se excusaseno non haver con quelle usado, ultra le pene de presone et pecuniarie, che per le precedente leze ge sono imposte, siano perpetuamente banditi de Venetia et del deslreto, non possendo etiam in alcuno loco nostro haver oflitio, benefìtio, nè alcuno emolimento da la Signoria nostra ; et se i serano trovali et presi fra i confini, star debano anni doy in la preson Forte serali, et poi siano remessi al bando, et hoc tociens quociens ; et habino quelli