397 MDIX, GIUGNO. 398 Signoria havesse avisà il suo re, nostro confederato, si haria interposto etc. Et poi molti rasonamenti, li fo ditto si vederia di farli risposta col senato et darli qualche danar, si se potrà, licci siamo su grandissima spesa. Et nota, se li fa le spese, se li dà ducati 5 al zorno. Vene sier Andrea Grili, procurator, provedador zencral di campo, da Mestre, et longamente referi il tutto e la condition dii campo e di eondutieri e dii capitanio, laudandolo di fede, ma ben è pusilanimo; è saldo, e per lui non si veniva a la zornata, non voleva si partisse il campo da Trevi, ma la l’ogosità dii signor Bortolo io causa etc. El qual, poi referi lo e consultato, tornò a Mestre. Vene uno cavalaro di Padoa, con una lelera senza sottoscription. Par padoani scrivano esser conienti che cadaun zenlhilomo e ciladin possino vegnir a Padoa e ini padoana ad arcoglier le sue intrade et melerle in caxa e governarle, proludendoli sarano securi et non arano impazo; et cussi hanno lato far proclame ini pena di la forcha. 189 Noto. Se intese, che Amplio, ini brexana, castello fortissimo, ancora si tien per la Signoria, per li ho-meni di la valle, ben che sier Agustin Valier, provedador, sia venuto via senza niun 1’ habi richiesto. Adeo fo gran mormoratiom in colegio ; et per queslo, li capi dii consejo di X, sier Piero Liom, sier Andrea Loredan, sier Pollo Capello, el cavalier, man-dono per questi reclori, caslelani e provedadori, sono venuti via senza ìicentia, et li fono diponer il modo, et poi conira chi li par prozederano. Et etiam sier Silvestro Morexini, fo podestà e capitanio a Fel-tre, dipose, et sier Donà Moro, venuto caslelan di Quer e altri assa’. Quello di Ihoro sarà scriverò poi. Da Vicenza. Se intese, come tra Ihoro si tifavano a pezi, zoè li borgesani, quali è marcheschi, conira li citadini, per cerla carne si vendeva in la terra. Item, che quelli cremonesi, qualli feno ne 1’ andar via, eli’ è fuziti di qui, cavar li ochij e li te-sticuli a San Marco dipento nel muro, ussi’ di la terra. fonno alcuni marcheschi, che li fonno adosso et li feriteno, alcuni amazati; si che fonno mal meritali. Da Fiorenza. Se inlese, per via di fiorentini, in zerchio, el è cossa cerla, poi che ’1 campo li è sta atorno assa’,,capitanio Marco Antonio Colona, et Pisa era ruinalà, brusalo lutti li colmi de le caxe per de-sasio di legne, et fevano quasi un foclio in la terra, e non più, per tutti. Era ini Pisa, tra homeni e done, 1300 in tutto, ma virilmente si difendevano, et uno pisano valeva per 4 di fiorentini etc. El vedendo non poter più, havendo mandato li soi oratori a Fiorenza a capitolar, tandem concluseno darli la terra con 3 capitoli tra li altri : videlicet siano exempti per anni XX; et fiorentini li remefeno tutto quelli essi pisani li debano dar; et che possino gulder le Ihoro possessione solo Fiorenza e altrove, come prima. E cussi a dì 3 fiorentini doveano mandar a tuor il possesso di la cità di Pisa. Et queslo, da poi stenlati anni 15 (I). Da poi disnar fo pregadi. Et poi leto le letere. Fo consejo di X con la zonta. Fo poslo, per i savij, mandar Marco Rizo, secretorio, a Padoa, per saper questa lelera mandata chi l’ha mandata, et aver la conclusion, acciò con effecto si habhi questo di poter haver le nostre mirate, qual si taja a furia, e farli uno presente di ducali 2000; et che, quando altramente padoani facesse, saria forzo far provisione, sì che nostri polesseno haver il suo. Et cussi questa parte fu presa. El qual partirà damatina, et a Liza Fusina manderà ad haver il salvo conduto. Fu poslo, per tutti di colegio, un quarto di tan- 189* sa, a pagar per luto 25 di questo, potendo scontar di arzenti, over pagar con arzenti, con il don ctc. ; et siano salisfati di tanti arzenti vivi et zenabrij, la mìtà di F uno, l’altra milà di l’altro, li arzenti vivi a raxon di ducali 5, et li zenabrij ducali etc., ut in parte. Fu presa. Fu posto, per sier Zorzi Emo, savio dii consejo, sier Alvise Mozenigo, cavalier, sier Antonio Zusti- gnan, dolor, sier Antonio Condolmer et sier...... ....., savij a terra ferma, scrìver ai relori di Cremona, è in castello, e sier Marco Loredan, provedador, una letera in risposta di la soa; che vedendo che quelli fanti per palo alcuno non voi restar, debino veder prender qualche partito con francesi etc. Or il consejo di questo mormorò assai* et contradi-se sier Piero Moro, è di pregadi, quondam sier Ca-briel, dicendo si doveriano tenir ; et li rispose sier Antonio Zustignan, dotor, ma non fu quasi aldito. Et poi parlò sier Alvise Zuslignan, è di la zonta, quondam sier Marco. El li savij conzono la parte, videlicet che prometino a li contestabeli il dopio, e cussi a li caporali, fanti e guasladori, provision, come li hanno promesso, perpetua, per il senato nostro; et debino far il tulio a mantenirsi, con molte parole exortandoli a far questo, perchè di breve in-tenderano cossa, che francesi converano levarsi etc. Et questa fu presa (2). Et Fu posto, per i consieri, salvo conduto per mexi (1) In margine: Pisani. (2) In margine: Cremona. (N. B.).