251 MDIX, MAGGIO. 252 121 * Copia di una altra /etera dii dito, data im Brexa a dì 15, ut supra. Frater carissime. lleri sera te scrissi quanto fu ili uovo, borra, eh’è 7 di note, è venuto letere dii provedador Oriti, el qual è ai Orzi, et etiam è letere ili nostro padre, qual è a Caravazo etc. Scrive che subito si lazi in-tertegnir la zente et veder de far una massa. Del signor Bortolo fin qui non se intende la certeza; se dice Prandio dal Borgo et Gitolo da Perosa esser morti da valenti hoineni. Non so che volta prenderà nostro padre, dubito, se ’1 sta tropo lì, non li intra-vegna qualche senistro. Li ho spazato un a posta, azò el se re li ri in Iodio securo, azò se veda de recuperai' più zente se poi, et fortifichar i lochi. Questa terra è ben disposta, vero è che la voi gran guardia, et è mal in bordine de artelarie, per esser stà disfornita per altri lochi, pcrhò è forzo che la Signoria subito mandi quel più de artelarie et mo-nilion, perchè si erede certo questo sarà el primo Iodio che sarà asaltado. lo ho deliberato aspelar qui fin el carissimo nostro padre azonzi, se ’1 dia ve-gnir, et poi mi risolverò quello bavero a far. Non dirò altro. Im Pressa (sic), a dì 15, a bore 7. Franciscus Coiìnelius. Et nota, leto queste letere im pregadi, tanto ca-live et di mala sorte, di la rota dii campo, sier Pollo Barbo, procurator, vechio, et huomo savio et molto exercitato in la republica, qual za più anni non volea più esser di colegio, el qual vene im pregadi, mandato a chiamarlo, da parte dii principe, per Piero Mazaruol, secretano, qual li disse P è roto il campo ; e lui comenzò a lacrimar, et disse a la mojer: Dame la vesta, che vojo andar im pregadi a dir 4 parole et poi morirò contento. Et cussi, leto le letere, andò in renga et aricordò molte provisione, dicendo eramo spazadi. Parlono etiam altri, et tra i qual, zercha mutar fortuna di provedadori, parlò sier Alvise di Prioli, era di pregadi, quondam sier Zuane, exortando si dovesse far do proveda-dori e mandarli in campo questa sera. E cussi fo messa la parte, ma li electi refudono; et fo pessima cossa. Et se Jo era in senato, come già fui, haria aricordato do cosse di summa importanlia : primo che ’1 doxe andasse versso Verona, che saria slà gran reputalione, la seconda si facesse do oratori al signor luroo ; la qual cossa mai è stà voluta far. Et vien dito, sier Lunardo Grimani, fo savio dii eonse-jo, che morì, la volse meter, ma il resto dii colegio et il principe et sier Pollo Barbo sopradito et altri, non la sentiva, et speravano col potente exercito aver vitoria ; unde il Grimani si alterò e di colora mori. Fu posto in questo pregadi, per il serenissimo e 12 tutti di colegio, do decime al monte nuovo et una tansa, a pagar per tuta la septimana, videlicet fin a dì 20; e possino scontar di arzenti posti in zecha, chome fu preso. Ave 6 di no. Fu posto, per li savij dii colegio, scriver a sier Antonio Zuslignan, dotor, era partito per andar provedador a Crema, et era a Padoa, che subito el vaili a Roverè et sia electo orator al re di romani, con quella commissione parerà al consejo. Et presa la parte, come dirò, fu mandato Piero Pender, todesco, a Trento, a tuor salvo conduto dal vescovo etc. Or proposta questa opinion al consejo, perchè non era allro rimedio, o papa, o Maximian, o inchinarssi a Franza. Et sier Polo Pixani, el eavalier, savio del consejo, contradise, dicendo è da indusiar; li rispose sier Alvixe da Moliti. Poi parlò sier Polo Barbo, procurator, voi angario e meter in hordine el nostro campo e plachar il papa e voi indusiar. Et poi con gran colora parlò sier Andrea Loredan per la parte ; et il Pisani si tolse soso. E andò la parte ; el fu presa. Fu posto, per i savij, scriver a Roma al Cardinal Grimani et Corner di questa rota, et parli al papa non voglij veder la nostra mina e toy le sue terre, perchè avanti li 20 dii mexe ge le oferimo, juxta il termine dato in la seomunicha, et sijno col papa e con li reverendissimi cardinali etc. Et fo drezà le letere a lboro, perchè tenivemo che li oratori nostri za fosseno partili di Roma por ripatriar. Fu posto, per li savij, scriver ai reofori noslri di terra, che per tutto provedino de invalidir le forze dii campo nostro, qual non è roto, ma è stà disordine etc. Presa. Fu posto, per li savij, scriver a li provedadori zencrali si redugino a uno, chome scriveno voler far, et col capitanio zencral, et melino il campo in hordine, poi eli’ è seguito tal disordine etc., el non senio per inanellar etc. ; una bona letera. Et sier Alvise di Prioli, savio a terra ferma, andò in renga, laudò la parte et più di far do provedadori in campo zenerali, perchè siano lì etc. Et perchè era slà parlà, che ’1 doxe non andasse doman in chiesta con le cerimonie, ni facesse il pasto solito da la Sensa, che za era preparalo, el questo disse sier Polo Pixani in la renga soa, bora sier Alvixe di Prio'.j disse