17 MDIX, MARZO. 18 6 francesi, cou bordine di gran maislro, zoè "200 cavali et 200 fanti, erano a Trezo, passono Adda a guazo, et la note se imboscano. Et non feno alcun danno a li villani sul nostro, venuti per premier dito capilanio, che de lì doveva passar, disprovisto, solum con cavali pochi et certi provisionati. Or do villani lo fece asaper a sier Francesco Venier, capilanio, che si meleva in bordine per andarli contra, et subilo spazò fanti e altre zente contra ditto conte. E1 qual, inteso la cossa, vene securo per altra via, et essi nimici repassò Adda, e il capitauio zonse a Bergamo. Quésta nuova se intese la malina per la terra, et tutti li parse gran cossa, dicendo siamo uperte a la guerra. Dii Condolmer, orator nostro, vieni di Liom, 0 se intendeva ; si tenia, di Turili veria per Po a Venecia. A dì 14, mercorc. Da malina fo letere di Roma, di 11, a nofia, di sier Zuan Badoer, dolor, cava-lier, orator nostro; il sumario scriverò poi. Etiam ne fo dii Pixani, qual andava col papa. Item, se intese di certo danno fato per francesi sul noslro a Trevi, chome dirò di solo ; si che la guerra è rota. De Londra, fo ìetere di merchadanti, di 17 et 19 fevrer. Chome il re di romani era a Brexelle a soi piaceri, nè di guerra si parlava alcuna cossa etc. Fo divulgalo in questi zorni, il marchexe di Man-toa esser acordato col papa per capitauio di la Cinesia, et non fo vero. In questa malina li 40 criminal si reduse in colegio, col serenissimo, per expedir la cossa di Vicenza, dii processo etc.; e cussi fo remessa la causa a la consolaría. Item, vene 5 stratioti, cavalli, a cavallo, li ho-meni in corté di palazzo, venuti di Zara per ve-gnir a’ servicij di la Signoria, zoè il cugnato fo di Nicolò di Nona, nominato........, et per li savij a terra ferma fonno visti et aceplali. Da poi disnar fo pregadi. Et vidi letere di Cremona, di 12, copiosa di nove di Milan, il sumario scriverò poi. Et dómenle il pregadi se reduceva, a hore zercha 21, achadete cossa notanda, che Irete do grandissimi schiopi di bombarda et polvere in l’aere, adeo le caxe tremava et il palazo e stelle in ajere. Et questo fo, perchè in la caxa di 1’ arsenal era fuogo intrato, o messo, in la polvere, et havia brasato cussi. Adeo tutti corevano a 1’arsenal, et Jo fu’ di quelli, a veder, et vidi cossa spaventosa et di gran fastidio, come dirò di solo. Et il pregadi vene tutto 1 Viarii di M. Samjto. — Tom. Vili. ■zoso, dubitando di qualche mal. Et poi tornono suso solum sier Polo Capelo, el cavalier, eh' è sora le mu-nilion dii consejo di X, el li executori, sier Hironitno Capello et sier Marco Antonio Loredam, el sier Da- 6 * niel Dandolo, patron à l’arzenal, dii qual ozi si di-scargava le sue robe a starvi, per esser miralo »0-viter; et questi andono, con li altri, provedando. Erano etiam ivi, palroni a l’arscnal, sier Zuan Fo-scarini et sier'Nicolò Pasqualigo. Or prima, andando, scontrai, e con barella e per terra, li cape-lanij, con 4 relcnli coperti. Qualli dicevano, questi haveano messo focho in la polvere et erano triestini ; altri dicevano erano francesi presi li in 1’ arsenal, et altri in chiesia di San Martini, et li indiaciaveno. Or più olirà scontrai molti corpi Irati di le ruine, chi brusati, chi magagnati, chi senza testa, chi senza brazo, chi mezi parli, senza parlar, con visi de sa-rasini per il foco, che venivano porladi fuora sopra le laute ; tra i qual vidi sier Francesco Hosso, protho, homo dignissimo, el da tulli dolesto di la morie sua, per le bone galie che 'I leva e bon sesto. Item, vidi Vicenzo Zenaro, fiol dii masser, in manege a comedo, et uno altro, fo diio era zenlhilomo, con manege a comedo el vesta fodrà di martori, posto in chiesia di San Martin. Fo dito era sier Alvise Loredan, quondam sier Matio, va sopracomilo, ma non fu vero, et fu Carlo Bontempo, scrivan ai cinque, venuto lì col Zenaro. Or, in summa, si dice è morti più di 60, et assa’ magagnati, Ira i qual molti putì e facilini el altri homeui valenti, lavoravano in l’arsenal. Et le piere di le muraglie andavano come pioza per l’arsenal, et feva gran danno a li meschini, che si ritrovava sotto tal fortuna. Sfondroe colmi di magazeni di arlilarie dii consejo di X et altri, et fe’ danno grandissimo in l’arsenal. Di polvere, non fo brusato solum zercha miera 12, perché, Dio cussi volendo, è do zorni, che 4000 barilli di lai polvere era sta cargada su li burchi], e non ancora partidi di l’arsenal, per Ci’emona et allrove, che si fosse stati lì, et etiam si ’1 focho era nel magazen grando di la polvere, tulio l’arsenal si brasava. Rumò molte caxe vechie a Castello, e fe’ gran danno e al mo-naslerio di San Daniel, a’ colmi e vcriade, et maxime la morte di questi homenl valenti. Era grandissimo vento. Fo fato molte provisione, per veder il • focho non fosse per le galie. Fo mandato tutti li fachini si trovava a Rialto e San Marco lì, ajular le mine ; doman scriverò più diffuse di tal cossa. Et menati questi in camera, magno spedante populo, subito il colegio dii consejo di X vene zoso di pregadi per examinarli. I qualli fono questi: sier Piero Bal- 2