423 mdix, dove era preparalo con lapezzarie, per la venuta di domino Nicolò Firmian, vieti al governo di lì, per nome dii re dì romani, et lo messeno a sacho. Et inleso quello voleva il .trombeta, el etiam alcuni ci-tadini disseno non è tempo di far movesta, il populo messeno zoso le arme per quel zorno, et non seguite altro; sì che ¡1 populo di Vicenza e tulio mar-chesco. Questa nova sì ave por il diio trombeta tornato in campo a Mestre, et etiam per visentini venuti di qui, qualli referiteno il tulio, et come si trovono a la eossa. 201 A dì 21. La mulina se intese, cho'me sier Francesco Capelo, el cavalier, fo provedador a Trieste, qual di bordine dii consrjo di X, bavendo grande amicitia con domino Lunardo da Dresano, è gover-nador e capitiinio dìi re di romani a Padoa, el qual in Alemagna, al tempo l’era orator, li stava in caxa etc., et bavendo, per via di certi frati, auto salvo conduto, che dito frale con un compagno potesse vegnir e andar a Padoa, par ohe insieme, a dì. ., dito sier Francesco partì per via di Mostre e fo a Padoa et bave coloquio, per mezenìlà di uno altro, col dillo Lunardo; et inteso quanto el voleva in risposta, eri se ne (ornava ìndrìedo. Et perché fo fato certa crida, tutti quelli haveano zentilhomeni in caxa si dovesseno dar in nota, im pena etc., esso sier Francesco lì parse partir, bavendo il salvo eon-dttlo, et fato acotnpagnar per Rigo Poro fuora dii Portello, perhò che le porle di Padoa sì lieti serate. Et montalo ini barella, come el fo a presso Slrà vene questo Rigo Porro, con zercha 50 cavali, drie-do, e lo fe’ arivar, dicendo che ’I tornasse; e lui, volendo vegnir di longo, fu bisogno che ’1 tornasse in-driedo. E smontalo, lo messe in certa hostaria al Portello lì a Padoa ; et il frale e uno Constantin Ca-vaza, erano con lui, fono menati via, et lui restato con guardia. El qual di questa cossa spazò uno suo fameglio et avìsò la Signoria di (al cossa. El. inteso questo in cologio, fo scrilo do letore molto calde a Padoa, una al prefato Lunardo, l’altra a la. comunità, dolendossì di questa retenlion ; et ohe questi è malli muodi e dì farne provisìon, et voglìj relassarlo etc. Da poi disiiar fo consejo dì X con la zonla, lardi. In questa malina l’orator ungaro fo a la Signoria, solìoìtando la sua expedìtione. El li fo ditto che restasse in questa terra, el si aspeclavano letere di Hongarìa. Fo dito, non si sa la via, ohe il castello di Cremona era venuto in man di francesi, zoo quelli fanti erano ■ dentro, et Jacomin dì Val Trompia, havia giugno. ' 424 tolto le chiave per forza, et inlroduti francesi el fato presoni li rectori e il provedador erano lì dentro. La qual nova fo dilla a San Marco et Rialto, tamen non si sa .chi à porla questa nova. Item, per via di todeschi, si ha la conclusion fata, che Maximìano (sic) e il re di romani dieno esser a parlamento ad Archo, over sono stati za ; et che Maximìano à gran zenle et vegnirà versso Padoa et Treviso. Altri disseno doveano esser a Garda a parlamento. Et za intisi da’ veronesi, ohe ora slà prepara la caxa di domino Jannes dì Campo Fregoso por la venula dii re di romani; tamen non fonilo, la causa scriverò di solo. Et nolo, intisi, a Verona zonse, domenega, a dì 17, per governo el vescovo di Trento. Item, fa l’oficio di podestà domino Bortolo Pompei, dolor. In questo zorno fo retenuto, per il consejo di X, 201 * cerio spiom over trombeta francese, qual era vestito da zudio con la barda zalla, et cognosciuto da uno, fe’ asapor a lì cai di X. Et preso, fo examinato etc. A dì 22. La matìna se intese esser stà proso a Liza Fusìna Zuan Francesco d’Ascole, fo nostro con-testabele, dì fanti 300, el qual za alcuni zornì, hes-sendo a nostro soldo, visto la fortuna contraria, si partì, borra par questo voleva far certi fanti per pa-doani. Or, che se sìa, fo retenuto, non so il modo, et posto im prexon. Quel sarà scriverò. Item fo con firmalo, il castello di Cremona ha-versì reso, a dì 1(5, sabato, hore 22, salvo lì fanti con (ulte sue robe e le persone di rectori, provedador e castelan, altri dice li hanno fato presoni; el le arle-larie erano stà inchiodate. Questa nova si bave por uno fante di alcuni cremonesi è qui retenuti, qual dice partì de Cremona za 3 zornì, tamen Zuam Cola, parti a dì 17, domenega, dii campo dii re da Peschiera, et non se diceva questo. Item si dice, altri è venuti, partì luni, a dì 20, di Cremona, che ancora si leniva; altri disse aver visto Jacomin di Val Troni-pia, era contestabile lì, passar a Ponte Vigo con cari di robe. Or quello sarà scriverò, sapendo, la verità; tamen tutti tien sia vero, non senza biasmo di sier Marco Loredan, provedador, che volea far tante cosse, per il parlar fato a quella so cugna’, madama Camilla. Vene sier Francesco Capelo, el cavalier, in cole-gio, et refferì con lì capì dì X quanto havia fato a Padoa con quel Lunardo da Dresano, qual borra è reslà capitatilo cesareo sora le zente, perché lì sono zonli eri sera do govcrnadori alemani et li nomina ; et che ha otcnuto, che venitiani habino l’inlrade soe questo anno. E cussi è sL'i voler di quelli do govcr-