403 MLlIX, Loredan, cao di X ; el por ¡1 consejo di X, sopra l’ar-lilaric, sier Pollo Capello, ol cavalier; e sopra queste cosse si lavora, el etiam arlelarie et altro, sier Zorzi Emo, savio dii consejo. El li molini si lavoravano in l’arsemi da man et da cavalli ; et a la Zueclia fo fato uno, in cha’ de sier Luca VcndPamin, quondam sier Lunardo, ma-sena con cavali, et altrove, come dirò: Et al ponto granilo ili Murali fo posti do ruode di molili, su san-doni tolti di Gavarzere; ma non rcussito, perchè non pono masenar se non do hore dii zorno, quando I’ aqua va zoso etc. El fra’ Jocoudo, iuzegner, era occupato in questo. In questo zorno, per diliberalion di la Signoria, con li oai di X, fo falò relenir sier Marin Codio, quondam sier Zuan Alvixe, per ninnolane falò, ma-' xitne fense comprar una peza di raso cremosin, e fala venir a caxa a mostrar, quella camufoe e ussì con il raso per una altra porta ; et il mandato (m.°) l’aspe-lava, si andò doler dal principe. Et fo fato retenir ; sarà castigato justa i soi demeriti. Noto. Molti in questi zorni fonno retenuli, chi per arme, chi per straparlar, chi per sospcto di spioni, et etiam uno vendeva profetie di Santa Bri-zita per la terra,- perchè in quelle orane poste alcune parole mollo scandolose, et li detono corda per saper la cossa. Quel sarà scriverò; et più non si vendeva ditto prophelie etc. La ci issa di l’aquisto di Ormi, scrito di sopra, fo a dì 18, poi si ave fo a dì 25 mazo. El a dì l(ì di Carthagenia zonse a Mazachibir dita armata, velie numero . . ., su la qual ora il reverendissimo Cardinal, eh’ è homo santissimo, et fanti 11 milia et ho-meni d’arme 700, zoo cavali, et zanetetcri 1000; cussi diceva il Besalu, clic ave lui questa nova. El volendo smontar in terra, mori li fono contra, ma yspani oteneno; c mori, volendo fuzor a Uran, non fono aperti el andono a Tremessen, et spagnoli seguita la vitoria a Uran e quello l’hebbe per forza, con occision di mori et presi numero XI milia etc. Et questa nova si ha, por via di Fiorenza, ha di primo, di la corte, da Vajadolit. Nolo. Bernardini Brendola, venuto di Cremona, con quel Palavesim, per la risposta, per i oai di X fo messo a San Chimento, et. mandato per altra via lo letere in Cremona in castello; el stevano con custodia di do barche di cai di X. Et sleteno fino a dì 15 lì, che fono quel Palavisìn lasalo andar via, et Bernardini restò in questa terra. 192 A dì 15, fo il zorno di San Fido, venere. Noi qual dì si soleva far processimi ol andar il doxe GIUGNO. 404 per lorra con lo cerimonie a San Vido, e si feva un ponte sora canal grando, su galie, a San Vido, el feva il pasto di zonlhilomeni zoveni di 30 anni in 40; e questo, è sia fato ogni anno, al presente, per queste turbulentie, non fu fata. Fo gran rumor in la terra, lassar lo usanze antiche, et -a mi dispiacete. assai. Crodo sia slà lassata di far por bordine di colegio over consejo. di X, perchè questa precession è di cai di X: e convieneno esservi. El fo per esser slà scoperto il tratato di missier Bajamonte Tiepolo, 1310. Vene Zitolo di Porosa, contestabele, qual nel falò d’arme si portò benissimo, fo ferito combatendo di più ferite e lassato come morto nel numero di corpi. Et passato la furia, Si reave, el fato prexon di cerli ballestriori di Palavixini, fo fato medichar et nescio quomodo, si judicha, pagato la taja, vene qui. E Dio volesse cussi fosse il signor Piero dal Monte, che fo dito era vivo; ma poi si ave certo fu morlo, et per uno di soi trovalo il corpo, fu sepulto etc. Or la venuta di costui piaque a tutto il colegio; et era alozato a la cha’ di padoani. Fo mandato a visitarlo sier Antonio Condolmer, savio a terra ferma, con darli danari etc. El qual disse molte cosse dì la rota ; et che ’I re di Pranza era roto e si teniva roto, poi che fo roto il suo primo squadron ; e li fatili si portò benissimo, ma le zelilo d’arme mal; el che domino Antonio di Pij, capo di colonelo, è slà causa, che a lui tochava e non si trovava ; el si le zente d’arme fusse stà forme senza combater, francesi erano roti cerio et in fuga ; et clic Jacomo Secho è stà gran causa, gridava : Senio roti, et eramo vincitori. Et altre cosse disse, bone da intender. Sì alenderà a varirlo di le ferite, perchè merita assai. Vene in questa terra Tliadio dal Mar, dolor, el Alvise da Rovera et alcuni altri trivisani ; el questo Thadio fo ambasador a Padoa, a quel Lunardo da Dresano, per capitolar etc. Non so la causa si (sic) è slà fati venir, Treviso è ben reduto. Di campo, di provedadori. Cliome haveano auto una letera di Padoa, di domino Antonio Cao di Vacha. Li scriveva che domino Leonardo da Dresa-no, capitanìo regio, li havia dito aver auto uno mandalo dii re suo, che veniliani polesseno scuodor tutte lo sue intrade, e cussi potino venir a scuoderle etc. E nota, molti mandono a scuoder, ma non ossavano andar con la persona etc. Et quelli di Miran mai vol-seno partirsi di San Marco, imo levono 1’ ubidientia a’ padoani, e il vicario fuzì a Padoa. Et nota, la note di Santo Antonio tutta Padoa fo in arme tutta la no- 192* te, dubitando dii nostro campo; e cussi dici tur Moncoleso el Eslo, eli’è di Perora al presente. Et pa-