141 MD1X, APRILE. 1« era certa clausula ili populari, di ¿bastarli di San Marco e di Rialto, sier Alvise di Prioli, è di pre-gadi, quondam sier Zuane, contradise con gran col-lora, diceiklo liaveamo bon populo, et non erajusta, adco li savij si tolseno zoso. Et poi andò in renga sier Piero Contarmi, è di la zonta, quondam sier Zuan Ruzier, contradicendo a tutta la parie, e non cazar li poveri homeni di oOcij e da capello, e saria di limitar di ducati 30 in zoso etc. ; li rispose sier Antonio Condolmer, savio a terra ferma. Et poi etiam il principe parloe con collora, minazando el Contarini non dovea parlar cussi etc., el saria di proveder. Et andò la parte: 31 di no, il resto di la |Kirle ; et fu presa. Et io comanda grandissima credenza e sagramenlado el consejo. 3 ' Di Bergamo, di rectori, di 26. Chome francesi hano auto per forza la rocha di Medelacbo, da poi combatuta assai, e intrati dentro, fenno grandissima crudeltà, amazando tuli homeni, l'emene e putti, adeo Bergamo è in gran paura et quelli cita-dini desperati, dubitando di la terra, hanno scrito in campo a li provedadori. Item, mandono fuora domino Lalantio di Bergamo con li fanti e slratioli, ma, visto erano grossi, ritornorono in Bergamo. Di Faenza. Dii prender da i nimici Hironimo Tartaro, contestabele, mandato per lui in Val di Lamon a Brisigele, et mancha lui con 25 compagni; tamen sier Alvise Bondimier, castelan e proveda-dor a Russi, scrive mancha lui con la compagnia, fanti 250. Di Ingaltera, date a Londra, di sier Andrea Badoer, orator nostro, di 29 marzo; e questa è la 2.a letera si ha ’uto. Scrive il suo viazo e zonzer de li con gran pericolo. El il re, amal-lato, stava malissimo et in periculum vitce, li mandò a dir, che varito lo ’1 aldiria volentieri ; et quel Nicolò da Ponte si opera col re et è suo amico. Item, si ha vestito da oralor ; ma non ha danari, pe-rhò se li manda, bisogna star honoratamenle. Tutti de lì, maxime fiorentini, li ha parso di novo non aver saputa quando el vene etc. Item, il re à fato comandamento per tutta l’ixola, che le galie e nave di venitiani siano ben viste ; la qual cossa à dato che dir a molli, dubitando si babbi intelligentia. Et altre particularità, ut in litteris. Di campo, di Castegnodolo, di 26 da sera, dii provedador Corner, è lì. Si parte per Manerbe cou le zente, poi Ponte Vigo, dove sarà lì el gover-nadur, eh’è con lui, e il provedador Griti che vien di Cremona. Etiam sarà il capetanio zeneral, qual è a Cedi andato, eh’ è poco distante. E tutti sono vo- lenterosi far fali, zonli a uno consultcrano quid fiendum. Et che le artelarie sono zonte a certo Iodio, ut in litteris. Fu posto, per i savij, scriver in lng-altera, a l’orator nostro, sij col re, polendo; el si ’I morisse, si doglia al Gol, et si aliegri di la election sua, el lo pregi a esser conira Franza, perche ’1 voi la ruina di l'arebidueba etc.; el se li manda per letere di cambio ducali 400, con avisarli li successi di qui. Preso. Fu posto, per i savij, scriver a Roma, vadino dal papa a dolersi de queste motion el fa in Romagna, e che ’I sa li havemo oferto le terre, zoè Faenza e Rimano ; et stiano vigilanti etc., e si doglino con tutti li cardinali di questo, el vedino aver li Orsini etc. Presa. Di sier Hironimo Sovergnan, è orator no- 64 stro a presso sguizari, date a dì.. , a Turich. Come par non habi auto nostra letera in risposta di sue, die fo spazata con la resolulion. Item, è stà fato una dieta a Cuora di sguizari ; el quelli cantoni si hanno risiolto indusiar a la 2.* septimana di mazo, et in hoc interim non voler esser ni con Franza, ni con la Signoria, ni altri. Item, de lì è uno orator dii re di Franza, et ne vien uno altro molto degno, che li fanno gran partidi, tamen lhoro voriano saper la resolution di la Signoria nostra. Et se li mandi danari, non ha il modo a trovar. Fu posto, per li savij, scriver al predito, che li havemo scripto, e il modo di la resolution replichar, e stagi vigilante e concludi et fazi etc., et seli manda ducati 200. Presa. In questa malina l’oralor yspano fo in colegio, a dir a la Signoria, che il suo re voi esser bon amico di questa Signoria. Et che 1’ à letere di Valenza, di suo fiol, 'fresche, che ’1 armada certo si fa conira mori, nè la Signoria si dubiti etc. Item, fo l’orator di Ferara, a dir il suo ducha voi esser bon fiol di questa Signoria, si ben è stà electo confalonier dii papa, con altre particularità. Il principe li usò bone parole. Noto. In questi zorni fo ordinà a tutti li ofìciali, che la note fevano varde, che si niuna poliza era messa su coione o altrove, la tolesseno zoso et la porlasseno ai cai di X, e poslo di zio custodi ; e mandato a dir a Castello al patriarcha, si venisse algun breve o messo dii papa per descomunega, non Io lassasse publicar. Tamen la lerra non teme dila sco-municha. Item, a Padoa in questi giorni fo certo rumor di peste, in alcune caxe, et maxime in caxa di domino Carlo Ruim, dotor, che leze in jurc, che li