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         In quest;! mulina vene ;i hi presentii! <li rupi dii eonsejo di X sier Aguslin Valier, quondam sier Beriuzi, era provedador a Ampho ini brexana, dicendo quelli di la valle erano intrati in la rocha et tolto la rocha in si a nome dii re di Franza et licen-tiato esso provedador, qual per li monti, per la via di Lodron, è zonto qui, el scusandosi non haver potuto far altro etc.
        Nota. Amplio si tene per la Signoria più zorni poi la partita di questo provedador.
        Di Roma, fo letere di 20, rechie, di oratori.
    0	da conto.
        Noto. A Cliioza fo mandato 1’ altro eri sier An-zolo da Pexaro, savio ai ordeni, con un rasonato di la Signoria, Francesco Duodo, con ducati 0000, a pagar le zelile d’arme vien di Havena, e passino a Molile Alban et vadino in campo in veronese. Item, continuamente zonzevano qui fanti, vien di Ravcna et Romagna; erano mandati a Padoa etc., tuta via la piaza era piena di tal fanti et molti bolognesi. Et perchè queste zeute d’ arme fonilo spogliale sul Polesene, el ai passi, per quelli dii ducha di Ferara e toltoli li cavalli, adeo non si potè far quanto era ordinato etc.
         È da saper, che per la terra fo ditto, che nel rno-naslerio di San Zorzi Mazor, da poi il partir di frati, era sta trova assa’ arme, poste in deposito, perchè voleano far novità, et per il eonsejo di X le sono sta lolle ; tamen judico sia stà zanza levala, et con ef-t'ecto essi frati andono via per la scomunicha.
        Item fo dito, che in colegio fo sier Andrea Na-vajer, di sier Bernardo, qual slava col signor Bortolo Liviano, poi che suo padre fallile, et si ritrovò armato nel fato d’arme. Disse, il signor Bortolo aver fato da un Hetor, ruppe do squadroni francesi el combatè virilissimamente; el dimandando socorsso, niun dii nostro campo volse andar coutra un squadro!), qual, si 500 solli homeni d’arme di nostri ha-vesseuo fato testa, si rompevano, perchè za erano roti; e che ’I capitanio ordinò niun vi andasse, sì che è stà causa di la rota. Et dicitur, tal cossa messe in nota ai eai dii eonsejo di X.
        Item, che uno Lodovico Fieravanle, qual era in exilio di terra e luogi, per aver lato ainazar suo padre in chiesia di Frari, par babbi auto salvo conduto per il eonsejo di X; et dice, che dove l’è stalo si sapeva lutto quello si feva im pregadi, et chi meteva le parte e chi contradiceva, et à queste letere di aviso. Quello sarà poi ne farò di solo nota.
155	Gionse in questa terra sier Matio Zantani, quondam sier Antonio, vien castelam di Brè, di Val Cha-
niunega. Quelli di la valle si sublevono et ebbeno la rocha a nome dii re di Franza, et il castelan vene per monti e capitò qui ; et per esser venuto per terra, le gambe se inOono, adeo non potè ussir di caxa.
   Noto. A San Chimento era un certo frale di 1’ bordine di la Charilà, qual è gran tempo sta lì con un conversso, el nome don Piero Nani, zenlhilomo nostro, di anni 90; et dice molte cosse, qual le traze di prophetie. Et Jo fui da lui ozi, mi disse molle cosse. A gran corsso di palricij. Dice, questa terra perderà lutto el dominio per li pecbati; et che l’iiii-perador dia andar a Roma e tajerà la testa al papa e poi sarà cazato e si farà uno altro imperador, qual tien sia il duca Carlo di Borgogna, che si tien sia vivo e sta in heremi, el qual farà un papa boti; e il Turcliosi faràchristiam, et la Signoria rehaverà tulio
il	suo stato; el re di Franza viverà pochi mexi; et questa flagelation durerà do anni e mezo, e poi questo anno sarà phame e peste grandissima, tamen Veniexia resterà intacla. E questo dice è scripto pelle prophetie, di li! qual el ne ha gran copia eie. Et nota, la briga’ al presente atende molto a prophelie et vano in chiesia di San Marco, vedando prophetie di musaicho, qual fece far l’abate Joachim etc.
   Item, sier Francesco Orio, slato vicedomino a Ferara, ozi Jo el vidi fuora di caxa a San Marco; tamen si à portalo mal.
    Da poi disnar fo pregadi, et leto letere. El vernino zoso mollo secreti. Et quello barano fato di solo scriverò, sapendo, ma lutti sono di mala voja.
   Fo scrito ai provedadori in campo non si lievi per niun modo dove i sono, ma più presto vedino intrar in la terra etc.
   Noto. Di Ravena si have, il Cardinal Pavia non haver voluto sia levà l’artilarie e monitione, ma ben fatto inventario e dato in man dii provedador Landò, lino non habbi letere dii papa ; el le posses-sion di nostri par Zuan di Saxadello habbi tolto il possesso, adeo si judicha sarano perse. Et sier Alvise Diodo, quondam sier Francesco, dotor, et sier Francesco Venier, quondam sier Jacomo, stavano a Ravena a le lhoro possession, veneno in questa terra, dicendo esser desfati, si perdeseno le possession.
    In questa terra le biave valeano da lire (i in 7 il ster. Non era ebarestia molla, si atende a far ogni provision di biave, sono ogni matina li provedadori in colegio, sier Stefano Contarmi, quondam sier Da-vit, sier Antonio da Canal, quondam sier Nicolò, et sier Thomà Lion. Et per il eonsejo di X con la zonta in questi zorni fonno elecli do sora le biave, sier Alv ise Malipiero, consier, sier Stefano Contarmi, eao di X.