1G4* 345 «nix. i con Sonzin Benzom etc. El uno contestabele, chia-mato Altobello, vene in questa terra e narò il lutto. Noto. A Riva lo scrito al provedador /uain Antonio di Renier, qual era in rocha, dovesse veder di salvarsi, et dagi la rocha al vescovo di Trento, perchè non si poi socoreria. ltem gionseno ozi sier Felixe Bon, di sier Fau-lin, castelan di San Felixe di Verona, sier Piero da Mosto, di sier Francesco, castelan di San Piero, et sier Pollo Bragadin, di sier Zuan Francesco, et sier Marco Manolesso, quondam sier Marco, castelani di castel vechio; quali, non havendo alcun pressidio dentro, veronesi ebeno li castelli e mandono via ditti castelani etc. Nogaruole, castello in veronese, si tien, perchè ancora non è sta niun a dimandarlo, ma poi si rese, et cussi Lignago. Et gionse qui sier Hironimoda Canal, quondam sier Zuane, era li a Lignago. Dice, fo posto in rocha 30 fanti ; et sier Polo Trivixan, castelan, mandò da li provedadori a dimandar danari, i qualli non li mandoe, et li fanti ussiteno lutti; si che si poi dir persa la rocha, ben che nostri voleano tajar 1’ Adexe atorno, al qual efleclo andò fra’ .lo-condo, ma 1’ Adexe è basso, non si farà 0, poi si anegerà campi ; et si comandava li homeni a far I’ o-pera, e non voleano venir. Veneno ozi 4 oratori di la comunità di Fellre, per dimandar a la Signoria over pressidio over quello habino a far etc. Di Axola di brexana. 0 si sa, di 29 in qua non è letere, si tien sia persa. La qual toc.ha al mar-chexe di Mantoa. A dì 4. La ma lina fo letere di Patloa, ca-tive. Chome la terra è in arme, non haveano voluto entri li fanti. Et che Vicenza haveano manda IO oratori a uno Lunardo di Drcsano, nontio del re di romani, a Sehyo, per darsi, e cussi vociano far pa-doani. E altre particularità, come dirò di soto. Fo chiama consejo di X in colegio con la zonta, et feno molte provisione qual si saperà poi. Fo fato una crida, su la pi;.za di San Marco et di Rialto, da parte di lo excelentissimo consejo di X, che niun soldato foreslier o tener non possi portar arme di sorta alcuna, ini pena di la fiordi a immediate; adeo, fata la crida, una exlremità di soldati, erano im'pìaza, tutti messeno zoso le arme. El nota, fo dito niun porti arme sino quelli hanno licentia. E subilo fo fato una forcha alta, in mezo le do coione, la qual steva continue. E per questa crida luti li soldati fono obi‘dienti ; et la sera poi, dove erano aloza-ti, tutte le Ihoro arme per li depulati dii consejo di X GIUGNO. aiti fonilo tolte e portale in uno magaien in terra nova con li segnali. ltem, olirà li tiiK) homeni fo preso eri di far, fo etiam preso far altri 100 prr uno a li 4 capitanij di le barche, et 10!) al capi tallio dii consejo di X ; si che sono più di 1100 homeni armati con arme sotto, qualli slatino per le piaze, driedo li so capi. Di campo, fo letere di cri, da Saleto. Sono li provedadori disperali, aspelano risposta el danari etc. Vene, per aver au lienlia, sier Zuan Griti, stato podestà el capitanio a Rimano; ma non la potè aver aver per il consejo di X con la zonta. Ozi gionse domino Zu.in Colta, secretano dii signor Bortolo d’ Alviano, qual andò per la via di Fe-rara, con el cavalier Biancbo, era prexon (pii, come ho scripto di sopra, in campo dii re di Pranza a Peschiera, per il riscato dii signor Bortolo centra li presoni è qui francesi ; el questo è tornato, e il francese, restato, dice lorneria indubitatamente, voleva tramar il suo recapilo. El ha parlato a quelli signori francesi, el gran uiaistro e tutti, exepto el roy ; e non voleno far 0, ma ben dariano in cambio sier Zustignan Morexini e il liol e il Gradenigo, presi a Trevi, e sier Nicolò Memo podestà, et non sa di sier Alvise Bon, dolor, podestà di Caxal Mazor, ma quelli presi da poi la rota non se ne parli. Et cussi esso Cota è ritornato, con veder si possibel è di ha-ver ditto signor Bortolo over il prefato sier Alvise Bum, qual fu fato prexom avanti la rota. Nolo. La mojer dii conte di Piliano, capitanio ze-neral nostro, era a Brexa, quando il re entrò, in ca-xa di Baptista da Martincngo, poi andò con licentia dii re in manloana da certi soi parenti. Questa nome Gujelmina, la qual fo garzona ili dito capitanio, lolla a tempo di la guerra di Ferara, poi sposata. À con lei uno Gol di anni XI, nominato Chiapin, zoè Orsso, qual è qui a Venelia, in caxa di Piero di Bibiena, suo secretario; et Gedi, zoè il palazo dii conte, el caza bella, di’ è una sua possession lì, il roy donò a monsignor di Chiarnon. Di Roma. Nulla era, et le letere, retenulc a Ur- lti5 bin, non vene; moZuauJacomoCaroldo, secretano, a Santo Archanzolo, poi fato far la consignatione di le terre el castelli al Cardinal Pavia e il ducha di Urbin per nome dii papa, fue fato prexom, come più diffuse scriverò di soto. Queste letere di Roma erano di do cardinali veneti, in risposta. Da poi disnar fo pregadi. Et leto le infrascripte lelere : Di Padoa, di retori e provedador Emo. Co-