1135 MCCCCLXXXXIX, AGOSTO. 1136 ria per ben di la cristianità, et ordinò al Cardinal Capila dovesse far far oration per Roma. Poi li disse li suraarii di Pranza, et il papa era contento riformar li brievi a li electori de l’imperio, lamen credeva che per la Alemagna di Friul turchi potesse andar in ajuto dii ducha di Mila», zoè da Inspurch a Melz è do zornate, da Melz a Como 40 mia. Ilem, di le censure voi esser con li più valenti di Roma et trovar modo etc. Et il Buzardo nulla à confessato, voi darli la corda, et il papa desiderava saper la risposta nostra di la venuta dii nepote Borgia legato, et si la Signoria nostra havea abuto a grato, et esso orator excusò non esser zonta fin hora, lamen è zonta, perchè lo expedita. Ilem, il papa disse era stato con 1’ orator neapolitano, qual li à ditto il ducha di Bixegno marito di madona Lugrecia esser partito di Roma per do cause, una perchè in palazo erano molti francesi nemici de’napolitani, et poi perchè si dicea 1* armata francese di Provenza dovea meter in terra in reame, et era ito in ajuto dii re Fedrico; et soa Santità rispose poco curarsi de lui; demum li dimandò si Colonesi cavalcava in ajuto di Milan, rispose l’orator de sì, et il papa disse ande-rano contra la Signoria, et l’orator disse no ma verso Aste contra francesi, et se più sarà si farano contra la Signoria ; et il papa disse, lassa che tu non sa il tutto aspeta il tuo re habi auto una lettera li scrive la Signoria. Poi l’orator di Milan si dolse esser sta presa una cavalchata sua mia 4 lonzi di Roma, et toltoli le lettere, lamen non fu vero, fo il corier che havea inimicitia con uno altro et tandem ebbe le lettere, et il papa disse el tuo ducha à retenuto e lettere et nostri messi andava in Aste « sapi orator il tuo signor durerà pocho per li soi meriti, et si tu dia scriver el spiar de qui non ti lasseremo ». Per l’altra, di 19 fin 20 : come fo dal Cardinal Mi-chiel Santo Anzolo havendo ricevuto le nostre lettere, et explicoe il pagar di le do decime, à tanto bisogno, licei li cardinali fusseno ecetuadi, rispose soa Santità li cardinali è le coione di la fede, poi siamo obligato in particulare a quella illuslrissima Signoria non do, 4, sei, ma 10 decime el tutta la roba, et poi meter il sangue per ben di quel stato. Ringratiò soa Santità, etc. Fo dal Cardinal Grimani, qual lacrimoe dicendo, siamo ubligati a farlo, il padre nostro à dedicato la vita, non bisogna a quella illustrissima Signoria richieder quello è suo, et volea dar tutta l’in-trada. Ilem, eri ricevuto lettere nostre, di 13, in materia dii fiol dii conte di Pitiano per el vescoado di Cividal, andò dal papa el qual li disse: domino orator « è stalo da nui il secretario dii Cardinal Orsino per questo, qual inteso la risposta se aquietò, laudaino mollo il conte di la fede sua, ma havendo promesso al reverendissimo Michiel, qual è lume di 1’ bordine nostro, et dato al Trivixan prothonotario, qual lo laudò assai di bontà, integrità doctrina, et li havemo donà la parie di l’annata, come à fato altri cardinali, non volemo far altro, ma daremo un’altro mior al ditto conte ». Item, che esso orator anderia dal Cardinal Lisbona et Recanati per le decime quali hanno 439 benefìcii sul nostro, et crede farano il simile. Item, domino Ventura depositario dii papa voria li 500 ducati presto per li fanti, et il reverendo datario si racomanda, quasi dicat voria etc., per la bolla di le decime. Et noto sier Filippo Trum proeurator disse havea inteso questo Trivixam prothonotario havia venduti li soi benefìcii per comprar questo. Da Ravena, di sier Aloixe Venier podestà el capitano, di 22. Esser zonto lì li fanti venuti di Roma, fa le mostre et dà li danari, et cussi è zonti quelli di Urbim et le zente d’arme, et fo scritto a Chioza sia preparato da passar, et passerano a monte Alban. Vene l’orator di Pranza, et mostrò lettere dii roy a lui drizate, di 5 da Lion, et dii Cardinal di Ambo-sa over di Roam, di G. Lauda la Signoria nostra, conforta li oratori a perseverar in solicitar quella, et monsignor di Beumonte vadi in campo nostro et lui major judice romagni. Quanto al tempo et il loco di romper a Milan à scritto a misier Zuam Jacomo suo locotenente di qua da’ monti che à la praticha, avisa et ordina quando ; et che lui andava da la raina a castel Romorenlino, sarà slutim de lì; et come dice una lettera tornerà et sarà a Lion a dì 23 per non si partir et atender a l’impresa. Et poi esso orator fe’ mandar tutti fuora, et come inlisi disse sospetava li fanti vien da Roma, non sieno desviati dal signor Lodovico per uno sospeto l’ha: li fo ditto non dubitasse si prevederia. Vene l’orator ispano domino Gualtier coman-dador, acompagnato da sier Marco Dandolo dotor et cavalier et sier Zuam Badoer el dotor, et li fo leto per Gasparo quello fu preso di dirli di le cosse dii Turcho, et come l’armada nostra era potente, et che ’1 Turcho era potenlia formidabile, et siamo l'an-timural di la cristianità. Poi disse dii ducha di Milan, li benefìcii recevudi da nui, et lui à provochà il Turcho, et de ogni beneficio auto ne paga de una gran de ingratitudine, et fo ordina darli i sumarii di le nove da inar et la copia di questa scrittura. Questo orator ringratiò la Signoria di la comunichation, et che dirà a li soi reali, et tolse licentia. Fo acompagnà dal principe a mczo l’audicntia, disse doman partiva,