MCCCCLXXXXVIII, NOVEMBRE. 13# qual è quel bassa cbe fu a Otranto, etc. Item, esser sta fato una coraria per turchi verso Poiana, e sono turchi 70 milia. Ilem, come a ili 20 zonse uno ora-tor dii re di Ilungaria per notifichar non esser in acordo col re di Polona suo fradello. Item, esser venuto lì uno messo di Ferisbei sanzaeho di Seutari, tamen nulla ha ditto de li confini, et come Sanzach bei era molto amico di la Signoria nostra. In questo consejo di pregadi, licei l'usse chiamato per intrar in la materia di Pranza, tamen, leto le lettere, introe el principe, Signoria, con li savii et cai dii consejo di X, et era homini 24. Licenzioe el pregadi, comandando credenza al solito, se divulgoe li nostri oratori in Franza tra lhoro non esser d’acordo. A dì 20 novembrio in colegio vene Zuam Alberto da la Figna tornato di Ferara, qual disse per nome dii suo signor, si doleva quello bavia fato il mar-chexe di Mantoa et che non a consejà in ninna cossa ; et come ivi era vennto uno orator fiorentino incognito, et li bavia parlato, et il signor dittoli il tutto et bavia scrito a Fiorenza. Vene l’orator dii ducha di Urbim, qual richiese per nome dii signor suo fusse mandato a la impresa di Casentino el conte di Pitiano governador nostro et il signor Zuane di Gonzaga suo cugnato, di la fede dii qual ne facea bona relatione, voi fanti C000 * et danari. Li lo risposto per el principe, non esser da muover il conte di brexana, et dii signor Zuanne, eramo chiari horamai di la fede di gonzageschi ; di fanti si facea tutavia et Cariano ivi et li danari. Et è da saper cbe Piero di Bibiena secretano de’ Medici non veniva cussi spesso in colegio, adeo dete assai di mormorar. Di Milan di l’ orator, di 17. Come esso orator era stato col ducha, more solito, e con li altri oratori ; et che il ducha si avea tirato da parte e dis-scli: « Mi meraveglio non habiate hauto risposta da la Signoria, et di novo vi dico io voria adatarmi con quella, eie. » ; et l’orator nostro li rispose : voria far federation, etc. Item, quanto a la cava di Ojo ’1 ciucila li disse haver auto lettere da domino Francesco Bernardin Visconte, come non feva danno, nè non era contro li capitoli, nè tolleva l’aqua di Ojo, ma faceva per ritenir alcune aque corsive per le pos-session di domino Gaspar Stanga, et pertanto volea levar la suspension. Et che esso orator bavia pregato dovesse soprasieder a levar la suspension fino scrivesse a li rectori di Brexa cbe mandasse uno di soi a veder e tornasse la risposta. Et ancora fo leta una lettera di esso ducha di 8 al suo orator era (pii, come esso ducha voria acordo con la Signoria, la qual fo portata per Zuan Alberto et fo leta etiam in pregadi. Di Brexa, di rectori nostri, di 18. In consonanza haver abuto lettere di l’orator di Milan, et che la Signoria ordinasse quello havesseno a far. Li fo rescrito dovesseno mandar uno lhoro messo lì a veder, tamen, non far cossa alcuna in prejudicio di capitoli havemo con il ducha de Milan. D i Ruvena, di 18. Molte cosse impertinente ; et che li fanti di la comunità fuzevano verso Lugo, loelio dii ducha di Ferara ; et le zente nostre esser ariate verso il campo con ordine di poder tuor do vie come li proveditori ordenerà. Etiam, sier Zuam Paulo Gradenigo, di 18 da Ravena, avisa molte cosse secondo 1’ opinion sua, qual non fo leta. Di campo, de li provedilori, date a Bibiena, a dì 14. Come erano stati a veder il signor Bortolomeo d’Alviano, qual la faza sta male, et confortoe per nome di la Signoria nostra, justa le lettere di 5 clic li fo scripte. Qnal ringracioe assai con bone parole. Poi fono in consulto col ducha di Urbin e condutieri il zorno avanti, et andoe parte dii campo mia 7 a Camaldole. Era fanti numero 1G0 dentro et li frati fortifichati et rebateno li nostri, e amazalo G homini d’arme, 4 fanti et molti feriti, et re in fasta conve-neno tornar per una cativa via tardi a lume di torza a lhoro alozamenlo in Bibiena. Et come Marco di Santi bavia ben provisto a le vituarie, et haver in caneva 10 milia stera di tormento, et lo Iaudoe assai. Et per 1’ altra lettera, di 14, a hore 4 di note, come haveano ricevuto nostre lettere, di 8, 9 e 10. Concludono haver bisogno di fanti 600, guastadori G00, danari assai, et solicita le provision ; et come 56 da matina doveano andar a romper i molini di Popi, dove intendeano in quella sera esser zoriti fanti 2000; solieitano la venuta dii marchese di Mantoa, ohe ancora non sapeano la Irufa ne havea fata. Di sier An irei Lorednm, capitano di le nave, date a di 18 sora Ruitjm. Come era zonto lì con le nave, justa i mandati, per haver acompagnà le galie Barulo, Alexandria e trafego in Golfo. A dì 28 octu-brio tutte fono a Modon, dove è restalo la barza patrom sier Daniel Pasquaìigo. Avisa come la nave di sier Andrea Badoer, veniva di Candia con vini, patrom Piero da- Cataro, esser sta da uno corsaro portogalese, fo qui con zuchari di Medina, presa sora il Sasno, el inteso esso capitano questo, lo volse seguir, ma era za partito et non l’aria mai zonto; et come velizando con la barza fo di Garnbacurta che prese, quella noto la urtoe in la sua nave et fe aqua, scapolò li homini et si rupe; etiam una altra nave