567 MCCCCLXXXXIX, APRILE. 568 le gabelle ponevano fiorentini, et che fiorentini (licevano vogliam prima Pisa. Et fono lete molte lettere venute questi zorni, et notate di sopra ; et parlato di armar, qual primo o il capitano, over sier Albam Darmer, acciò non se con-fondesseno una por l’altra, termina primo il capitano. E1 ducha di Ferrara mandoe a dir in collegio come voria saper l’intrada de’ pisani, et perhò a ditti oratori fu dimandato la intrada, come ho scritto ; et volea andar a veder Mestre perchè era stato venti volte qui e mai havia ben visto la terra come fa al presente, e tutavia havea ducati 50 al zorno e à poche persone. Da Milan, di V oralor nostro. Come el ducha havia ditto haver scritto a Fiorenza etc. Et che Fra-chasso non voi star col ducha, va a star a Spinedo in mantoana, si voria conzar con la Signoria nostra ; et il ducha li ha dato licentia, et dito à tolto li soi castelli teniva. Da Ravena, dii podestà. Come li ballestrieri di la madona di Forlì erano partiti da Castelcaro e andati in Toscana. Et havia nova domino Nicolò Casta-gnan castelam di Faenza stava mal. Da Castel Delze, di proveditori. Come hanno lettere di Marco di Santi, che fu mandato dal conte di Sojano, che quel signor è di bori voler e farà il possibele por mandar a Bibiena qualche farine. Et 556* Jacomo Sacho à certa praticha in monte Cornaro. Et che che Zuam da Foltre pontestabele nostro volendo alozar ivi, li fo dato alcune feride, zoè lì dal conte preditto, adeo in cinquanta zorni è morto : et la soa condula essi proveditori, di fanti, la dete a sior Nicolò Sacho. Item, esser partiti li fanti di campo e il conte di Pitiano voi venir a Ravena e star lì, nè à più-speranza di vitoria. Et ha di Ribiena, per spagnoli venuti lì con pessima via, hanno ditto in Bibiena erano vituarie ancora per la prima setimana di aprii. Di Bibiena, diiprovedilor. Nulla da conto, la qual non fu fato lezor. Da Dulzigno, di sier Piero Nadal conte e capitano, molte lettere di 3, 6,16,23, el 26 fevrer. Di nove de lì; et a visi di cosse turchesche vechie ; et esser venuto mandato da la porta a Fcrisboi sanzacho di Scutari, di far 30 milia homeni da remo per l’armala, et a Scopia mandato por zenlc. E il signor voi andar in Puja, chi dice a Rodi, et voi haver il corpo di suo fratello che è a Napoli. Item, per una lettera scrive di la vitoria dii re di Poiana contra turchi, et che di turchi 100 milia che andoe non erano tornati 30 milia, et quelli di Scopia di 10 milia andoe non sono tornali 300 el il resto tra roti morii et abirati I dal gran frodo, et di quelli di Ferisbei andoe 150, ne son tornati 10. Item, per un’ altra lettera scrive zercha i salii ; et per una del zonzer di l’orator nostro, va al turcho, et quello diceva Ferisbei zercha le cosse di Cataro, el qual havia auto l’intrà dii Zer-novich. Da Anlona di sier Jacomo Capelo capitano di le galie di Fiandra, de primo marzo. Come havia car-gato et expedite le galie : zoè 700 baioni di lana, 1110 peze de stagno et li patroni vadagnerà ducati 5500 per galia ; et conseja si meta le galie per Fiandra e non per Antona sola, et sieno a Puola a mezo lujo. Item, cho quel re havia fato uno fio!, si-cliè ha tre fioli e una lia, et a Onflor non è corsari ; e si vanno discantando por esser cussi il voler dii re di Franza ; et che si partirà per ritornar de qui. E fo leto uno capitolo di una lettera da Londra di 5 marzo a sier Hironimo da cha Pexaro.de sier Boneto mandata : dice come era venuto lì dal re uno orator dii ducha di Milan stato per avanti, et à exposto al re tre cosse : prima mostrato uno albero dii parentà dii re di Franza, el qual dicea volea haver la ducea de Milan qual non li apartien, e pregava il re come justo li dagi ajuto, perchè il reame di Franza a soa majestà aspettava ; l’altra li vogli dar una soa fida al suo primogenito ; la terza che sii contento darli uno segno, zoè la charatiera. Et il re li ha risposto: primo haver bona paxe col re di Franza duratura in vita lhoro ne li voi dar ajuto niun ; a la seconda non voi dar soa fiola la qual à anni tre, poi non è di soa condition ; e la terza che la charatiera è un segno e hordine primo di re Artur et che li antiqui cavalieri haveano tal segno juravano esser amici di amici e nemici di nemici, et hessendo il re di Franza dentro non poi il ducha di Milan esser, et cussi lo ha licentiato e parte doman mal contento. Item, havia zugalo con Zorzi et lo ha batuto dicendo verba de’ venitiani. Et in questa matina io feci lezer una scriptura pieno collegio, mi havia data uno patroni di gripo homo praticho in Costantinopoli, di la condition di l’armata dii Turcho, et tuta cossa di farne conto : la qual sarà qui posta ; (amen li padri di collegio non ne fece stima, et judicio meo feno mal. Conditione di V armata poi far il Turcho et il nu- 55 mero di navilii ha al presente. « Per far el debito de mi Theodoro Vlasopulo ei-tadino di Candia, verso la vostra serenità serenissimo principe excelsa et illustrissima Signoria, reve-.