151 l’imperio. Et il re haver dito: non farò nulla voglio esser sempre di la Signoria. Tamen, el signor Lodovico ha fautori in corte, et dicono la Signoria ha-verà Cremona e cremonese e di là' di Adda, e il stato di Mantoa e di Ferara. Ilem, esser acordato il ducha di Savoja col re senza saputa di la duchessa nè altro suo consejer, et il re li dà 100 lanze et 10 milia scudi, et il ducha promete servir soa ma-jestà col stato e la persona e darli passo e vituarie, et a suo fratello el bastardo, chiamato monsignor bastardo di Savoja, li dà 50 lanze et 8000 franchi a l’anno. El come lo episcopo di Pazi, orator fiorentino, havendo tolto licenlia per ritornar a Fiorenza, zonto a Liom ebbe ordine da li soi signori di ritornar a corte; qual zonto con li altri, solicitavano al re zercha le lhoro facende, et facevano il tulio non si adatasse soa majestà con nui. Et come essi nostri oratori aspetavano risposta de qui, solicitando fusse presto, acciò la longeza dii tempo non nuosa, et perchè in quella corte pocho poteva star scerete tal nostre pratiche. De li ditti, lei lem di 15 ditto. Come a dì 12 re-ceveteno tre nostre lettere, una di 11) et doe di 27 octubrio, et andono da la regia majestà exponendo quanto in quelle si conleniva, zoè di la venuta di uno orator dii re di romani qui per caxon di quelli Fo-cher etc. 11 re rispose ringratia la Signoria di questa comuniom. Ilem, de li oratori fiorentini stati qui, et partiti re infecla, et ampliono la cossa, come havendo il re Carlo fato pisani liberi e nui promesso volevamo mantenir la fede, et il re disse poche parole ; che segno era non facea conto di Pisa, ringratia etc. et clip quello fece fu per instigation de alcuni. Ter-tio, advisono soa majestà la relaxation dii conte Zor-zi Zernovich, et il re mostrò averlo a grato et haver gran piacer, offerendosi etiam lui a la Signoria nostra ; et li disseno di zebelini li mandava la Signoria a donar, et falconi etc., che si faria il tuto di far soa majestà fusse servita. Rispose il re : « L’homo nostro dia esser zonto a Veniezia ; l’ho mandato in nome di messer Zuan Jacomo acciò nel ritorno el signor Lodovico non lo retenisse a Milan. » Et che havendo el tempo comodo, parlono a soa majestà zercha li 100 milia ducati richiesti, pregando soa majestà si exti-gnisse di tal dimande. Rispose : « Ben ben, saremo altre volte su questo ; vojo esser con quella Signoria, et niun ci trarà da quella ; speremo saremo d’acordo » ; nè altro si potè haver da lui. Et che essi oratori li disseno le pratiche doveriano esser secrete; rispose soa majestà : « Sì, et ben che ’1 papa ha ad esser in la confederation, lumen non volemo sapi li se- 152 cretietcossedi stati nostri. » Quanto a monsignor di San Martin e l’altro disse : « Non sono comparsi, ma venendo in presentìa li vergognarò e cazeroli, et ere- 61 * do i sapino questa mia volontà, perchè ze sta parla per lhoro e a tutti hahiamo dechiarito l’animo nostro. » El qual monsignor di San Martin va publice come ho ditto, e sta come homo dìi re e non messo di Milan ; ma l’altro sta incognito e stravestito. Et che soa majestà havia hauto nova l’orator di Napoli esser zonto in Aste, et in presentia lhoro scrisse non dovesse venir più oltra, et disse: « Volemo che ’1 vadi a star a Milan con el signor Lodovico. » Ilem, diman-dono li oratori nostri al re quando el fìol dii papa saria a la corte ; rispose : « L’è nel Dolphjnà in una terra dove è belle done e bon vin. Et quello sta a far • bona ciera e danza ; è stato 8 zorni lì, non sapemo quando porà esser qui » ; 'quasi trazendosi piacer di lui cor am omnibus, ridendo etc. Et che le trieve col re di romani sono fate per mexì 3. Li sguizari, è zente a piè forono licentiadi ; le gente d’arme andono a li alozamenti, et la più parte de li capetani erano li a la corte venuti, et il re di romani ha mandato a dimandar trieva per altri mexi tre, et la majestà regia di Franza mandava uno suo messo lì a veder con che pati voi questa trieva. Et poi disse soa majestà : « Havemo lettere dii Triulzi, come el marchexe di Mantoa era ritornato soldato vostro. » Et che Mor-gante corier doveva esser a dì 25 con queste lettere in collegio, et li promesseno darli quello ho scrito di sopra. Da Ravena, di 32. Come havea expedi li 400 alemani verso il campo. Et haver aviso di provedi- • tori, nostri voler tuor l’impresa di Galiada con quel conte di Sojano; et che havia nova le scolte di domino Jacomazo da Veniexia per alcuni fanti ussiti di Popi forono prese, et pocho manchò non seguisse eror grande; et che nostri voleano tuor uno castello ivi vicino. Di sier Zuam Paulo Gradenigo di 22, da Ra-vena. Haver ricevuto il comandamento di quel podestà, justa le lettere nostre, di andar a l’impresa di Galiada. Come la matina si dovea partir ; ben rechiedeva uno rasonato. Et per collegio li fo scripto ile-rum, celeremente an lasse a dita impresa di Galiada, et in campo sia rasonato Marco di Santi, et Piero Donado citadin da Ravena fazi l’oficio di pagador, fin verà il nostro. Et in collegio vene Jacomo Sacho, per nome dii conte di Sojano, qual prometeva assa’ cosse, tamen voleva qualche zente. Et per collegio, fo terminato darli 200 provisionati et 50 cavali lizieri et la pro- MCCCCLXXXXVIII, NOVEMBRE.