707 MCCCCLXXXX1X, MAGGIO. 708 disse: « Àmbasadori racomandeme al principe, et diteli die al principio de zugno sarò a Liori per esser a li confini dii re di romani per la Borgogna, et per l’impresa de Milan, et come farà quella Signoria seguirò». Ben voria la retificatione di la liga; et cussi fé’ uno inslrumento soa majestà, qual lhoro lo portoe de qui, et li disse « volemo recuperar la dueea de Milan et il conta di Pavia, nè altro volemo in Italia, et volemo servar la liga et li capitoli, et il re di romani è occupato al presente con sguizari staremo a veder quello farà la Signoria. Io ho lanze 800 di là dei monti ». Et eh’ è acordà col ducila di Savoja qual li deva 50 lanze, et havia mandà monsignor de Lion per sigilar, et non sa il seguito. Ilem, misier Zuam Jacomo Triulzi, signor Constantin Amiti et il mar-chexe di Saluza somma lanze 800, et voi mandar altre 700 lanze, et li mostrò la lista di le zente laverà, et manderà prima 400, poi il resto, sarà in tutto 1500 lanze, et li disse faremo un hon capitano, et che monsignor di Lignì havia dato fama esser lui, tome» non era seguito altro. Ilem, li disse: «io ho . ‘2500 lanze et 200 nobeli di ordinario, nulla spenderò in questa impresa, ho in cassa li danari » ; et il Cardinal1 Vìncula li havia dilto soa majestà haver 300 milia scudi d'oro dii sol fin qui asunati. Ilem, che la raina li deteno una lettera drizata a la Signoria nostra, la qual era sta presentata, et non fu leta. Ilem, l’opinion di esso orator era che ’1 re verà in Italia secondo farà la Signoria nostra, et si el Tur-elio ussirà a danni di Rodi o di la Signoria o di cristiani, soa majestà sarà a Lion, et indusierà a l’impresa, come voi li capitoli, a li qual fo posto assai parole per il gran canzelier, maxime in uno, che ste Ire zorni a conzarlo; ma si el Turche andava contra infideli poria esser sua majestà volesse li fosse mantenuto li capitoli : consejava la Signoria non si desabrazi di Pranza, nè li dagi briga di sospeto. Et lui orator li havia ditto: scire etc. ; et soa majestà rispose: « orator Dio mi à (¡ito assai ben in pocho tempo, perhò che mia mojer è graveda ». Et che nel luor licentia, soa majestà mandò sei taze, do barili, do ramine et do fiaschi d’arzento per uno a donar, quali si presenterà a le raxon nuove justa il consueto. Et è da saper prima che il re ne mandò a donar certi arzenti, et sier Filippo Trum procurator savio dii consejo disse eh’è arzenti, et l’orator poi disse la qualità. Ilem, che li mandò a lui uno privilegio che lui fusse dii suo consejo, et portasse el ziglio ne l’arma, et mostrò el ditto privilegio bolato, al principe, et molli di pregadi lo vete et lexe. Ilem, disse come a la corte si ritrovava esser el ducha di Lorena. qual è chiamato re de Sicilia, et è tutto di la Signoria nostra, eliain monsignor di Arzenton è molto amico di questo stato, et havia donato la effigie dii nostro principe al re, et che alla corte non si parla di Napoli, perchè la raina non voi per niente, et dice è la sepoltura de’ francesi ; et che il ducha di Lorena puoi assai col re et voria la Provenza, ma il re l’ha commessa al parlamento di Paris, eli’ è cossa longa. Ilem, poi esso orator si scusò si non havia lato el dover in questa legation, et disse esser sla sempre in paxe con li compagni, et concordi maxime al ben de la Signoria nostra, et haver fato 1’ oficio di boni oratori, et meritavano laude di la Signoria nostra. Ilem, che il re havia fato una provision, acciò non si trazi oro di Pranza, che le specie non vadi se non per mar, vide-licel in Provenza et Aque morte a discargar, ni eliam più veludi in Pranza si porli per via di terra. Ilem, laudò Ruzier fio di Zuam Jacomo secretario, qual era sla suo secretario, trazeva ben zifre et scrive ben, el Ilironimo fio di Lorenzo da la Siega era col Michiel ; laudò li collega ; et che si dovesse mandar danari al Loredam. Et esser stati a Turiti dove è Zuam Delze secretario nostro, sta con spexa, et non vi è altri che il canzelier, li aricorda sia levato; et montono in bareha insieme col collega, veneno a Casal, fono honorati dal marchexe et dal signor Constantin, et li dote il disnar di pesse in bareha, el qual signor Constantin voria condurse con la Signoria nostra a stipendio. Ilem, laudò le do mulle, maxime 302 quella li dote el principe nostro, quale sono optime eavalchature per li oratori anderanno in Pranza. Ilem, veneno per Pò a Cremona, fono visitali dal governador, et quelli dacieri volseno cerchar il burchio, licei havesseno lettere di passo et li parloe, la-men non cercono. Ilem, passò per Relforte, loco dii marchexe di Mantoa, dove li vene certi refrescamenti da parte dii signor con uno con sue lettere, qual si racomandava a la Signoria nostra, zonseno a Chioza, laudò sier Zorzi Pixani podestà, qual li dete aloza-mento. Quanto al spender : havia cavalli 25 per uno, benché da poi li quatro primi mexi mandasseno in driedo la mità per uno, et erano'stati mexi 11 fuo-ra et zorni 4, et a grossi 8 per bocha, potevano spender, et 4 per il cavallo, per uno ducati 2365 ; et lui havia speso, perchè tutti havia fato separatamente, ducati 1325, zoè zerclia ducati 1000 mancho di quello poteva spender in l’ordinario, el havia viveste ben, et tutta la fameja si laudava, et era stato da lui a manzar forestieri etc. Et ne la fine disse : si havesseno mal operato dimandava perdon ; et vene zoso di renga. Et el principe, justa el consueto, li lati-