21 MCCCCLXXXXVTH, OTTOBRE. 22 El io mandato a far schiopelieri c a Brexa e a Cividal di Beluno et a Fellre, per mandar in campo. Et eri, che lo a dì 7, hessendo gran consejo suso, ne gionse qui 100 schiopelieri venuti di visentina, quulli lono statiin expediti per Ilavena el de lì mandali in campo. Et hessendo dia in qui uno messo dii conte Federico di Monte Alboto, qual era sta a soldo col prefeto, offeriva 25 liomeni d’ arme et 400 provisionali prestissimi et propinqui a 1’ ex'ercito nostro. Et cussi, per il collegio, aricordante sier Marco Zorzi Silvio a ferii ferma, fo expedito et acetato li provisionati, et dato danari acciò subito andasse a farli, et con quelli venir in campo. Ancora eri fo acordato, per istromento, le con-dute con li noncii di l’Alviano et Orsino : zoè 150 liomeni d’arme per uno, per uno anno di ferma, el uno di rispeto in libertà di la Signoria, et ducati 15 milia di provisione, concludendo la Signoria era su grandissima spexa, sì da Pisa come di qua ; et si faceva una guerra che perhò Li terra non li piaceva, e di tutto il mal causi era il ducila di Milan, qual continuo lavorava soto aqua. Ili Bologna. Si liave come fiorentini haveano electi 16 citadini, zoè quatro per ogni quartier, per il llioro conseglio di otanta, ai quulli iniposeno la custodia ili hi cità di Fiorenza, apropinquandosi contro di quella Piero di Medici, che pur haveva dentro molti partesani ; et che mandavano do couiessarii in campo in Val de Nievole. In questa sera, reduto il collegio in camera da basso dii principe, vene, per caxa dii principe, el signor Zuane di Gonzaga fradello dii marebexe di Mantoa, con Antimacho suo mazor secretano, Donato di Preti et quel Irate Hironimo da Brexa heremita. Et sentato esso signor Zuane apresso el principe, presentò una lettera di suo fradelo di credenza, qual si sotoscriveva di sua mano propria schiavo el servi-dor, el marchexe di Munloa. Et prima ringracioe la Signoria ili haver tolto in gracia et in fiol devotissimo el signor suo fradelo, qual voleva morir a’servi-ciidi questa Signori;», et altro contento non aspetava, et che havìa 150 homeni d’arme in bordine e 200 cavali lizieri, 120 stratioti, et ha mandà a far in terra todescha 500 sguizari, el have 4000 fanti prestissimi, et che voi metersi a tuto quello'eomandarà la Signori;!. Et che per Mantoa tutti cridava Marco, Marco. Et che ivi era domino Cesar de Birago orator di Milano, che solicitava si acordasse con lui. Et tamen niun altro desiderio havìa se non di esser abrazato da questa illustrissima Signoria. Et sapientissime li fo risposto por il principe; et partito, andò alozar a San Zorzi. A dì 9 octubrio, in collegio, vene l’orator yspano a tuor liccntia per ripatriar, qual l’altro zorno havìa mandato li capitoli di la cità di Pistoia havia con fiorentini, qual è assa’ libertà ; et che parendo a la Signoria redur Pisa soto fiorentini con questi capitoli, li bastava l’animo di adatar. Ma hessendo sta eri per li padri di collegio consigliato (lieti capitoli, et visto erano subiecti et non liberi, che era cosa contraria a la intentimi nostra in questa materia, por el principe li fo risposto non esser a proposito, et che fiorentini non haveano voluntà di adularsi, et che ringratiava sua magnificencia di la faticha habuta, et poiché fiorentini non voleano risolversi, si vederla. Vene uno orator nuòvo dii duclia d’Urbin, chia- 8 mata domino Bortolomeo da Porosa, et presentò una lettera di credenza sotoscrita di man di esso ducila dicendo : schiavo, ducha d' Urbin. Qual venuto insieme con domino Machario, et sentati apresso il principe, expose molto longamente in excusation dii suo signor : concludendo quella impresa senza gran numero di fanti esser impossibile havesse bon exito. Et per el principe li fo sapientissime risposto, dicendo era zà sta mandà ducati 15 milia per far fanti, et non si mancherìa in tutto quello fusse di bisogno. Et fo mandato ducati 1000 a Ravena a far fanti 1000 soto 4 contestabeli, et scrito conducili Achiles di Tiberti et uno Piro di Visdomini da Cesena, con il qual il podestà di Ravena havìa intelligentia voler' venir con nui. Di Ravena. Come l’impresa di Galiada, lolla per quel di Sojano non rcussiva : et da Murali nulla di conto: et come li Bajoni, veniva in campo nostro, erano zonti su quel di Rimano. Quelle zente a Ravena anderiano in campo*; et nulla altro di conto, ma su questa sustantia. Di Milan, di l'orator nostro di 6. Come era partito per ritornar in Spagna 1’ orator yspano stato ivi residente, et esser nova de lì le zente dii re di romani esser sta rote da le zente dii re di Franza; et el ducha per questo stava di mallavoja, el faceva consegli et colloquii secreti justa il consueto con li oratori dii re di romani, di Fiorenza e di Ferrara, et non il nostro, qual era amalato. Da Pisa, di 3 el 4 octubrio. Lettere mollo meste et piene di affanno. Come dubitavano nostri, atento che tutte le zente chiedevano danari, e li contadini haveano mal animo, et inimici, a dì 3, detono la ba-taglia, zoé si apropinquoe a Librafata, la qual si deva a pati si por tuto il zorno non li veniva so-corso. Et inimici haver preso uno altro locho chiamato ..., et orano andati a Borgo de Castello, e