MCCCCLXXXXIX, MAGGIO. quelli fanli, sono lì, moreno da fame : prega la Signoria li mandi qualche paga. Da Milan, di l’oralor nostro, di 18. Come mandava lettere a domino Urban orator di Monterà, dice esser de importantia ; et che h do oratori nostri, vien di Franza, a dì 1G zonseno a Casal ; et per Milan si dìcea franzesi venir di qua de’monti. Da Bergamo, di sier Hironimo Orio, et sier Francesco Baecadona rectori, di 16. Come haveano per uno sguizaro : che a dì G, 7, 8 sguizari fono a le man con todeschi a Costanza, quali li rupeno, et amazono 1G milia todeschi, fo de’ sguizari morti sulum... Et in Costanza era il ducha di Baviera, qual voleva dar a sguizari GO milia ducati, et lasseno andar, non li hanno voluti tuor, voleno 1’ episcopo di Cuora llioro ribello in le man, che ivi dentro si atrova ; et dice esser sguizari GO milia in campo, zoè 10 milia pagati dal re di Franza. Et ditte nove, cussi come le hanno, avisano la Signoria nostra. Da Rovere, di sier Nicol'') da cita da Pexu.ro podestà. Dimanda danari et munilion per quel loco, nè altro di novo dice. D i Verona, di sier Jacomo Lion podesl ì et vice capitano. Come mandava danari per la limitatimi, et havia dato lì danari spedanti al signor Carlo Orsini justa i mandati a Raphael Oriti. Vene domino Urban di Alba orator di Monferà, nel levar dii collegio. Et disse prima zercha quel messo di domino M irquardo, fusse expedito; et havia lettere di lui, et die havia rescritto non si trovava le scriture, et che dimandava cosse vecliìe. Tieni, lesse la sua lettera da Casal, di 1G dii signor Constantin, dii zonzer ivi quel zorno di do oratori nostri honoratì, andavano a San Jacomo apresso Pavia, poi a Cremona, ltem, alcuni avisi di Franza dii concluder dii matrimonio dii ducha di Valentinoes in la fiola di monsignor di Albrel in camera regime coram regem. ltem, di la morte di monsignor di Bordieurt governador di Borgogna, qual era amico di la Signoria nostra, et che monsignor di Beomonte vien orator qui, et un altro qual non sapoa il nome. Fo ringratiato, etc. Di sier Antonio Grimani zeneral da mar. Vene una lettera data in galia, non dice dove : come havia scontrà el gripo, et parlato al frale, qual mandava a la Signoria nostra. Et tutta la terra per la venuta di ditto frale era in moto, tainen fo ordinato di far gran consejo e ozi consultar. In questa matina fo manda uno di nui savii ai ordeni a Lio, a far la mostra con Francesco Duodo rasonato ilei provisionati di Jacomo di Tarsia, va in Cvpro, 50, et d’acordo andoe sier Zuam Tri-vixam savio ai ordeni nostro collega, el aneleranno su la nave Grimana, perchè ozi a hore 1!) la bara capitana fa velia col nome di Dio, et per il tempo sorge. Da poi disnar fo gran consejo e messo parte per i 292 consejeri et capi di XL che a domino Donato Cara-zolo cittadin da Brandizo, qual era sta electo podestà de Bitonte per il re Ferandino, et volse venir orator a la Signoria nostra per quella comunità, et per questo nel ritorno suo il re lo privò di ditta pode-staria, et dii plieudo havia lì in Ptija di alcune cosse, qual per esser fidelissimo nostro, l’anderà parte che al ditto sia concesso per 4 volte vadi zudexe con li rectori nostri dove a lui piacerà, et dita parte bave 150 di no, el resto di la parte, et fu presa. ltem, fo posto parte che de ccetero li cataveri, sono et serano, possino esser electi in ogni officio sì dentro come di fuora, aleuto il pocho salario el uti lità hanno, et siano a la condition di signori di note da poter esser electi, et cussi fu presa. ltem, fu fato capitano a Verona: fu tolto sier Hironimo Zorzi el cavalier, et non passò. \ dì 22 mazo. In collegio. È da saper in questo zorno compio anni 33, et cussi a eterna memoria qui voglio far nolo. Vene Anseimo et Salamonsìn da Piove zudei, perii qual fu mandato; et per il principe li fo dimandato per questo bisogno di le cosse turchesche tra tutti zudei ducali 15 milia in prestedo, con la mità in prestedo con la cauzion come li altri ìmpre* stano. Risposeno: sariano insieme con li altri ebrei, et vederiano servir la Signoria nostra. Ilem, fo mandato per molti patrie», fuora di pregadi che sono richi, et li fo dimandato danari a imprestedo, et molti si scusavano per il romper di banchi ; et i Lipomani ozi andono al banco. Vene l’orator di Urbim, et mostrò una lettera dii suo ducha, di 20: come havendo inteso per sue lettere la Signoria voler resti a venir, per caxon ili le aque e.t di 1’ armala, li par sia con incargo suo per haver divulgato il venir, con le sue zente, perhò prega la Signoria nostra, quando ben più non lo volesse a soi slipendii, lo lassi venir, et sempre sarà bon servidor, et haverà fede a questo ìnclito dominio, et che aspectava la risposta. Et per il principe li fo risposto si consejeria questo dovesse venir. Vene l’orator di Faenza, el disse el suo signor dimandava a la Signoria alcune artilarie, erano 11 ad imprestedo, fino che le sue faceva far a Brexa ve-