1229 scrisse misicr Zuam Jacomo zcrca esso conte, /few, à uno aviso da Crema conforme a quel di Cremona. Ite in, il conte, Vetor da Martinengo ha afirmato il conte di Mixocho, fiol di misier Zuam Jacomo, è a Milan, esser maridado in una fiola lo dii conte Zuam Boromeo. Reparto di uno nonlio di uno di primi di Cremona mandato a li pruvedadovi in campo e di 12 deputati a la guerra. Come no:) saria sta tanto quella cita ad aversi dato a la Signoria, si non fosse che misier Zuam Jacomo li à scrito non si rendi, ma voi venirla a socorer, e non voi che venitiani l’habi. Ilem, in la città è la mazor parte per san Marco. Da Bergamo, di reclori, di 5. Come hano nova misier Zuam Jacomo è mirato in Milan, e tre caxe domina quella cita a! presente, videlicet Triulzi, Visconte et Boromea. et non voleno francesi, et che misicr Zuam Jacomo voi venir a socor'-r Cremona con 5000 persone, voi si mantengi in libertà. Ilem, che ’1 ducha di Milan ora a Como nel vescoado, e lì stava, e Como havia levà le bandiere di l’imperador, et fo mandalo uno milanese, domino Coradim de Vil-merchà, a governo di quella terra, e li citadini li disse si levasse aliter fariano, lumen è pur lì. Et qui va l’aviso notado di sopra dii cavalchar dii ducha per Milan col ducheto, et esser scritto di sopra per eror. Da Brexa, di reclori, di 5. Come quel monoculo corier è zonlo li con lettere, va a misicr Zuam Jacomo, e poi a l’orator in Pranza, qual partì e andò verso Milan, et ozi è tornato, dice niun è lassato passar, et che milanesi fanno far gran zerche per trovar lettere, ergo eie. De li dirti reclori, di 0. Con.e han ricevuto nostre lettere in risposta di ofieii da esser dati, cussi eseguirai) con lì citadini. Ilem, manda una letteradi quel zorno di Zuam da Feltro conlestabele a Pontevico, avisa che quel messo di domino Cabriel di Milij da Cremona vene lì, voleva li provedadori presto presto vi andasse, perchè havia una porta in soa libertà over mandasseno 200 provisionati a tuorla, nostri fono pigri, etc. Avisa l'orsi potrà esser dificultà per esservi dentro tre parte: Pranza, Ducha e San Marco. Ilem, manda una poliza, li scrive ditto domino Gabriel, solicitando venir dii campo propinquo. Et esso conlestabele conclude quando la Signoria nostra bavera auto Cremona lo vogli poner a custodia per esser fedelissimo. Di Rovere, di sier Nicol) da cha da Pexaro, podestà di 4. Come quelli di la liga Grisa e agnelini preparano zelile per venir conira il re di romani, e 1230 . di novo si accende il foco in vai Venosa, et queli di Trento feva zente. Da Fellre, di sier Barbaro, podestà el capilano, di 5. Come quelli di ivam e Primior levano zente justa la deliboration fata in la Dieta di far exereìto, perchè sguizari par vieneno forti conira di llioro e par de’ brieve la trieva sia rota; ha mandalo esploratori per saper. D i Iiivena di sier Alvixe Venier podestà e ca- 476 * pii ino, di 6. In materia di Codignola, par habino volontà queli dii loco di rendersi, tamen vi manderà le zente a campo, e tutto è in bordine. Da poi disnar fo collegio. Et fo leto una lettera di sier Andrea Baxadona capitano di le galie di Barbaria de li successi seguidi in armada, ma prima scriverò la lettera dii capelan. Copia rii una lettera scritta per il capelan dii capitano zeneral, data a di 21 avoslo, drizala a li fiali dii zeneral, narra li successi de dì 8 fin 21 avoslo. Continuando al solito nel scriver, magnifici et generosi patroni, dico l’ultima mia fo de dì G dii presente a liore 7 do dì al Prodano, a la qual mi riporto. Por questa intenderete, come a dì 7 ditto a bora una de dì fu discoperta l’armada dii Turcho esser levata e tirata fuora zercha mia G, de fato la magnificenza del misier le dar la trombeta e subito le galie e le sue nave al remurchio, e manchi) de una boni tulli fosseno a la vela con quasi bonaza, pur tenendose sempre in mar perchè cussi teneva l’altra, scomenzò a mcler provenza assà rasonevele, do fato levato el vexilo dii crucifisso tutti in arme anilati a poza con tanto animo quanto dir se possa, lati do mia l’armada turchescha rese la volta luzendo a terra e nui driedo, tamen fu volontà di lo eterno Idio, lontani da lo inimicho-zercha mia i, saltò bonaza, di che ogni desiderio rimase debile ma dii tutto Idio sia ringratià. Quando l’armala dii Turcho lontana ulsupra vele non poter esser molesta se messe in mare, e nui a la volta di terra lenendo verso il Prodano per adunarsi lutti insieme, e questo fu a bore 12 di giorno a sol a monte con vento lento; ditta armada ne era driedo zercha mia 4 di subito con ogni zelerò previsione dade le galie al remurchio provislo di star in mar ce rimanessemo al vento si a secho come a le vele su le volte. A dì 8 che fu la matina seguente a l’alba se atro-vassemo lutti uniti per mezzo il Zonchio, e l’armata inimicha quasi per mezo Modon pur sotto vento et ■MCCCCLXXXXIX, SETTEMBRE.