63 MCCCCLXXXXVIII, OTTOBRE. 64 capitano et li contestabili vecchi, e questo per ale-viarse non havendo danari di darli. Li nimici pur dove erano, né niuna altra movesta haveano facto, et che aspetavano li nostri presidii pisani. Item, come in quel zorno era parso sopra la Foze, Cristophoro Gaiardo, con do fuste et do brigantini armati a Livorno, per obviar le nostre fuste non potesseno più ussir et serar la via dii mar. Et è da saper come eri fo balotado in colegio ducati 3141 per mandar a le galie sono a Pisa, per sovention di quelli galioti ; et cussi fono fate lettere di cambio et mandati li ditti denari. Da Milan, di 23. Come de lì era levato una zanza, la qual poi fo verità, che il marchexe di Man-toa era riconzà con il ducila de Milam, et questo per non haver abuto titolo da la Signoria nostra, et non esser sta contentato ; havia mandà il ducha per 1’ o-rator suo Zorzi Brognol che ritornasse a lui, et che il signor Galeazo di Sanseverino era sta contento renontiar il titolo di capitanio ducal acciò lo dagi al ditto : qual il ducha farà ogni partido per reconzarlo con lui. Da Manloa di sier Nicoli) Foscarini provedador, di 24, a hore 5 di note. Come il resto di danari non erano ancor zonti, et il marchexe si dolleva che le provision nostre erano tarde, li provisionati si partivano et che vedea la Signoria esser sferdita, voria ad ogni modo il suo titolo. Et che Febus di Gonzaga era ritornato in corte, et Giorgio Brognolo mandato a Milan per nome di la marchesana. Item, che la cossa dii Vescoado non si fa nulla, et il marchese ne feva gran stima. Et che dii mandar di ditto Brognolo a Milan l’ha saputo per domino Guido da Gonzaga, qual mostra esser fedelissimo nostro. Et de 20 todeschi zonti lì, dicea el suo capetanio vera con 500. Et è da saper come eri domino Antiocho, ora-tor di esso marchexe, vene in colegio a tuor licen-tia di ritornar a Mantoa, qual andoe a Milano. Da Rovere dì sier Nicolò da cha da Pexaro podestà, di 24. Come ancora li demani, doveva vegnir soldati per il marchexe di Mantoa, non erano venuti, perchè il re di romani havia fato uno editto niun suo subdito non vengi a soldo di questo. Di Castelfranco di sier Lodovico Baxadona podestà. Di certi rumori seguiti, e tuor di confini, come apar in ditte lettere. Da Raspo di sier Nicolò da Canal. Di monition mandate a Montana, et come è necessario proveder a quel luogo. Vene Zuam Alberto da la Pigna in colegio, et disse haver di Ferara dii suo signor, come havia scrito a Fiorenza lui voleva esser quello acordaria queste differentie, et che aspettava la risposta, et che il ducha di Milam li havia scritto era contento di farlo judice, etc. Vene Piero di Bibiena, et mostrò una lettera dii magnifico Piero di Medici: come nostri haverano certissimo quel passo di Casentino et potrano andar fin su le porte di Fiorenza. È da saper si ritrovava in questa terra uno domino Davit, alias orator dii signor Ruberto di Sanseverino, qual era per nome dii signor Antonio Maria fo suo fiol, è con senesi, el qual si voleva aconzar con la Signoria nostra, et ogni zorno era driedo li cai dii consejo di X con li qual questo tratava. Et hessendo ozi, a dì 26, pregadi reduto, vene queste lettere : Da Milam di 24. El ducha era partido quel dì per Pavia, tramava più che mai di acordar il marchexe con lui come havia scrito ; era zonto lì Zorzi Brognolo suo orator, et prima unp messo secreto di esso marchexe, et il ducha havia mandà Mar-chexin Stanga a Mantoa con do altri secretarii. Item, erano zonti ivi alcuni citadini di Parma, venuti per obstasi, dubitando di Rossi. Et che il ducha feva tutto il suo poter questa volta, et a Pavia faria 200 ho-mini d’arme. Et che madama di Forlì li havia mandato a dimandar ajuto, e li ha promesso dargelo. Et che quel monsignor conte di San Martin et Filippo di Pietrasancta fono in coloquio col ducha in campagna, come scrisse per avanti, et erano ritornati in Franza. Et che a Pavia il ducha facea conzare i gaiioni, et mandava lettere venute di Franza, abute per la via dii signor Costantino. Di Franza di oratori nostri da Melum, a di 12. Come el reverendo episcopo di Perigu, el sinischal-cho de Beucharo et Opizino Caza erano venuti da lhoro, et li havia dito esso Opizino la majestà dii re havia a caro Pisa fusse messa in le sue man, per poter adatar le cosse di fiorentini, et la Signoria possa atender con soa majestà poi, etc. Et che la matina andono a messa dal re, qual reduto in una capella soli li oratori li disseno queste parole, li erano sta dite. 11 re rispose : « Nui avessemo a caro conzar le cosse di Pisa per adatar fiorentini, acciò si possi atender insieme a l’impresa di Milano, et prometemo non far niuna cossa che non sia di honor di la illustrissima Signoria ». Et essi oratori risposeno ; justificando la nostra Signoria, et che voleano conservar Pisa in libertà, come fe’ re Carlo che la liberò, et l’haveano facto con voluntà dii papa, re di Spagna, re di romani, el signor Lodovico, qualli hora non voleno man-