MCCCCLXXXXVllI, DICEMBRE. 274 zata a Zacharia di Freschi, secretario. Come Foratoi1 di Milan havia abuto letere dii ducila suo, come el signor Antonio Maria di Sanseverino era venuto per acordarsi con la Signoria, et molte cosse zercha questo ; aspectava risposta da Ferara, che di brieve saria qui. In questo zorno fo consejo, et li savii si reduseno in colegio a consultar le cosse di Franza. Fo scrito in campo a sier Piero Marcello mandasse il conto di danari dispensadi, et ordinato a Zuam Filippo colate-ral, era venuto qui, ritornasse a Ravena et mandasse etiam lui li conti ; et fo mandato in campo a Bibiena altri ducati... milia. A dì 29 dezembrio in colegio vene l’orator di Milan, dolendosi che quel domino Erasmo Brascha disse eri parole in colegio che non havia in comis-sion ni dal re di romani ni dal ducha di Milan, et di questo sapeva certissimo ; concludendo el suo signor haver bona voluntà, e si ’1 si potesse saper il vero si vedria il certo, et di brieve spera la Signoria cogno-scerà el bon animo dii signor suo, et che sapendo queste parole havia dito domino Erasmo, soa excelen-tia lo haverà molto a mal, nè li havia dato altra co-missione che di ricomandarlo a la Signoria notificando la sua bona voluntà, et che lui da si havia trascorsa la linea. Et il principe li rispose sapientissimamente. Ancora vene sier Marco Dandolo doctor et ca-valier, nepote, et sier Jacomo Soranzo, zenero di sier Lorenzo Zustignam podestà et capitano di Ravena, . et refudoe per suo nome la podestaria di Ravena pregando fosse aceptà, et electo in loco suo ; et cossi fo stridato et fato el primo consejo, tome» niun non passò, et poi rimase sier Alvise Venier, era sta podestà et capitano a Ruigo, da Santa Lucia, et andoe. Da Ravena di sier Jacomo Venier proveditor, di 27. Come era venuto lì uno Jullo da Rodi capo di squadra dii signor Bortolo d’Alviano con 50 cavali, volea alozamento ; et esser una letera dii dito qual non ha hauta ; ma inimici haver hauto Val Savigna-no locho importante. Item, Marco di Santi esser zon-to li per danari, et non havia scontrà el capitano dii devedo li portava in campo, qual ritornava doman a Rimano. Item, esser restato, come intendeva, l’Alviano a l’Averna con poche zente, manzano carne e beveno aqua, perhù sona amalati ; et inimici haver roto el molino di Chiussi, e nostri dimandavano vi-tuarie ; et inimici haver comandato uno homo per caxa over per fuogo che porti vituarie in lhoro campo per 8 zorni, e questo per vegnir a tuor ditto monte di l’Averna. Item, esso signor Bortolo voi li 113 soi homeni d’arme siano alozati su quel di Ravena, I Diarii di M. Sanuto. — Tom. II. et manda la copia di la letera di questa sustantia li scrisse ditto Julio, da Todi. Da Ravena, dii podestà di 27. In consonanza ut supra di Marco di Santi, et di la venuta di quella zente di l’Alviano, quale erano sta cazate di quel di Urbino per haver hauto comandamento non li alozii, sichè di continue zonzeva zente svalisate, et quella cità esser carga et voi mandar qui soi oratori. Iten}, manda una letera abuta da Jacomazo da Ve-niexia, che non hanno strame ni vituarie. Item, ha da Faenza la risposta di la letera dii signor’Octavian di Manfredi, in risposta di una li havia scrito, data a dì 25, come fa come soldato di la excelsa signoria di Fiorenza e non di Forlì, et se non fosse soldato non faria alcun danno. Item, di novo ha preso 15 caria-zi di domino Ilanibal Bentivoy, che dii campo nostro li mandava a Bologna. Di Jacomazo di Veniexìa de 25 da Fratelli al podestà di Ravena. Come era lì questi condutieri Bentivoy, Carpi et il Bentivoy, et che il Manfron era andato a trovar alozamento ; haveano terminà restar solo con uno cavalo per uno et il resto mandar a li alozamenti. Avisa molte cosse d’importantia, et erano venuti a Castel Delze per trovar vituarie. Italiani da Carpi et lui alozava a Santa Sofìa, loco de’ fiorentini ; temeva pur non haver vituarie, e da poi sono in campo non hanno hauto se non una paga, et da esser roti in fuora non poi star pezo. Lì a Castel Delze era gran quantità di farine, e ne veniva mandate per il magnifico Piero, et voleano far un forzo et portarle a l’Averna con li homeni comandati dii ducha, et fano far pan assai per portarli. Zuam Paulo Manfron si tirava soto Monte Cornaro ad alozar, et nostri de l’Averna potendo haver vituarie si tegryrà. Inimici è inanimati di aver ; l’Alviano ha mandato a far li fanti ad Ascoli e Perosa, non sa quando i saranno ; de quelli erano in 1’ Averna tutti quasi era fuziti, et quelli erano restati, l’Alviano li ha cazati fuori per bisogno di vituarie ; si tien 1’ Averna, Bibiena e Montalone, dove era tornato Carlo Orsini, lochi di là di le alpe ; Chiussi inimici hanno tolto. A Monte Cornaro era Carlo da Voiano, a Pratiego Alvixe Griego contestabile. Item, la badia di Teledo si te-niva ancora per nostri. Conclude siamo venuti a mali termini per caxon di dar più fede a uno che uno altro et per non creder ; dice a li inimici non esser stà fato quello si doveva far, et inimici hora fano a nui. Era stato in campo più voleri ; intende el ducha voler partirsi di Bibiena et il signor Antonio suo fratello lo voi cavar : e perhò lì a Castel Delze havia fato adunar quelli homeni comandati per arila 1