1197 MCCCCLXXXXIX, SETTEMBRE. 1198 non erano levate, ma che omnino doman si, leveria -no, sichè è bon sarà a Codignola. Da Brandizo, di sier Polo Fero caslelan, di 10 et 20. Come era stato uno suo amico li, li à ditto il re à mal animo, à tratato in Otranto, et fa venir 463' sue zente a Gravina, demum a Lece, mia “24 lontan da Brandizo, zoè cavalli 1000; avisa la mala custodia è in ditta forteza, solimi page 33, et dice el go-vernador qual li mandò 4 paesani non li à voluti tuor ; per tanto avisa il lutto a la Signoria acciò provedi, etiam perchè l’amico li ha ditto tal nove a niun altro à voluto dir. Dii dillo, di 20. Come era ritornato quel suo amico, disse esser venuti 150 homini d’arme a Lece et 400 jumenle, el re à mandato de qui intorno, et dice il re di Franza non vera contra Milan, perchè li baroni non voi, et li disse di l’ armata dii Turcho che era in Portolongo, come ave per via di uno zudeo. Da Brexa. I [avendo scripto di sopra le lettere, di do, et perchè più difusamente qui solo le noterò. Come essi rectori scriveno haver lettere di Francesco Stella vicario di Pontevicho, di primo a bore una ili note. Li scrive esser zonto lì domino Jacomo de Sereni in quella bora cittadini cremonese, li ha ditto eri sera a horc 23 tutta Cremona corse a rumor contra il luogotenente et podestà, quali si serono in palazo, et cremonesi hanno preso le chiave di la terra e dimandano San Marcho per suo signor, il cavallo à percosso ditto cittadin ; per tanto hanno mandalo a li provedadori tal nova che in do hore l’averano. Uem, essi rectori posi scripla dicono lia-ver che Alexandria si prese, morie 8000 persone, Piasenza, Pavia et Parma si rese al Triulzi per nome dii re, et in questa hora il Triulzi se ritrova in Milan, et il ducila è fuzito con alquanti de soi con el thesoro suo, et il fradelo Ascanio Cardinal et quello di Sanseverin et quel di Ferrara è serato ne la rocha; et queste nove li ha ditte domino Bernardin da Martinengo et Zuam Catanio, quale per esser ho-meni degni di fede le scriveno. Et hessendo ozi pre-gadi suso, vene lettere da le poste. Da Brexa, di rectori, di do, hore 17. Come mandavano una lettera abuta da sier Francesco Va-laresso castelam di Pontevicho quasi di quella sustan-tia di quella mandoe il vicario questa mattina. Come tutta Cremona è in jubilo ; et mandoe alcuni versi fati in obrobrio dii ducha di Milan, et aspetano la nova di Cremona. Ilem, è zonti 500 spagnoli, aspeta quelli di Urbin ; li qual versi fono lecti in pregadi et sono questi notadi qui solo, et molti ne have la copia. Da Pontevicho, di sier Francesco caslelan, di primo, ai rectori. Come era venuto a lui uno messo di misier Gabriel di Milij primario cittadin cremonese suo amico : li à ditto quella terra esser in remor, et lui haver le chiave di le porte qual tien a nome de la Signoria. Dem, ha come Milan è in arme, hanno amazà misier Antonio di Laminano thesorier, et altri oliciali et camerieri dii ducha, el qual ducha era par-tido da Milan, et che Piasenza era in arme ; sichè advisava tal nove. Da Bergamo, di recioti, di primo. Come per alcuni, partì eri di Milan, et certi frati di San Dome-nego vicentini hanno inteso Milan esser in arme, et il ducha partito et andato verso Como, et tutto Milan chiamava Franza ; et come misier Zuam Jacomo sarà mia 18 propinquo, tutto Milan vi anderà contra et cussi si renderano al re di Franza. È da saper ozi fo divulgato per la terra una zan-za, et facto auctor sier Cristofal Moro è dii consejo di X : come Pistoia, Lucha et Pisa haveano levà le 464 insegne di San Marcho tamen nulla era, tamen la terra parlava. Ilem, per queste bone nove di Milan calò il formento pizoli 24 al ster, pur si stava in expe-talion di mar. Et in questa sera sopra la piaza di San Marcilo, per uno orbo con la lira, a l’improvisa fu cantato vèrso la loza di le cosse di Milan e dii partir dii signor Lodovico. Copia di alcuni versi fati conira el signor Lodovico, mandati a la Signoria per li rectori di Brexa, quali fono keli in pregadi. Sforlia militibus nuper Ludovicus et auro, imperio, socijs, ingenioque potens. Pulsus inops errans aliena per oppida victum quaerit, et est summo trusus ab orbe rota;. Et merito. Fuit in supcros, hominesque superbus, perlidus et nulla non pielade carens. Exilia et ca;des, injusta edicta, rapince liunc miserum e tanto deposuere gradu. Hoc scelus, hanc pestem Insubrum disjecit ab orbe hadriacus Gallo cum comitante leo. Discite qui populos, ditiones tenetis et urbes, humanum vobis conciliare gregem. Justitiam colite et mores servate modestos, rex erit is populi quem tolerabit amor. A di 4 setembrio. In collegio vene domino Ma-chario di Chamerito orator dii ducha di Urbin, ritornato per orator a far qui residentia, presentò lettere dii ducha di sua man propria, di 27 avosto,