31 MCCCCLXX XX Vili, OTTO!) lì E. 32 Bertagna è in praticha. Ilei a, che questo monsignor di Lignì fo fio dii conte di San Polo, che li fo fato tajar la tesla per re Alvixe padre di re Carlo morto. Che Lignì preffato ha de intrada solum ducati 3 ini-lia. Che in Pranza è morti molti da fame, per la cv trusion fata per re Carlo maxime da Paris in qua. Che a la venuta di nostri oratori lì in Pranza, era in la corte do opinion: una che la Signoria non sopor-terebe il re tolessc Milani per non haver vicin questa forte potentia; l’altra diceva de sì perchè, non havendo il re (ioli, nè mai polulo con niuna dona haver, quando ben l’havesse obtenuto il stato di Milani, morendo esso re, la Signoria potrà haver lei quel stato, •come in exempio di monsignor di Àndra-ges di Pisa ete. Che crede il re si habi conzonto coii la raina fo moglie di re Carlo, chiamata madama Anna, a san Zerman vicino a Paris, dove lui Irovù il re e lei el uno altro soli in una camera. Iiein, che sua majestà diceva haver 3000 homini d’arme, zoè 500 in Borgogna a quella impresa, 500 verso Spagna, et 500 con misier Zuan Jacomo di Triulzi in Aste, tome«, non crede sia 3000. Che è amico dii marchese di Monterà e dii signor Constantin, e li manda danari. Et che ’1 ducha di Savoia Philiberto presente tien con il ducha di Milani. Che monsignor di Lignì si racomandava, et cussi il ducha di Lorena et monsignor di Roan al presente Cardinal a la Signoria. Che monsignor di Clarius proVincial et olim amico ìntimo dii re, quandi era giovane andavano a (Ione insieme, è tutto aragonese, et è stà quello ha fatto vegnir in Pranza oratori dii re Federico, et credo adatarà quelle cosse, perchè il re atende più a l’impresa di Milani, dicendo quello ducato li aspetta el non il reame. Clic il re non ha trovà niun dinar di re Girlo, et ha pagà CO milia franchi per le soe exe-quie. Che ’1 non voi poner nove extrusion nel regno ; che le zente d’arme sue si pagava in quatro quartieri, zoè in quatro tempi di 1’ anno ; che tuta la intrada di soa majestà è di Linguadocha e Normandia. Che per la Franza non è danari, et sono poveri, et da Paris fin Italia non core tropo danari. Che la raina, fo moglie di re Carlo, era andata verso la Bertagna, che è di là soa dote; et che la tìa di madama de Angulemo era in praticha maritarsi nel marchexe di Monterà. 12 La venuta del marchese di Mantoa in questa terra. In questo zorno, a dì 12 octubrio, vene il signor Francesco di Gonzaga marchexe di Mantoa in collegio, senza altra compagnia, publice. El principe nostro li andoe contra fino fuora di l’audientia, et ivi falo le debite acoglientie, veneno dentro. Era con lui suo fratello signor Zuanne, domino Luca Cavriano, di natione furiano, suo zenero et favorito, et alcuni altri. El qual marchexe, tochato la man a tutti di collegio, sentato apresso il principe et mandato fuora tutti, si levò suso et butossi ai piedi dii doxe, pregando el volesse lassar dir alquante parole. Fo fato renitentia si levasse; pur vedendo non voleva, disse che ’1 (leva la soa persona, la moglie, figlioli, la terra e tutto il suo stato in le man di la Signoria nostra, dii qual ne feva uno presente, et che alora el moriria contento ; poi si sento et disse : « Serenissimo principe, son andato in reame per il re Ferandino; a Novara contra francesi per el ducha di Milani, el qual mi ha voluto tradir ». Et hora andava a servir questa illustrissima Signoria, et che non desiderava altro che di far cossa che ridondasse honor et utilità a questo stailo, et vorìa haver un paro di feride per suo amor, et che Paulo Vitelli era stato do mexi suo prexon, et che era presto andar dove comanderia la Signoria nostra, et voler far experientia di la fede sua. El principe nostro li rispose sapientissimamente, concludendo tutto era et consisteva in solicitudiue, per il bisogno di Pisa, et che doman l’andasse via et ritornasse a Mantoa, che sier Zorzi Corner cavalier cassier nostro havìa dato ducati 10 milia a li soi, et 3000 per suo fradello signor Zuanne, e mandato danari a Roverè, ordinato provisionati 2000, et fato tutte le provisione. El qual rispose non mancheria in niuna cosa, dicendo la matina vegneria a tuor li-centia, et se partiria. El principe lo acompagnò fino fuora di l’audientia, et mandò insieme.con lui sier Nicolò Foscarini proveditor. Ancora sono mandati da esso marchexe sier Marco Zorzi e sier Hironimo Orio savii a terra ferma, et sier Anzolo Barozi et sier Zorzi Eino, qualli insieme col marchexe et il proveditor nostro dovesseno consultar dove si havesse a far la massa di le zente, e la via dovea far per andar a Pisa. Et vene lettere di Pisa di proveditori nostri di 6 octubrio. Come inimici, dapoi abuto Librafata, erano andati a Santa Maria in Castello, et quella hauta si acampono a pè dìi monte e non sono andati altrove. Et stratioti esser corsi verso San Jacomo, e fono da inimici posti di mezo, e alcuni di lhoro feriti et presi, i qualli fono spogliati et ritornono in campo : chiedevano danari. È da saper come il marchexe di Mantoa, in que-i sii giorni, comproe per zivanza diese miera di zen-