081 MCCCCLXXXXIX, MAGGIO. Corso con uno barzoto ili bole 200 fece una presa, in le parte di Salonichii, ili uno schierazo ile Fogeri-ni, cargo ili orzi, fati con aspri 27 milia la miti ili sier Andrea Oriti, et. l’altra miti di Pantaleo G >resi. Et si ha per lettere di Constantinopoli questo, et lui consolo à fato rechiesta al Cardinal da parte ili la Signoria, che ’1 corsaro sia retenuto lì : à risposto andasse a la justicia di lihodi et non li ha parso andarvi et à protestato : aspeta risposta. Et scrive uno capitolo di nove turchesche vecliie, ili 18 zcner. In questa matina vene in collegio Zuarn Alberto da la Pigna, et il principe li disse quello voleva, et che stana mejo a caxa dii suo signor : risposi- era qui per le cosse di don Ferente, che voria li alzamenti eie. Da poi disnar lo collegio, et io andai conira sier Vicenzo Valier a Liza fusina, veniva di Pisa, et cussi vene. In questo zorno fo compito le noze di sier Bernardo Nani di sier Zorzi fiol di una fiola dii principe in la fia di sier Michiel da Leze ; et la note morite sier Pier Francesco Barbarigo fo dii serenissimo ne-pote dii principe, era di pregadi. A di 5 mazo. In collegio. Si dolse col principe etc. Vene sier Beneto Zustignam, et oferse armar la sua nave di soi danari con liomeni 110, fornita di arti-lane in descritiom di la Signoria nostra, et cussi fo tolta et acetata la oferta ; andoe a nieter banebo, et per F armar di questa, la barza granila non havia liomeni di armar; et fo laudato dal collegio. Ditto sier Beneto Zustignam messe patron Zuam dal Cor-tivo, elium sier Francesco Gradenigo contento armar la sua, come ho scrito ili sopra, et li altri niun volse assentir. Et sora porto vene un’ altra nave di sier Iliro-nimo Grunani, fo ili sier Bernardo, et compagni, di botte G00, con li qual per collegio mi fo ordinato pratichassi di armarla et cussi poi conclusi. Era patron di la ditta nave Andrea di Viviam. Vene l’orator di Napoli, disse haver lettere dii suo re : come laudava la Signoria nostra di haver contenta a la sententia per disidratarsi. El principe rispose: « Dumi ne orator, vedete non volevamo insi-gnorirse di Pisa come si diceva ». Vene sier Lorenzo Zustignam, venuto podestà di Kavena et pro-vedador di campo, et disse diria di le cosse di Ra-vena, et di campo diria poi in pregadi. El era in collegio con lui sier Sigismondo di Cavali, venuto pa-gador, dii qual nulla disse ; era eliam sier Vicenzo Valier venuto da Pisa ; et fo remesso a referir poi, lumen non referite. Or ditto sier Lorenzo disse era stato 17 mexi podestà et capitano ili ltavena et due in campo, havia fato una justicia sola che fe’ squartar uno, el resto dii tempo era pacifico. Quella camera havia d'inlrada ila 8 in U milia ducati, ma non core li danari perchè dava bota dii 30 per 100; li citatimi richi è li daciari, et aricorda che li dacii si voria afilar a contadi, benché saria danno di la Signoria nostra, almeno voria li daciari tiesse el 269 terzo in camera, el era causa li camerlengi per scuo-der le pene di’ è la lhoro utilità, et la Signoria nostra si poi ajutar al bisogno di soi danari, voria dar a li camerlengi 5 per 100 ili denari venisse in camera. Ilem, quella terra è poveri, il più riclio, benché non ne soli che tre citadini hanno 500 dui-ali d’in-trada per uno, el resto di ducali 200 in zerriia. Ilem, era su quel di Ravena do rote, una mio uno c mezo di la terra lontana, l’altra propinquo a Forlì qual leniva per segurtà, et le ha ajutale, pur le aque da-nizava Ravena per essef in mezo ili do fiumi maxime el Monton. Ilem. le mure di la terra erano assai ben conze ; et à una porta va verso il fcrarese, zoò Faenza, Forlì, Lugo et Bagnaeavallo, havia fabricata ili novo, et mostrò il disegno, molto bella ; poi disse li danari havia manizato, è pronti li conti, licei prima elium li mandasse, laudò la fedeltà di quelli di Ravena, quali non voriano taxe, dimandò perdono. Fo laudato dal principe. Di Ferrara, dii vicedumi/w nostro, ili 30 aprii. Come il niiirchexe di Mantoa era venuto lì per Sau Zorzi, et misier Hanibal Bentivoy qual lo visitò et 10 acompagnoe ditto Bentivoy. Esso vicedomino el zorno di San Marco, fu a la colatimi con li citadini et populo. Ilem, el signor Zuane di Gonzaga era lì, vene a visitarlo, el li disse ili la fede havia a la Signoria nostra, et che ’1 signor suo fradel zerchava per ogni via ritornar in gratia di questa Signoria, el non si contenta dii ducila di Mila», el che bessendo a taola con il marcliexe parlava sempre sempre riverentemente ili la Signoria, udeo facea meravejar lutti 11 soi cortesani che straparlavano. Et clic vene lettere dii iludia di Milan a osso marchc.xe, qual lete stelo molto sopra de sì, et lutti si meraveglioe, et rispose subito di sua mano; le qual lettere le recevele lics-sendo pur a taola ; et ha inteso il signor Lodovico à paura di francesi et à mantlà domino Marehexin Stinga al re di romani, con ducali 40 milia. Di! ditto, di 3 mazo. Come el conte Gasparo Fra-eliasso, li havia ditto voria esser con la Signoria nostra, bora che si è partito da Milan, per doi respeli : primo por non haver danari, secondo per rilevar ogni suo favorito più presto; et clic quando la Sii-