1301 Non sier Lunardo Loredan procurator savio dii consejo,......... Non sier Marin Zorzi cl doetor, fo ambasa-dor a Napoli, per il parenti .... Non sier Donienego Trivixan el cavalier, savio dii consejo, per il parentà . . . Noto. A di 13 setembrio per la Signoria in collegio fo dado licentia a sier Silvestro Zen q. sier l’iero, electo podestà a Citadela per queli signori di Sanseverin, potesse andar a la ditta soa podestaria, et cussi lo nota nel nolatorio. Adi 15 septemlirio. In collegio, vene l’orator di Faenza e scusò il suo signor haver fato dal canto suo il dover, eravi a l’impresa suo fradelo domino Zuam Evangelista, et lassò una lettera fusse leda clic il signor li scrive il modo di la baruffa, e .disse mal del signor di Rimano. Vene uno orator dii signor Zuam Sforza di Pe-xaro, chiamato Piero Lodovico Saracini doetor e cavalier, et presentò la lettera di credenza data a Pexaro a dì 6 di man dìi signor medemo, scrive mandar questo suo compagno a dir certe cosse a la Signoria nostra li sia dato fede; poi disse el papa volea il stado dìi suo signor e il legato venuto qui era a questo efecto. Pregava la Signoria nostra lo tolesse in protelion. Li fo risposto per il principe era nostro fio], et la risposta per li savii consejeria. Vene sier Bernardin Loredan e sier Nicolò Dol-fìn venuti sindici intra culfum, et per esser cosse importante fo ditto veiiisseno.da matina, et cussi ve-neno ma non fono alditi perhò. Vene sier Thomà Zen el cavalier electo capitano di le galie grosse, con gran comitiva, et aceplò liben-liasime dicendo era presto di andar. Vene il castelan di Sonzin, domino Banibal An-gusolo piasentino, è homo vecbio, tocbò la man a tutti di collegio, voi esser fatto zentilliomo con suo fratello c non hanno fioli, è lìdelissimo nostro, mostrò li capitoli concessi con li provedadori, mostrò la fede liavia. Fo laudato dal principe, dicendo questa Signoria non è per mancarli, et si faria. D i Brexa, di 14, di reclori. Come Zuam Griego ora zonto lì con li balestrieri a cavalo. lieta, esser zontì do oratori dii marchexe di Mantoa, vanno a Milan da misier Zuam Jacomo, tra li qual è Rozon suo favorito. Ile in, hanno liauto una lettera da M.lan di misier Francesco Bernardin Visconte, sotoscritta vice re, e questo per non vi esser misier Zuam Jaco-mo, li dimanda la trata di chiodi da cavalo è gran quantità, hanno concesso possi trazer una parte. Ilem, 1302 manda una lettera di Zuam di Bulgari capitano di Valchamonica di 12, li avisa come a dì 10 el signor Lodovico si levò da Bormio e le far le spianade per la via di Morbegno con 3000 todeschi acompagnato. Di Zara, di reclori, di 10. Come haveano ricevuto lettere di la vitoria di Milan, haveano fato far leste, et hanno mandato a notifichar al vice barn dì Tellina hanno l’armata turchescha esser andata verso Patras: di la nostra nulla sa. Ilem, intendono Schandcr bassà sta a veder in Bossina quello fa l’ar-mada sua, per poter poi far danno dove li par, et che sotto Lepanto è turchi 40 milia. D i' Ferrara, dii vicedotnino, di 13. Come eri vene nova lì el roy haver auto il casteleto di Zenoa con ducati 4000, età bora misier Baptistim di Cant- ilo Fregoso foraussilo intrerà. Ilem, esser venuto lettere a l’orator di Milan era lì, si debbi partir, el signor ducha è di malavoja, et inteso l’aquisto fato per nostri di Cremona sono rimasti àtoniti, et si dice di qua di Po tutto è della Signoria nostra fin in Romagna, et clic l’episcopo Gladatensc et misier Insoni del Mayno oratori di Lodovico erano qui Io afermò a sto signor, et che ivi erano zonti 3 oratori luehesi di primi, destinati a la Signoria nostra. Ilem, manda certi capitoli che milanesi voleno ote-nir da la majestà dii re di Franza, auti da boti loco, quali soli molta paja dentro, eie. Sum irio di capitoli recidesti per la citt ì di Milan al 504 * cristianissimo re rii Franza, lecli in Milano a la linosa, a d' 5 septembrio, davanti li uledi putridi el pop alo. Primo, la città di Milano, et lutto el stato elio tenea lo Sforza, excepto il stato di Zenoa, jurarà fedeltà et homagio a la regia majestà de esser veri et lìuli et fideli servitori. Ilem, che ditta città e stalo darano quello censo anuale a la sua majestà, et ultra quo lei non se im-paserà de altro. Ilem, che milanesi elegirano da llioro il suo consejo et parlamento nel qual tractarà tulle le cosse del stado, et che quella regia majestà non se ìmpazi, nè innuovi altro. Ilem, che el parlamento preditto imponerano per la città e stato quelle graveze ordinarie el extraordinarie, secondo li parerà, senza che la regia ma -jestà habia a cerchar altro. Ilem, che li milanesi distribuirano li ofìcii et magistrati de Milano et stato, et se alguni de la città o subditi se volesseno gravare o apellare di le sen- MCCCCI.XXXXIX, SETTEMBRE.